Creare un cervello ibrido uomo-topo? Si può

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Stanford, in California, è riuscito a trapiantaregruppi di neuroni umani nel cervello dei topiappena nati. Lostudio, pubblicato suNature, potrebbe aiutare a comprenderemeglio disturbi neuropsichiatricicome l’epilessia, l’autismo o la schizofrenia e a valutare l’impatto dei farmaci in tempo reale. Grumi di cellule, noti comeorganoidi, hanno sviluppato circa tre milioni di neuroni di nuova generazione – quasi un terzo dellacorteccia somatosensorialedel topo – e si sono collegati ai sistemi nervosi dei roditori consentendo loro di percepire stimoli sensoriali legati ai baffi e alterandone il comportamento. L’attivazione degli organoidi corticali «può guidare il comportamento diricerca dellaricompensa– spiega la ricerca – Pertanto, i neuroni corticali umani trapiantati maturano e coinvolgono i circuiti ospiti che controllano il comportamento». Per comprenderlo gli scienziati hanno fatto ricorso all’optogenetica, una tecnica che consente di rendere una qualsiasi cellula nervosa responsiva aglistimoli luminosi. Quando i topi venivano stimolati con la luce, quelli che avevano ricevuto il trapianto leccavano un beccuccio per ricevere acqua, gli altri no. Segno che i neuroni umani erano coinvolti neiprocessi di apprendimentodegli animali. I ricercatori hanno condotto un secondo esperimento utilizzando le cellule di alcune persone affette dasindrome di Timothy, una rara malattia genetica non ereditaria che causa disfunzioni cardiache e disturbi psichiatrici. Lo studio ha così consentito «la scoperta didifetti nei neuroniderivati da individui con sindrome di Timothy». L’esperimento non manca di sollevarequestione etiche. «Se l’organoide avesse una sorta di coscienza e soffrisse a causa del trapianto? O se l’animale trapiantato assume caratteristiche “umane”?», si domandaHank Greely, direttore del Center for Law and the Biosciences dellaStanford University. Sono interrogativi che dovranno trovare risposta con l’avanzare delle sperimentazioni, con la speranza che queste possano contribuire a gettare nuova luce sulmalfunzionamento delle cellulecerebrali e a migliorare così la salute dell’uomo. «I disturbi psichiatrici sonoun enorme fardelloper la società ed è molto chiaro che abbiamo bisogno di modelli migliori per studiarli – ha dichiarato al Guardian Sergiu Pasca, professore di psichiatria che ha guidato la ricerca – Vediamo pazienti e famiglie di pazienti disperati. Non c’è tempo da perdere».