Thin is in: la magrezza va (ancora) di moda. Purtroppo

Thin is in: la magrezza va (ancora) di moda. Purtroppo

 

Ce lo hanno detto in modo inequivocabile, prima di ogni altra cosa, gli scatti su Instagram, le passerelle, le riviste di moda e gli eventi del jet set, pionieri nell’individuare, dettare e diffondere i trend. Ce lo ha detto la silhouette giunonica (e imitatissima, anche al prezzo di costosi e dolori interventi di chirurgia estetica) di Kim Kardashian, che si è via viaassottigliata a suon di dieteche faremmo prima a definire “fame”. Ce lo dice il proliferare di pagine pro-ama e pro-mia su TikTok. Ce lo dicono, in maniera ancor più urgente, tutte le statistiche sulla crescita – troppo veloce – deidisturbi del comportamento alimentare(DCA), soprattutto tra ə giovani. La magrezza è tornata di moda(ma in fondo era mai andata via?). E questo non è un bene. Che fossimo pronti o meno (non lo eravamo), la moda del 2000 sta tornando alla ribalta. Con lei, tornanoi jeans a vita bassissimache avevamo felicemente abbandonato in fondo all’armadio. Quei jeans che, ricorda mestamente Eva Wiseman sulGuardian, assieme alle baby tees “hanno contribuito a ispirare in noi l’idea che non era che questi vestiti non si adattassero ai nostri corpi,erano i nostri corpi che non si adattavanoa questi vestiti”. Ma l’abbigliamento che richiede un BMI ridottissimo non è l’unico trend del vecchio millennio a tornare in voga portando con sé modelli di fisicità tossica: le ricerche di “heroin chic body” – ripescato dagli anni ’90 – continuano a crescere su TikTok, assieme a molto più insidiosi hashtag come il cliccatissimo trionfo delthinspiration#whatieatinaday. Spoiler: spesso in questi video di cose mangiate nell’arco di 24 ore ce ne sono molto molto poche. A essere ben più preoccupante, però, è la crescita diprofili pro-anoressia e pro-bulimia(in gergo pro-ama e pro-mia) – in cui giovani e giovanissimə affettə da DCA si scambiano opinioni, pareri e consigli su quelle che sono a tutti gli effetti patologie ma che vengonovissute in modo aspirazionale– che credevamo (speravamo) fossero spariti nei meandri più reconditi del web e invece riappaiono nel social più diffuso nella fascia d’età più a rischio, quella dellə adolescenti. Thin is in, ci dicono le riviste di moda. Quello che non ci dicono, è che dovremmo averne paura. Idati, infatti, registrano unpreoccupante aumento dei casi di persone affette da disturbi del comportamento alimentare: secondo l’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, i primi sei mesi del 2020 – complice anche l’effetto della pandemia – hanno registrato addirittura un+40% rispetto al 2019. Inquietante è anche il progressivo abbassamento della cosiddetta “età di esordio”: “il 30% della popolazione ammalata èsotto i 14 anni”, con una diffusione in crescita nella popolazione maschile (nella fascia tra i 12 e 17 anni comprende il 10%). Con la pandemia, dice l’Istat,1 bambinə su 10ha presentato sintomi di disturbi alimentari. Ma il ritorno alla nuova normalità post-emergenza non ha migliorato la situazione, anzi: anche i dati dellaSinpia – Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, continuano a registrare la crescita della diffusione dei DCA. I ricoveri in ospedale per cause legate ai disturbi del comportamento alimentare, infatti, sonotriplicati tra il 2019 e il 2021, con un trend in ulteriore aumento nei primi mesi del 2022 e un’età di esordio di queste patologie che è scesa a 11-13 anni. Come ha spiegato aVanity FairLeonardo Mendolicchio, psichiatra specializzato nella cura dei disturbi alimentari e Direttore del Reparto Riabilitazione DCA dell’Auxologico Piancavallo, quella dei posti letto per i disturbi alimentari è unavera e propria emergenza sanitaria. Dei quasi 700 milioni di persone affette da DCA nel mondo,3,5 sono in Italia, il 70% dei quali sono adolescenti; nel nostro paese, l’anoressia èla seconda causa di morte tra i 12 e i 25 anni, dopo gliincidenti stradali. Anoressia e bulimia causano circa 4.000 morti all’anno solo in Italia: più di 10 al giorno.