Cos’è Cop27?

 

Fra poche settimane aSharm El-Sheikh(Egitto) si terrà laConferenza delle parti sul clima, il grande meeting delle Nazioni Unite dedicato alla crisi climatica,Cop27. Quest’anno, il vertice che si svolgeràdal 6 al 18 novembresul Mar Rosso, sarà particolarmente fragile: si terrà nel bel mezzo di unacrisi globale dell’energiae in un momento di estrematensione geopoliticaa causa dell’invasione russa in Ucraina, con le conseguenti ripercussioni sul gas e le fonti di energia, proprio alle soglie dell’inverno per l’emisfero nord. Allo stesso tempo, il continente dove andrà in scena Cop, dovrà essere motivo di forte riflessione: l’Africa, nonostante sia responsabile solo del 4% delle emissioni climalteranti globali, sta attraversando un periodo tragico tra eventi meteo estremi, siccità e fame, con condizioni sempre più critiche per milioni di persone, futuririfugiati climaticiche presto diventeranno un tema di discussione per le politiche europee. Anche per questo, alcune delegazioni spingeranno per chiedere che venga finalmente affrontata la questione delloss and damage, le perdite che i Paesi subiscono a causa del clima e i fondi necessari (in arrivo dai Paesi più ricchi e inquinanti) per ripartire. Alla vigilia della Cop, crescono le polemiche per i timori che ilgoverno egiziano reagiscacon fermezza a possibili manifestazioni di protesta e dissenso, ma anche per la sponsorizzazione di alcuni marchi che sembrano profumare digreenwashing.Sembrano essere poche le premesse e le certezze sul tavolo dopo il lascito dell’ultima Conferenza, quella del 2021 a Glasgow, da cui non si è usciti con punti fermi poi rispettati. Cos’è? Èilvertice di 2 settimane(la 27° edizione dal 1995) in cui i leader mondiali, politici, scienziati, esperti e decisori si confronteranno perdiscutere sulla crisi globale del climae non solo. 197 parti firmatarie avranno il compito di svolgere «un lavoro immenso, tanto quanto l’impatto climatico che stiamo vedendo in tutto il Pianeta», ha spiegato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Seguendo le indicazioni dell’ultimorapportoIpcc(Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici) realizzato dagli scienziati e ripartendo dagli eventi disastrosi degli ultimi mesi – dalle ondate di calore negli Usa, in Cina ed Europa sino alle devastanti alluvioni del Pakistan – i leader mondiali (sono attesi 90 capi di stato) dovranno dunque prendere decisioni cruciali su come rispettare gliAccordi di Parigi, finanziare i Paesi in difficoltà e affrontare una crisi del clima che oggi corre parallela a quella energetica. Come funziona? I negoziati entreranno nel vivoil7 e l’8 novembrecon unprimo grande vertice:nella settimana iniziale sono attesi i principali leader mondiali che si siederanno per un primo confronto sui temi del clima, dei finanziamenti, della mitigazione e adattamento, la decarbonizzazione e l’agricoltura. Nella seconda, spazio anche a temi quali crisi dell’acqua e della biodiversità. Negli ultimi giorni, poi, sono previste dichiarazioni e possibili accordi finali che potrebbero richiedere più tempo del previsto, come accaduto aGlasgow. Il tutto si svolgerà allo Sharm El-Sheikh International Convention Center (Shicc). L’evento sarà diviso in2 zone, una “blu” per le trattative ufficiali e una “verde” con alcune iniziative aperte al pubblico. Le speranze Fra i desideri, c’è quello che Cop sia una Conferenza “africana”, svolgendosi in Egitto, e che quindi tenga di fatto al centro la questione delle fragilità del continente e dei finanziamenti necessari. Altra speranza cruciale è quella dei fondi (i famosi 100 miliardi di dollari l’anno) da destinare ai Paesi meno abbienti (da parte di quelli economicamente più forti). Chiave è infatti la questione del loss and damage: finora solo laDanimarcaha promesso e agito per i finanziamentiin tal senso, per esempio nei confronti dei territori Sahel. Ancora, si spera in un avanzamento rispetto a quanto ratificato nella Cop26: impegniin direzione della decarbonizzazione e deforestazioneoltre che alla diminuzione delleemissioni di metano, tutte volontà importanti ma che secondo ilClimate Action Tracker,per quanto deciso finora, ci lasciano ancora lontani dalla strada che ci eviterà di arrivare a +2,4° C. I timori Per molti aspetti, restano alte le paure: quella che ifinanziamentisiano ancorarimandati(a dopo il 2023) e che le parole e gli accordi non siano sufficienti ad arginare i fatti, vista l’escalation della crisi climatica. Poi c’è una questione tutta relativa all’Egitto, criticato per essere un Paese con scarsi risultati suidiritti umani.Human Rights Watche altre associazioni – tra cuiAmnesty International- temono che i diritti di chi vuole esprimere il proprio dissenso non saranno rispettati. Sarà interessante capire se le proteste, come quelle dei gruppi dell’onda verde – daiFridays For Futuresino aExtinction Rebellion- saranno o meno tollerate e se ci sarà spazio per dare voce a questi movimenti. Inoltre, tra i problemi di questa Cop27, c’è la preoccupazione per quanto sta avvenendo inUcraina, per le tensioni internazionali che potrebbero frenare – in cerca di energia immediata – il cammino intrapreso per la decarbonizzazione. «La guerra in Ucraina sta mettendo in secondo piano l’azione per il climamentre il nostro Pianeta sta bruciando», ha detto Guterres temendo una ricaduta all’indietro nel settore privato sui combustibili fossili. Da parte sua, Fatih Birol, direttore esecutivo dellaInternational Energy Agency,riconoscendo la delicatezza del momento ha comunque auspicato che le misure emergenziali di oggi possano trasformarsi in «piani concreti di investimento sulle energie rinnovabili». Infine, fra le preoccupazioni, c’è anche il fatto che la Conferenza delle parti possa includere occasioni digreenwashing: negli ultimi giorni è infatti cresciuta la polemica per alcuni colossi industriali, non in linea con gli sforzi richiesti anti emissioni e anti inquinamento, che saranno sponsor della Cop. Aspetti delicati tanto quanto quelli delle presenze dei grandi capi di stato o monarchi, che con la loro partecipazione potrebbero rafforzare il valore dei negoziati: 2 i personaggi su cui si discute di più e per cui restano aperti i dubbi, il neo re Carlo III e il presidente americano Joe Biden, la cui presenza non è ancora assicurata.