Fonti fossili: nel 2021 l’Italia ha speso 41,8 miliardi

Fonti fossili: nel 2021 l’Italia ha speso 41,8 miliardi

 

Nel 2021 l’Italia ha speso41,8 imiliardi di euroin attività, opere e progetti connessi direttamente e indirettamente allefonti fossili. Si tratta di un incremento del 21% pari a7,2 miliardi in piùrispetto all’anno precedente. È quanto rilevaLegambientenelreportStop ai sussidi ambientalmente dannosipresentato il 29 novembre in occasione delXV Forum QualEnergia. A ricevere il maggior numero disussidi ambientalmente dannosi(Sad) è stato ilsettore energeticocon 12,2 miliardi di euro, seguito con uno scarto minimo daitrasporti(12,2), quindi le risorse sono andati aedilizia, prima per valore complessivo dei fondi (12,5),agricoltura(3,3) e da ultimi canoni, concessioni e rifiuti (1,4). Sul totale di 41,8 miliardi di euro, spiega il rapporto,13,4 sono riconducibili asussidi diretti alle fonti fossili, mentre circa 28,4 miliardi sono disussidi indiretti, ovvero voci di spesa che finanziano il consumo di fonti fossili impedendo l’innovazione del settore. Un numerodestinato ad aumentare anche nel 2022, sostieneLegambiente, per gli effetti delCapacityMarket,con oltre 1 miliardo di euro all’anno per 15 anni, a cui si aggiungono 30 milioni all’anno dal 2024 al 2043 per un totale di 570 milioni dedicati airigassificatoridiPiombinoe Ravenna. “Dal 2011 al 2021, l’Italia ha continuato a foraggiare sempre di più le fonti fossili, passando in questi 10 anni da 9,1 a 41,8 mld di euro, spendendo in totale 213,9 miliardi di euro destinati, direttamente o indirettamente, al settore Oil&Gas che hanno impedito lo sviluppo di almeno 13 GW/anno di fonti rinnovabili, in grado di produrre 19 TWh/anno di energia elettrica, ovvero circa il 6% del fabbisogno elettrico nazionale”, afferma Legambiente. “Numeri che, in 11 anni – aggiunge l’associazione ambientalista – avrebbero già traghettato l’Italia all’obiettivo del 100% elettricoda fonti rinnovabili, permettendo al Paese unrisparmio di consumo di gasdi 4 miliardi di metri cubi all’anno, arrivando a 44 miliardi di metri cubi complessivi dopo 11 anni, pari al 59,4% dei consumi nazionali di gas”. «Il nostro Paese continua ad andare nelladirezione sbagliata, scegliendo come soluzione l’utilizzo sempre maggiore delle fonti fossili da altri Paesi grazie ai gasdotti e ai rigassificatori e puntando sulle nuove estrazioni di gas dai fondali marini. Da questo punto di vistail governo Meloni sta dimostrando una continuità con l’esecutivo Draghiche non condividiamo», dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale diLegambiente. Per questo l’associazione ha presentato un pacchetto di7 proposteindirizzate al governo Meloni e al Ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin chiedendo che nellaLegge di bilancioin discussione venga prevista la rimodulazione e cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030. Dei 41,8 miliardi di euro investiti in Sad, sottolineaLegambiente,14,8 miliardi sono eliminabili entro il 2025cancellando, a esempio,i sussidi previsti per letrivellazionie i fondi per la ricerca su gas, carbone e petrolio,così come le agevolazioni fiscali per leauto aziendali, il diverso trattamento fiscale tra benzina, gasolio, Gpl e metano, il Capacity Market per lecentrali a gase l’accesso all’Eco-bonus per le caldaie a gas. «Per uscire dalla dipendenza dall’estero bisognaaccelerare sulla diffusione dellecomunità energetichee realizzare tanti grandi impianti a fonti rinnovabili, da quelli eolici a mare a quelli a terra, passando per l’agrivoltaico», aggiunge Ciafani. «Dopo il condivisibile raddoppio del numero dei membri dellacommissione Via-Vas(commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale,ndr.) sul Pnrr ottenuto dal ministro Gilberto Pichetto Fratin è ora fondamentalecostringere le Regioni a potenziare i loro uffici preposti alle autorizzazioni– conclude –Si può decarbonizzare l’economia italianarimodulando ed eliminando i sussidi alle fonti fossili e la Legge di bilancio può essere già la prima occasione per farlo. Il Governo non perda questa importante occasione».