Com’è finita Cop15?

Giunge a conclusione ilverticedelle Nazioni Unite sulla biodiversità(Cop15), che si è tenuto aMontréalin Canada, dal 7 al 19 dicembre. L’obiettivo principale è stato quello di invertire la rotta negativa dettata dallo sviluppo industriale odierno che ha intaccato profondamente l’ecosistema, migliorando i target per il 2030 e cercando di rimediare al pesantefallimentodegliAichi targetsprevisti per il 2020, dove nessun obiettivo è stato pienamente raggiunto. Dopo giorni di tensione, stalli nelle trattative – con il rischio dell’ennesimo insuccesso – i delegati diquasi 200 nazionihanno raggiunto un nuovo accordo, ilKunming-Montreal Global Biodiversity Frameworkche stabilisce una nuova serie di obiettivi per questa decade, da realizzare compiutamente entro il 2030. «È davvero un momento che segnerà la storia, come ha fatto l’Accordo di Parigi per il clima», hadichiaratoil ministro canadese dell’ambiente e del cambiamento climatico Steven Guilbeault, mentre il Commissario Ue per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevicius, ha rimarcato che «la natura è la nostra nave. Dobbiamo assicurarci che stia a galla». L’Accordoprevedeilmantenimento, ilmiglioramentoe larestaurazione degli ecosistemi, cercando di fermarel’estinzione di massain corso delle specie animali e vegetali. Inoltre prevede una serie di risorse finanziarie atte aproteggere gli habitat naturalie i loro abitanti, soprattutto le popolazioni indigene a rischio. In totale23 obiettivi da conseguire nei prossimi 8 anni. Entro la fine del decennio il 30% delle terre e delle acque del Pianeta dovranno essereprotette, migliorando nettamente l’azione legislativa dei governi. Sono previsti inoltre 200 miliardi di dollari per il supporto della biodiversità entro il 2030, mentre altri 500 miliardi potranno essere recuperati dalla riforma o cancellazione dei sussidi dannosi dedicati all’industria agroalimentare e a quella delle risorse fossili. A partire dal 2025 saranno destinati circa 20 miliardi ai Paesi più poveri da parte delle nazioni più ricche, con un aumento fino a 30 miliardi dopo il 2030. Infine sono previste una serie di azioni legali per contrastare lo sfruttamento delle risorse naturali, le illegalità presenti nello sviluppo economico attuale, al fine di ridurre l’impronta ecologica e proteggere le minoranze, le comunità indigene e le popolazioni più a rischio. Ma, nonostante le svolte positive e l’eliminazione del controverso puntoNature Positive- che prevedeva la possibilità di attuare attività dannose compensandole con un risarcimento economico – «rimangono ancora diverse scappatoie, un linguaggio debole etempisticheattorno ad azioni chenon sono adeguateper la portata della crisi a cui tutti stiamo assistendo e, cosa importante, potrebbero non sommarsi per raggiungere questo obiettivo globale condiviso», haammonitoMarco Lambertini, leader delWorldwide Fund for Nature. Rimane inoltre problematico l’atteggiamento degliStati Unitiche, come nazione, non ha mai ratificato laConvenzione sulla diversità biologicadel 1992 e il cui Governo harecitatoun ruolo minore a Cop15, mentre il premier canadese Justin Trudeau ha esortato le grandi nazioni come Russia, Canada, Cina, Usa e Brasile a fare tutto il possibile per realizzare gli obiettivi proposti entro il2030.