Cop27: la cura per il Pianeta malato è ancora lontana

Immaginiamola così:la Terra si è ammalata di crisi climaticae i popoli del mondo, riuniti alla Cop27, per ora hanno deciso di curarla con antidolorifici (fondo perdite e danni) anziché un vaccino (lotta concreta alle emissioni). La difficoltà di stabilire “come è andata questa Cop27?” sta tutta dal punto di vista con cui la si osserva. Sappiamo bene che il mondo è diviso economicamente mentre la salute del Pianeta, in cui tutto è connesso, ha lo stesso tragico problema del surriscaldamento. Se dunque osserviamo i risultati finali dellaConferenza delle parti sul clima di Sharm El-Sheikhindossando gli occhiali del futuro del Pianeta, allora c’è poco da festeggiare:si è mantenuto l’impegno di contenere le temperature entro +1,5 gradi (che comunque probabilmente sforeremo) male azioni intraprese per abbassare le emissioni sono insufficienti. I Paesi economicamente più sviluppatinon hanno infatti preso un impegno concretoper uscire davvero dall’era dei combustibili fossili, dall’oil and gasper intenderci. Anzi, quelli ospitanti come l’Egitto hanno perfinoguadagnato nuovi contratti e assicurazioni di poter ancora sfruttare il gas. Se però guardiamo alle conclusioni della Cop27 indossando i panni dei paesi più poveri e vulnerabili – conclusioni arrivate in ritardo dopo giorni e notti di drammatici negoziati – allorac’è una lieve speranza: il fatto che sia stato raggiunto un primo accordo per inserire negli impegni la questioneloss and damage, un fondo per risarcire i Paesi meno abbienti e martoriati dalla crisi del clima, è uno spartiacque, un riconoscimento concreto delle differenze, dell’impatto delle emissioni, della necessità di aiuti. Un primo passo di qualcosa che appare ancora lontano mentre il tempo stringe. Loss and damage Per la prima volta infatti l’assemblea plenaria ha deciso per l’istituzione di un fondo per i ristori delle perdite e dei danni del cambiamento climatico. Non era scontato: la pressione degli attivisti e dei leader dei Paesi meno abbienti ha portato a casa questo successo su cui si è giocata buona parte della conferenza. Non sono state definite ancora questioni chiare su“chi paga e chi riceve”, ma si è dato il via al processo che passerà per l’istituzione di un Comitato transitorio il quale dovrà preparare unprogetto da presentare alla prossima Cop28nel 2023 per l’avvio operativo del fondo. Interessante è notare che la maggioranza dei membri di questo Comitato(14 su 24) saranno rappresentati di Paesi insulari e africani, tra quelli più concretamente oggi impattati dalla crisi. In questa fase transitoria hanno la chance di arrivare a proporre, alla prossima Cop28 a Dubai, uno strumento fattibile per far funzionare il fondo su perdite e danni. Non è cosa da poco, dato che finora non si era mai affrontata la questione, ma per avere concrete speranze servirebbero posizioni più nette (anche economicamente) delle grandi potenze, come laCina. Dalla battaglia sulloss and damagesono poi nate nuove valutazioni ed esigenze che saranno oggetto già il prossimo anno di possibili rivoluzioni: la più importante è la necessità di rivedere e ridiscutere – forse dalla prossima primavera – ilruolo dellaBanca Mondiale e del Fondo Monetario internazionale, con la possibilità che si dia il via alla riforma del sistema finanziario globale per mobilitare fondi e volumi necessari al clima. Interessante sarà capire come si svilupperà la propostaAlleanza Bridgetownavanzata dalle Barbados di Mia Mottley, appoggiata dalla Francia. Chiave è anche un altro concetto: in questo contesto rientrerà sempre di più anche la questione deimigranti climaticiche, avvertono i paesi più colpiti, di questo passo potrebbero diventare1 miliardo entro metà secolo. Mitigazione Se ci sono stati passi avanti per mantenere i pilastri dell’Accordo di Parigi, altri sono stati fattiindietro sulla “mitigazione”, impegni e azioni per ridurre le emissioni climalteranti. Sappiamo che le emissioni legate ai combustibili fossili sono la prima fonte del surriscaldamento della Terra: eppure non si è arrivati a definire l’addio