La deforestazione rallenta troppo lentamente

I progressi fatti a livello globale contro lascomparsa delleforestesono ancorainsufficientiper raggiungere i principali target entro il 2030. A dirlo è il nuovo rapporto dellaForest Declaration Platform,secondo il quale ladeforestazione è calata solo di un modesto 6,3% nel 2021, rispetto al periodo 2018-2020. «È un buon inizio, ma non siamo sulla buona strada» ha dichiarato l’autrice del rapporto Erin Matson, dellaClimate Focus,una società di consulenza con sede a Amsterdam. L’unica regione che ha registrato consistentimiglioramentie in linea con gli obiettivi stabiliti è quella dell’Asia tropicale, mentreAfrica eAmerica Latina arrancano, con unaperdita netta di 100 milioni di ettari a livello globale. Il risultato ottimale asiatico è dovuto principalmente allepolitiche messe in atto dal governo indonesianoper ridurre l’impatto delle coltivazioni dell’olio di palma, con una moratoria imposta nel 2018. Ma questi sforzi sono ancoratroppo pochirispetto alle decisioni prese nel 2014 con laNew York Declaration on Forests(dichiarazione politica volontaria e non giuridicamente vincolante per dimezzare il tasso di deforestazione entro il 2020) e poi ribadite l’anno scorso alla Cop26 (Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), dove oltre 100 leader mondiali hanno promesso di invertire le pratiche distruttive nei confronti degli habitat naturali entro i prossimi 8 anni, ricostruendo 350 milioni di ettari di paesaggio forestale. Inoltre gli investimenti nel settore sono meno dell’1% di quello che effettivamente sarebbe necessario, tanto che alcuni analisti stimano che dovrebbero essere aumentati anche di 200 volte entro la fine del decennio, rispetto alle cifre attuali. La continuaperdita delle foreste, oltre a determinare conseguenze negative per la biodiversità, ha anche un impatto sulcambiamento climaticoin corso, tanto che solo nel 2021 la deforestazione ha determinato il rilascio di 3,8 miliardi di tonnellate di gas alteranti nell’atmosfera. «Non c’è un percorso per raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi stabilito nell’Accordo di Parigi o invertire la perdita di biodiversità senza fermare la deforestazione e la riconversione dei terreni. È tempo di una leadership coraggiosa e di soluzioni audaci per invertire questa tendenza allarmante» ha ammonito Fran Price delWWF. Le preoccupazioni più forti sono determinate dalle condizioni dell’Amazzonia, che sotto la presidenza di Jair Bolsonaro ha subito gravi danni con un’accelerazione delle pratiche nocive di disboscamento e trasformazione della foresta pluviale in terreni agricoli. Senza rapidi provvedimenti il polmone della Terra potrebbe diventare un punto di non ritorno, con conseguenze drammatiche. «Vale la pena ricordare a noi stessi che se si arriverà a perdere la foresta pluviale amazzonica, avremo un feedback significativo sul cambiamento climatico globale» ha affermato Timothy Lenton, scienziato dellaUniversity of Exeterdel Regno Unito.