Addio Hebe de Bonafini, leader delle Madres de Plaza de Mayo

Si invoca spesso ultimamente l’urgenza ditornare a scendere in piazzaper rivendicare l’inviolabilità deidiritti socialiecivili. Piazze dalle quali le persone si sono sempre più allontanate ma che per secoli sono state il teatro di chi nellademocraziae nellalibertàvedeva le uniche vie possibili. Come leMadres de Plaza de Mayo, un famosomovimento femminilecostituitosi negli anni Settanta, la cuipresidente Hebe de Bonafini si è spenta nelle scorse ore all’età di 93 anni. Sulle spalle delle esponenti di questa associazione è gravato quasi interamente il peso di far conoscere al mondo una dellepagine più buie della storia recente: ilsequestro e l’uccisione di migliaia di migliaia oppositori al regime militare del generale Jorge Videla, avvenute inArgentina tra il 1976 e il 1983. Per lo piùgiovani, le vittime appartenevano a gruppi marxisti o peronisti e all’ambiente culturale, politico, sociale, sindacale e universitario. Li hanno chiamatidesaparecidosma in realtà quei ragazzi fatti sparire dalle forze armate dell’epoca non sono mai svaniti dalla memoria delle loromadri, che per anni ogni giovedì si sono riunite in Plaza de Mayoper denunciare quanto accaduto e chiedere indagini serie. A guidarle, proprio Hebe de Bonafini, la cuimorte avvenuta in un ospedale di La Plata(Buenos Aires) a causa di una malattia cronica è stata data pubblicamente dallavice presidentedel Paese sudamericano e sua amica personale,Cristina Fernández de Kirchner, che su Twitter ha scritto: «Carissima Hebe, Madre di Plaza de Mayo, simbolo mondiale della lotta per i diritti umani, orgoglio dell’Argentina. Dio ti ha chiamato nel giorno della sovranità nazionale…non deve essere un caso. Semplicemente grazie ehasta siempre». Nata il 4 dicembre del 1928, è stata ilsimbolo della lottanon solo per le numerosissime madri che un giorno hanno visto i loro figli uscire di case e non farvi più ritorno, ma per la difesa dei diritti civili e sociali in Argentina. Ilcordoglioin patria è per questounanime, nonostante nella sua lunga vita non si sia fatta mancaredichiarazioni controverse e posizionidefinite a più riprese estremiste esovversive, ma ampiamente giustificate da un vissuto personale divenuto politico, che ha scosso le menti di chiunque si sia avvicinato alla storia dei desaparecidos, sacrificati in nome di quella che è stata definitaGuerra sucia,guerra sporca. Sarebbero stateoltre 30.000 le persone scomparse, anche se i numeri potrebbero essere molti di più, nel corso di un’escalation di violenza che toccò il picco tra il 1976 e il 1979 con il così detto “Processo di riorganizzazione nazionale”, capeggiato daVidelae dai suoi successori Roberto Eduardo Viola, Leopoldo Galtieri e Reynaldo Bignone, per mano delle forze armate e della polizia federale. In quella strage silenziosaHebe de Bonafini perse due figli, Jorge Omar e Raúl Alfredo, e una nuora, e forse per provare a lenire in parte il dolore, nel 1977 contribuì alla fondazione delle Madres de Plaza de Mayo, caratterizzate oltre che dalla costanza di scendere in piazza ogni settimana per lerondas, dalla presenza sulle loro teste delpañuelo, unfazzoletto bianco divenuto anch’esso simbolo della rivendicazionedi giustizia e libertà. Richiesta mai esaurita ma che non ha scalfito la voglia di Hebe de Bonafini di battersi per un mondo più giusto, portata avanti fino agli ultimi istanti di vita. Dopo la fine della dittatura con la deposizione di Vileda, avvenuta nel 1983, ha infatti continuato la sua lotta,sfidandoanche in democraziai governi,come quello di Carlos Menem,che hanno tentato di minimizzare le colpedel generale e degli altri responsabili di sparizioni e omicidi. A quelle vicende e ai fatti relativi al processo al dittatore e ai vertici delle forze armate del periodo è dedicato il film presentato all’ultimo Festival del cinema di Venezia,Argentina 1985. Anche a causa delle sue posizioni giudicate da alcune componenti dell’associazione troppo forti, le Madres de Plaza de Mayo si sono negli anni scisse in due gruppi distinti, ponendo a capo di quello più radicale proprio Hebe de Bonafini. DallaCasa Rosada, sede del governo argentino, il presidente Alberto Fernandez si è detto profondamente addolorato per la morte dell’attivista e ha proclamato tre giorni di lutto nazionale, rendendo così istituzionale il dolore dei tantissimi cittadini che in queste ore stanno manifestando il loro cordoglio online ma anche in quelle piazze tanto care a Hebe.