Mini-bus, maxi sostenibilità

Mini-bus, maxi sostenibilità

 

Se sei statə a Roma o a Firenze negli ultimi anni, ci sono buone probabilità che tu li abbia incontrati: sono iminibus elettriciTecnobus, che assicurano la mobilità sostenibile in quasi 50 città europee. Dopo uno stop alla produzione, ora sono pronti per tornare a viaggiare. In modalità full electric, ovviamente. Prodotti nel cuore della Ciociaria, questi piccolissimi autobus Made in Frosinone misurano 5,2 metri – non molto di più di un grosso Suv – ma possonoospitare fino a 30 persone. L’alimentazione elettrica e le piccole dimensioni ne fanno il mezzo più adatto alla circolazione nei vicoli dei centri storici. Il debutto di questi rivoluzionari minibus, però, è stato molto più glamour. Soprattutto, è stato pionieristico,in un’epoca in cui il diesel era il motore del momento e in cui parlare di “elettrico” sembrava ancora un miraggio. Il primo progetto, infatti, risale al1987,quando fu realizzato un mezzo di trasporto più piccolo per il Forte Village in Sardegna che, secondo l’azienda, è ancora in funzione. La prima città a vederne le potenzialità per gestire il traffico cittadino è stata inveceFirenze,che li ha adottati giànel 1994. L’hanno seguita Roma e diverse città in giro per il mondo, non solo in Spagna, Germania, Inghilterra e Portogallo ma anche Canada e Taiwan. Una storia di successi che, però, si è interrottadurante gli anni Duemila, fino allo stop del 2019. Oggi, però,la storia diTecnobusriparte daGulliver, il minibus che è già pronto per tornare in strada. Ad avviare il nuovo corso della mobilità elettrica 4.0 targata Frosinone è stato Paolo Marini, general manager di Icap, il gruppo che nel 2021 ha acquistatoTecnobusper rilanciarla. «Ci avevano detto che sarebbero stati necessari un paio d’anni per ricertificare tutto e tornare operativi: abbiamo impiegato solo 8 mesi. E lo dobbiamo allo spirito di corpo del nostro personale. Sono tornati tutti, comportandosi come se la fabbrica fosse la loro. Non finirò mai di ringraziarli» ha spiegato Marini in occasione della cerimonia di pre-apertura. Ora è tempo diguardare al futuro, non solo in termini commerciali – il piano di sviluppo prevede l’assunzione di 150 persone perprodurre 250 mezzi l’anno in 5 anni– ma anche di sostenibilità. L’obiettivo è inserirsi nella transizione ecologica in corso, anche grazie a undialogo con le università: «nel nostro territorio ci sono diversi poli universitari di spessore, come l’università degli studi di Roma, La Sapienza, e l’Università degli studi di Cassino. L’idea è quella di aprire un laboratorio che si interessi alla mobilità e che coinvolga anche la Regione Lazio». Una spinta arriverà anche dalPnnr, mala domanda c’è, le difficoltà stanno nell’individuare le giuste competenze e professionalità per poterrispondere alle esigenze del mercato: «Stimiamo che grazie alla spinta del Pnrr si possa arrivare a un mercato di 500 mezzi all’anno. Una volta esaurita la spinta del Pnrr ci si attesterà sui 250 mezzi. Scommettiamo sulla sensibilità delle amministrazioni pubbliche: se ogni Comune si dotasse di un solo bus elettrico questo Paese abbatterebbe in modo sensibile le polveri sottili che lo soffocano. C’è tanto lavoro da fare. Rispetto alla domanda c’è poca capacità produttiva. La sfida si gioca su questo passaggio».