Fiona, l’uragano che funesta l’America

Un evento di portata eccezionaleha investitoin questi giorni la costa atlantica delCanadacon l’uragano Fiona, toccando terra nella provincia della Nuova Scozia con venti superiori ai 160 chilometri orari. Centinaia di migliaia di abitazioni sono rimaste senza corrente, con notevoli devastazioni che hanno coinvolto i centri abitati. «Siamo già passati attraverso questo tipo di eventi, ma la mia paura è… non fino a questo punto. Gli impatti saranno grandi, reali e immediati», hadichiaratoAmanda McDougall, sindacodella Municipalità Regionale di Cape Breton. Il ciclone tropicale Fiona si è formato inizialmente come tempesta tropicale intorno a metà settembre nei Caraibi colpendo duramente Porto Rico, con oltre 770.000 persone rimaste senza elettricità e facendo diverse vittime nella Repubblica Dominicana, a Guadalupa e nello stesso arcipelago di Porto Rico. Successivamente il ciclone si è trasformato in un uragano spinto a nord dalJet Stream, una corrente d’aria proveniente da ovest degli Stati Uniti, che l’ha portato a essere l’evento più estremo che abbia mai colpito le coste del Canada. Secondoil meteorologo Dan Kottlowski, responsabile delle previsioni sugli uragani presso l’AccuWeather: «Quando è atterrato, Fiona non era tecnicamente un uragano. Ma ha comunque portato lo stesso vento e lo stesso danno, e ha colpito con la ferocia di un forte uragano di categoria 2». Per far fronte all’emergenza il governo canadese ha dovuto mobilitare l’esercito per aiutare la popolazione colpita, rimuovendo le macerie e i numerosi alberi divelti. Il primo ministro canadeseJustin Trudeau,dopo aver annullato il viaggio in Giappone per i funerali di Shinzo Abe,ha messoin guardia i propri concittadini affermando che «avremo delle tempeste più forti più frequentemente». L’intensificarsi degli eventi estremi, come gli uragani, sono da tempo al centro di un’intensa ricerca scientificache collegail peggioramento della situazione alla crisi climatica-ambientale. L’aumento delle temperature globali causate dalleemissioni dei gas alterantiha portato gli oceani ad assorbire il 90% di questo aumento, determinando allo stesso tempo una maggiore intensità e potenza dei venti dei cicloni, con incrementi stimati fino al 10% se si dovessero raggiungere i 2 gradi di aumento entro pochi decenni. Inoltre il cambiamento climatico sta modificando la quantità di pioggia rilasciata dalle tempeste, con aumenti stimati fra l’8 e l’11% secondouna ricercapubblicata sul giornale Nature Communications. «È possibile che nel mondo reale l’attività degli uragani aumenterà più di quanto suggerito dalla gamma di studi esistenti, o forse meno. Sfortunatamente, gli esseri umani sono sul punto di scoprirlo attraverso l’aumento attuale delle temperature globali oltre i livelli sperimentati durante la storia umana, e da lì vedremo come andranno le cose», haaffermatoThomas Knutson, del Laboratorio di dinamica dei fluidi geofisici dellaNoaaall’università di Princeton.