concreto a questa fonte inquinante. A perdere è dunque il futuro del Pianeta, mentre a vincere è il presente: le pressioni legate alla crisi energetica e i conflittinon hanno permesso un road map chiara per liberarci dal fossilee al contrario hanno rimarcato l’intenzione di voler puntare a esempio sul gas come energia di transizione, agevolando ancora accordi economici fra grandi potenze e a esempio Africa (vedi Egitto), tutte basate sul gas. Sì, si è parlato e inserito anche un passaggio relativo alle energie rinnovabili, ma appare poca cosa rispetto a quanto sarebbe servito per una rivoluzione basata sull’energia pulita, mentre per ora ci limitiamo a rimarcare solo una idea di futuro con “energie a basse emissioni”. Preoccupa poi il fatto che non ci siano stati passi avanti rispetto al vertice scozzese dello scorso anno:si continua a parlare diphase downdal carbone senza però definire ilphase out Finanza Sebbene sia avanzata l’idea di un fondoloss and damage, sui famosi finanziamenti da 100 miliardi di dollari l’anno (dai Paesi più ricchi a quelli più colpiti) necessari per aiutare gli stati vulnerabilinemmeno alla Cop27 sono arrivate certezze. Sì, alcuni singoli Stati hanno fatto promesse di risorse “milionarie”, ma si è ancora lontanissimi da quanto servirebbe: almeno 4.000 miliardi di dollari per tentare – anche con adeguamenti tecnologici – di restare in linea verso le zero emissioni nel 2050. Miliardi che, propongono delegazioni di paesi meno abbienti, potrebbero iniziare ad arrivare se solo si cominciassero a tassare gli extraprofitti (ad esempio del 10%) delle aziende dioil and gasnel mondo. Ipotesi che non rientra minimamente nell’accordo dopo quasi 2 settimane in cui i padiglioni di Sharm El-Sheikh, per paradosso,hanno invece visto la presenza di oltre 600 lobbisti dell’oil and gas, il 25% in piùrispetto alla conferenza del 2021 a Glasgow. Anche in questa chiave, o perlomeno in quella della finanza necessaria per stabilire fondi, ci si aspettavano risposte dai vari piani nazionali dei Paesi (NDC): soltanto 33 su 200 sono però stati presentati, rimandando ancora una volta “al futuro” Italia In tutto questoche partita ha giocato l’Italia? Di sicuroin panchina (o forse tribuna), dal punto di vista di proposte, decisioni o impegno. L’Italia dei vertici di governosi è messa in coda all’Ue, senza mai giocare davvero (a differenza di Francia, Germania o altri), ma semplicementefacendo presenza: la toccata e fuga di Giorgia Meloni dopo il bilaterale con Al-Sisi per parlare anche di accordi commerciali, oppure le poche ore passate a Cop del ministro dell’Ambiente e la sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin sono apparse come un segnale di distanza all’interno degli sforzi necessari per la lotta al surriscaldamento. Va detto però che è comprensibile, visto il nuovo ruolo assunto da sole poche settimane, una certa “lontananza” per esempio da parte del ministro. Di positivo si registra comunque l’istituzione delFondo italiano per il clima(840 milioni all’anno per 5 anni), il ruolo attento e costante dell’inviato speciale per il clima, Alessandro Modiano, e lo sforzo con cui think tank, associazioni o delegati vari hanno affrontato con costanza e determinazione le trattative della Cop27 (su tuttiEccoeItalian Climate Network) Biodiversità Infine, se da una parte ci sono stati applausi e persino grida di gioia per l’intervento del neo presidente del BrasileLulache ha promesso di difendere in ogni modo le foreste dell’Amazzonia, dall’altra sulla crisi dellabiodiversitàe della natura nel testo finale della Cop27mancano purtroppo specifici riferimenti su come affrontarla. La speranza è che arrivino indicazioni precise e vincolanti daCop15 di Montréaldei prossimi giorni, dedicata alla biodiversità: senza paletti chiari per proteggere, conservare, ripristinare e utilizzare in maniera consapevole natura e ecosistemi naturali, il futuro sarà sempre più nero. Gli antidolorifici potrebbero distrarci per un po’ dal problema, ma poi senza cura reale per la febbre del Pianeta rischieremo di accorgerci all’improvviso chesarà davvero troppo tardi.