L’immigrazione non è più una priorità

L’immigrazione non è più una priorità

 

Gli immigrati non fanno più notiziae la politica li usa sempre meno come strumento di propaganda. A dirlo è ilX rapporto Carta di Roma 2013-2022 Notizie dal fronte, che ha monitorato lapresenza di news a tema sui media, scoprendo come nell’ultimo decennio si sia registrato uncalo a dir poco drastico. Da gennaio a ottobre 2022, nei telegiornalidel prime time delle reti generaliste Rai, Mediaset e La7, sono state rilevate1.310 notizie in merito, – 14% rispetto ai primi 10 mesi del 2021 e il livello minimo più basso dopo il 2014. Lamaggiore coperturasi è verificatanel 2018 e 2019,gli anni diMatteo SalviniMinistro dell’Interno, dei porti chiusi e dell’immigrazioneusata come sinonimo di delinquenza. Una narrazione che, non a caso, ha coinciso con l’aumento dellapercezione di insicurezzanelle persone, scollegata dall’effettiva portata dei flussi migratori ma conseguente, invece, alla narrazione mediatica e politica del periodo. Nel biennio2020-22si è assistito invece a uncalo drasticodell’attenzione causato prima dallapandemia, poi dal conflitto inUcraina, che hanno monopolizzato per lunghi periodi Tg e giornali. Nell’anno in corso sono 563 gli articoli sulle prime pagine dei quotidianidedicate al tema immigrazione,il dato più basso degli ultimi 8 annie il 17% in meno rispetto al 2021. Di questi,solo il 3% dei titoli ha avuto toni allarmisticie la conseguenza è che attualmente solo il 7% della popolazione considera l’immigrazione un’emergenza. Forse anche a causa di questa evidente inversione di tendenza, c’è una notizia di cui si parla pochissimo, e che di fatto notizia quasi non è: il nuovoDecreto flussiche dovrebbe essere varato dopo le festività. Se da un lato la premierGiorgia Meloni, insieme al ministro dell’InternoMatteo Piantedosie a quello delle infrastruttureMatteo Salvinicontinua ad annunciare, seppur con minore enfasi, imminenti giri di vite, dall’altroil Governo si appresta a consentire l’arrivo di 80.155 lavoratori extracomunitari, di cui 48.300 stagionali. Numeri non certo contenuti,ben più alti di quelli dello scorso Decreto Flussi a firma Mario Draghiche aprì le porte a 69.7000 persone, e di molti dei precedenti. La misura più imponente è datata 2007, con 170.000 ingressi, e da allora la curva è sempre stata discendente, salvo poi salire di nuovo con Draghi e ancora con Meloni. L’incrementorisponde alla richiesta del mercato del lavoroanche se non sembra soddisfarla a pieno, visto che imprenditori, associazioni ed enti del turismo, insieme a molti governatori regionali tra i qualiLuca Zaiain Veneto, chiedono sforzi ulteriori. A farlo, alcuni mesi fa, è stato anche l’ex ministro del Turismo,Massimo Garavaglia, sempre in forzaLega, dimostrando ancora una volta come anche parte della destra stia facendo una notevole giravolta sull’immigrazione, smettendo di trattarla come fenomeno negativo e riconoscendo non solo che i lavoratori proveniente da altri Paesi siano essenziali per la sopravvivenza delle attività produttive, ma anche che il proprio elettorato sia pronto a ricevere questa informazione senza scossoni o cambi di fede politica. Lo dimostra anche l’ultima campagna elettorale, conGiorgia Meloniche ha accarezzato solo in parte il tema, preferendo di gran lunga dare spazio a istanze divenute in questi mesi identitarie, come il ritorno del contante e l’abolizione del reddito di cittadinanza. Quest’ultimo è tra gli obiettivi primari, al punto chesi è cercato di inserirlo anche nel Decreto Flussi, che allo stato attuale rimane l’unica o quasi via per entrare in Italia legalmente, anche se accedervi è difficilissimo e le trafile sono tutt’altro che semplici. Parte della celebre e criticatissimalegge Bossi-fini, prevede infatti chei datori di lavoro facciano richiesta di manodopera straniera, e dopo opportune verifiche questure, prefetture e ispettorati decidano se un lavoratore possa entrare in Italia. Questo nella teoria, la pratica è molto diversa perché raramente si riescono a individuare potenziali lavoratori all’estero enella maggior parte dei casi il Decreto Flussi è usato per mettere in regolapersone già sul territorio. Passaggio anch’esso non immediato visto che la sanatoria 2020 che avrebbe dovuto regolarizzare 220.000 lavoratori stranieri nel nostro Paese, in due anni ha rilasciato solo 83.000 permessi di soggiorno, pari al 37,7% del totale. Nonostante queste premesse poco incoraggianti, pare chePiantedosi volesseintrodurrenel prossimo decreto Flussi un ulteriore elemento di difficoltà, ovveroche i datori di lavoro fossero obbligatia verificare prima la disponibilità all’impiego di un percettore del Reddito di cittadinanza occupabile. Di fronte alle tempistiche strette si è desistito, mantenendo solo la verifica preventiva, tramite i centri per l’impiego, dell’indisponibilità di un lavoratore italiano. Sempre al Ministro non sarebbe dispiaciuto darepriorità ai Paesi maggiormente impegnati alla lotta all’immigrazione irregolare, e quindi dai rimpatri facili, piuttosto che a quelli che possono fornire lavoratori più “idonei”. Così facendo però, a beneficiarne non sarebbe certo stata la produttività, e proprio per questo nella bozza non v’è traccia di queste eventuali modifiche, ma solo del vincolo di ingressi ai 32 Paesi che hanno sottoscritto accordi di cooperazione in materia migratoria con l’Italia, esattamente come previsto dal decreto Draghi.