Le detenute di Rebibbia si raccontano con la street art

Le detenute di Rebibbia si raccontano con la street art

 

Su un muro del Quarticciolo, storica borgata romana, lostreet artistJorit– soprannominato il Banksy italiano e famoso per le strisce rosso scuro che traccia sui volti che dipinge – completerà entro il 25 ottobre un’opera per il progettoDisegna le tue idee – L’arte non ha sbarre,dedicata alla politica, sociologa e attivista brasiliana Marielle Franco, assassinata a Rio de Janeiro nel 2018 per il suo impegno civile. Un’iniziativa che si colloca in un quadro di interventi più ampio, che coinvolge ancheMoby Dick- artista romano e pompiere saltuario, noto per i suoi murales di denuncia degli animali come squali, balene, lupi, specie in via d’estinzione – eBarbara Oizmud– artista, illustratrice e fotografa che ha realizzato un’opera perStreet Art for Rightsall’interno dellaCasa Internazionale delle donnedurante laBiennale MArtelive 2019- in unlaboratorio di co-progettazione con le detenute della Casa Circondariale di Rebibbia. Il progetto, vincitore del bando Vitamina G della Regione Lazio, col patrocinio del Garante dei Detenuti, è promosso daLiberaMente, associazione guidata dall’attivista Leonardo Maria Ruggeri Masini e coordinato da Oriana Rizzuto, curatrice di progetti culturali legati alla street art e ai diritti umani perMArteSocial. Si tratta di unpercorso di educazione artistica durato 8 mesie che ha visto protagoniste le detenute della Casa Circondariale di Rebibbia. Il laboratorio svolto all’interno della sezione femminile delcarcereaveva come intento, attraverso incontri, lezioni pratiche e sviluppo di idee creative, quello diavvicinare concretamente le ragazze all’arte, ma anche di fornire loro nuovi strumenti per esprimere se stesse. Ibozzettidisegnati dalle detenute nel corso dell’attività hanno rappresentato lafonte di ispirazionee in un certo senso, il lavoro preparatorio per la realizzazione da parte degli artisti delle due opere, una all’interno e l’altra all’esterno dell’istituto penitenziario. «Avevo molta paura prima di cominciare – ha raccontato aLa SvoltaBarbara Oizmud- invece pian piano ho scoperto chel’insegnamento mi ha messa in contatto diretto, pieno e in alcuni casi persino intimo con le ragazze. Erano tutte piuttosto entusiaste di partecipare a quello che per loro era innanzitutto un momento ricreativo, di sfogo collettivo, anche sealcune si sono davvero messe in gioco,portando alla luce qualcosa di speciale, una sorta dispecchio interiore. Ci vuole coraggio, onestà e anche desiderio di farlo. Vedere questa evoluzione è stata la vittoria più grande per me». Disegno realizzato all’inizio del laboratorio di Disegna le tue idee – L’arte non ha sbarre da FLDLC (per questioni legali possiamo riportare solo le iniziali), una delle detenute della Casa Circondariale di Rebibbia Disegno realizzato all’inizio del laboratorio di Disegna le tue idee – L’arte non ha sbarre da FLDLC (per questioni legali possiamo riportare solo le iniziali), una delle detenute della Casa Circondariale di Rebibbia Disegno realizzato a conclusione del laboratorio di 8 mesi dalla stessa FLDLC Disegno realizzato a conclusione del laboratorio di 8 mesi dalla stessa FLDLC Ogni workshop si è svolto con il coinvolgimento, oltre che degli artisti, anche di docenti, sociologi, assistenti sociali e giovani volontari. In particolare, grazie alla sociologa e criminologaWilma Ciocci, che ha seguito da vicino tutte le attività, anche i volontari dell’associazione hanno avuto l’occasione di portare avanti un percorso di formazione professionale. «Questo è unprogetto, realizzato in retecon tutte le categorie coinvolte nel mondo delle istituzioni penitenziarie, dalla magistratura alle istituzioni, dalle associazioni alledonneprivate delle libertà, dai cittadini agli esperti – ha spiegatoLeonardo Ruggeri Masini- Attraverso l’arte,LiberaMenteha voluto offrire l’opportunità alle detenute diapprendere un mestiereed esprimere idee e ambizioni, superando i limiti delle sbarre del carcere. Rivelatorio è stato l’intensocoinvolgimento dei giovaniche, colpiti dall’ambiente carcerario e spogliato questo luogo dalle suggestioni impresse nei film e nei romanzi, sono divenuti coscienti dell’importanza di mantenere comportamenti responsabili nella quotidianità.L’arte non ha sbarreha evidenziato l’importanza di mostrare ai ragazzi gli ambienti carcerari come strumento fondamentale per la prevenzione dei crimini nella società».