Quando fuannunciatoche la Coca-Cola avrebbe sponsorizzato laCop27, molti stentarono a trovare punti di contatto tra le due realtà a eccezione delle prime due lettere del nome. Ora l’ultimorapportodelGlobal Commitment, che riunisce oltre 500 organizzazioni sotto la guida dellaEllen MacArthur Foundationin collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Unep), sembra avvalorare le posizioni più scettiche sull’operazione. Nonostante il packaging in plastica riutilizzabile, riciclabile o compostabile abbia raggiunto il 99,9% (+0,9%), la multinazionale produttrice della bevanda analcolicapiù venduta al mondo, dal 2019 al 2021 haaumentato del 3% l’uso della plastica vergine, alimentando i dubbi sulla sua capacità di ridurre la plastica di nuova produzione. Un quadro che riguarda anche la concorrentePepsiCoe altre aziende prese in esame. “Per il secondo anno consecutivo, marchi e rivenditori hanno registrato un leggero calo della percentuale di imballaggi in plastica riutilizzabili, passando dall’1,5% nel 2019, all’1,3% nel 2020, all’1,2% nel 2021”, si apprende dall’analisi, per la quale “sia i progressi che l’ambizione sul riutilizzo rimangono limitati”. Dal canto suo Coca-Cola ha replicato alFinancial Timesdi impegnarsi “a fare di più, più velocemente, in modo da far crescere la nostra attività nel modo giusto. Siamo concentrati su un’azione continua attraverso i nostriobiettivi, incluso renderericiclabile il 100% dei nostri imballaggia livello globaleentro il 2025e utilizzare almeno il50% di materiali riciclati nei nostri imballaggi entro il 2030”. L’azienda ha poi aggiunto che il suo “sostegno aCop27 è in linea con il nostro obiettivobasato sulla scienza di ridurre le emissioni di carbonio assolute del 25% entro il 2030 e con la nostra ambizione di zero emissioni nette di carbonio entro il 2050”. Nelreportrelativo al 2021 delWorld Without Waste(Un mondo senza rifiuti), il piano di sostenibilità lanciato da Coca-Cola nel 2018, l’azienda si pone come obiettivi anche quelli di ridurre l’uso di plastica vergine derivata dafonti nonrinnovabilidi 3 milioni di tonnellate entro il 2025. Attualmente la percentuale di packaging riciclabile si attesta al 90%, mentre a essere riciclato è il 23% di tutti i materiali utilizzati per gli imballaggi e il13,6% per quanto riguarda il Pet, ovvero le bottigliette in plastica. A febbraio di quest’anno, inoltre, la compagnia haannunciatoche entro il 2030 punta a commercializzare in contenitori riutilizzabili o ricaricabili almeno il25% di tutte le bevandedel suo portafoglio di marchi, includendo nel calcolo anche le bottiglie in vetro e i bicchieri riutilizzabili connessi alla vendita alla spina o da distributore. Ma le sfide da affrontare per raggiungere questi obiettivi sono molte. Sempre stando ai dati delGlobal Commitment, dal 2019 al 2012 Coca-Cola è passatadal 9% al 13,6% di contenuto riciclatopresente negli imballaggi in plastica, registrando un incremento del 4,6%. Un miglioramento ancora distante dalle ambizioni dell’azienda e da mettere in relazione al totale del volume prodotto. Secondo ilrapportoglobale diBrand Audit, nel 2021 Coca-Cola si è confermatal’azienda più inquinante al mondoper il quarto anno consecutivo, con oltre 2 milioni e 981 mila tonnellate di plastica prodotte nel 2020, equivalenti a circa 14 milioni e 907 mila tonnellate di emissioni di Co2. “Gli audit del marchio hanno registrato più prodotti Coca-Cola rispetto ai due successivi inquinatori messi insieme – si legge nella relazione – suggerendo che l’impegno di Coca-Cola ha un impatto minimo sull’inquinamento ambientale causato dai suoi prodotti”.
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