Europa: parte la corsa alle terre rare

L’Unione europea sta correndo ai ripari per evitare una replica dell’emergenzagas. Stavolta il rischio riguarda leterre rare, che la stessaUrsula von der Leyenha definito fondamentali sul piano energetico. Lapresidente della Commissione europeanel presentare l’ “European Critical Raw Materials Act”, ha affermato che «Presto illitioe le terre rare diventerannopiù importanti del petrolio e del gas.La nostra domanda di terre rare aumenterà di 5 volte entro il 2030. Per evitare di diventare nuovamente dipendenti, l’Ue punta a identificare progetti strategici lungo tutta la filiera, dall’estrazione alla raffinazione, dalla lavorazione al riciclo». Le cosiddette terre rare, oRee(acronimo diRare earth metals) sono un gruppo di17 elementi– Scandio, Ittrio e i 15 lantanoidi ovvero, nell’ordine della tavola periodica, Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Promezio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio, Erbio, Tulio, Itterbio e Lutezio – appartenenti alla popolosa famiglia deimetalli. Pur non godendo della stessa fama del gas e di altre risorse, sono destinate ad avere un ruolo sempre più cruciale nell’economia globaledel futuro, soprattutto nellaconversione alle fonti green. “Rare” non perché scarse sul nostro Pianeta, ma perché di difficile identificazione, hanno numerosi impieghi: nell’automotiveper lebatterie ricaricabili, come magneti permanenti nelleturbine eolichee per la costruzione dimotori elettrici. Ma possono anche servire comefosfori per Tv e Lcde in generale per moltidispositivi elettronici. Senza contare poi il loro utilizzo per lo sviluppo di tecnologie avanzatissimenel campo dell’aerospazio, della difesa, del settore medico e delleenergie rinnovabili. Attualmente spetta allaCinail primato in termini di esportazione, con unaproduzione annua di circa 130.000 tonnellatee il controllo sul37% delle riserve mondiali. Seguono gli Stati Uniti – in risalita –con il 12%, il Myanmar (10,5%) e l’Australia (10%). Il principale terreno di contesa traUsa e Cinaè sorprendentemente laGroenlandia,il cui sottosuolo è in assoluto il più ricco di terre rare. I numeri della Cina sembrerebbero essere in realtà molto più elevati, frutto delleestrazioni illegali. Non esistendo ancora delle regolamentazioni precise, il mercato di questi metalli subisceforti oscillazionie i prezzi stabiliti sono ampiamente discrezionali. Di fronte alla prospettiva, nel giro di pochi anni, di un raddoppio della domanda di terre rare, qualche settimana fa il ministro delloSviluppo economico Giancarlo Giorgetti e quello della Transizione ecologica Roberto Cingolanihanno firmato un decreto interministeriale che formalizza il tavolo tecnico“Materie Prime Critiche”, con cui si vogliono creare condizioni normative ed economiche per un reperimento sicuro e sostenibile. Ci sono già alcuni giacimenti inSvezia, Finlandia e Portogallo, ma entro il 2030 l’Europa avrà bisogno diquantità di litio 18 volte superiore a quelle attuali.Il problema sarà gestire le legittime preoccupazioni delle popolazioni locali – non a caso, le ultime elezioni hanno visto la vittoria indiscussa in Groenlandia della sinistra ambientalistaInuit Ataqatigiit– sulla sicurezza e l’impatto sull’ecosistema deigiacimenti minerariin programma. L’obiettivo a livello comunitario è quindi quello di diversificare il più possibile le forniture. Proprio Von Der Leyen ha affermato che spingerà per la ratifica degli accordi commerciali conclusi conCile, Messico e Nuova Zelandae cercherà di portare avanti inegoziati con Australia e India. Un’altra valida fonte di approvvigionamento potrebbe essere rappresentata dalrecupero e il riciclo dei metalli contenuti negli strumenti elettronici, ma occorrerà sviluppare una filiera industriale completa, in grado di raccogliere e lavorare le materie prime.