Verdi e Sinistra: un’alleanza chiara sulla scuola

 

L’Italia della scuolaè il titolo del capitolo dedicato alla scuola diSinistra Italiana e Europa Verde. Nel programma si leggono 8 proposte principali e sul sito si possono trovare anche i relativi approfondimenti utili all’analisi. Qui ne analizzeremo solo alcune ma, per completezza, riportiamo tutti i punti presenti nel programma: 1) massimo di 15 alunni per classe e il recupero di spazi pubblici per nuove aule; 2) estensione del tempo scuola (tempo pieno e tempo prolungato, a seconda dei diversi ordini) in tutte le scuole del territorio nazionale, affinché sempre meno giovani e adolescenti siano lasciati soli con le proprie difficoltà. Estendere, tra l’altro, l’obbligo scolastico a 18 anni; 3) gratuità dell’istruzione, dal nido all’università, per tutte e tutti, assumendo, cioè, il diritto universale al sapere come carico di una fiscalità generale realmente progressiva e come parte di un patto tra le generazioni; 4) creazione di Zone di educazione prioritaria e solidale – con ulteriori interventi di organico e finanziari – nelle aree di maggiore difficoltà sociale e culturale, ribaltando la logica che premia e rafforza, fuori da ogni logica solidale, solo le realtà più forti e solide; 5) superamento del precariato e sulla formazione dei docenti, serve una riforma che vada in tutt’altra direzione: garantire percorsi lineari e costanti per un lavoro stabile e una formazione rigorosa, seria e gratuita; 6) investire per garantire un sostegno psicologico permanente nelle scuole; 7) modificare il sistema di valutazione. L’impianto di una valutazione quantitativa e selettiva è un fattore determinante nella cristallizzazione delle diseguaglianze in seno alla scuola perché classifica e non favorisce alcuna reale consapevolezza; 8) educazione sessuale e affettiva dall’ultimo anno della scuola primaria, poi con cadenza biennale dal primo anno della scuola secondaria inferiore. Partiamo subito con la proposta – condivisibile da chi scrive – dell’estensione del tempo pieno. Il tempo pieno in Italia è presente nel 60% delle scuole primarie (che si trovano principalmente al Nord) e solo per un 10% nelle secondarie di primo grado (scuola media). La nostra scuola necessita di più tempo soprattutto per andare a contrastare le difficoltà in cui incorrono le studentesse e gli studenti nel passaggio dalle elementari alle medie. È infatti nel passaggio tra la scuola elementare, dove la didattica è incentrata sugli assi fondamentali, e la scuola media, dove si presenta già una forte frammentazione disciplinare, che si innescano quei meccanismi che possono poi portare alla dispersione scolastica. Contemporaneamente diminuisce il tempo scuola e aumentano i compiti a casa. Questo colpisce i gruppi sociali più deboli, ragazze e ragazzi che non possono contare sul sostegno della famiglia. Per quanto riguarda invece la proposta diridurre drasticamente il numero degli studentia “un massimo di 15 alunni per classe” non c’è nessuna evidenza a livello transnazionale che questa strategia sia la strada migliore per innalzare i risultati degli studenti. Secondo Andreas Schleicher, direttore del settoreEducation and SkillspressoOCSE, i sistemi scolastici con i risultati migliori nella scala PISA(Programme for International Student Assessment)“tendono a scegliere come priorità la qualità degli insegnanti rispetto alla dimensioni delle classi; di fronte all’alternativa tra l’opzione di avere classi più piccole e quella di investire nei propri insegnanti, scelgono quest’ultima”. I dati poi dimostrano come l’Italia sia a oggi uno dei Paesi avanzati con classi meno numerose. Un’altra proposta di Sinistra Italiana e Verdi che si trova solo nella parte degli approfondimenti è quella di “cambiare radicalmente finalità e metodologie degli strumenti INVALSI,rimettendo al centro le scuole, i loro organi collegiali, per il recupero di limiti e ritardi; occorre ribaltare l’impostazione di un Pnrr che riempirebbe di soldi le scuole ‘meritevoli’ e di inutile tutoring le scuole in maggiore difficoltà, invece di garantire organici e finanziamenti.” Da queste parole pare che, grazie a INVALSI, con il Pnrr si siano destinati fondi alle scuole “meritevoli” piuttosto che a quelle in maggiore difficoltà.Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione(INVALSI) è un ente di ricerca che ogni anno effettua delle verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell’offerta formativa delle istituzioni di istruzione e formazione professionale (c.d. prove Invalsi). Tra le varie attività, studia le cause dell’insuccesso e della dispersione scolastica in riferimento al contesto sociale e alle tipologie dell’offerta formativa. Attraverso l’indicatore ESCS (Economic Social and Cultural Status), che definisce lo status sociale economico e culturale delle famiglie dei ragazzi e delle ragazze che partecipano alle prove, Invalsi misura l’influenza del background familiare e aiuta le singole istituzioni scolastiche a comprendere il contributo del sistema educativo ai risultati degli studenti. Tornando al Pnrr, il Ministero dell’Istruzione ha adottato il decreto 170 del 24 giugno 2022 con il quale vengono definiti i criteri di riparto delle risorse per le azioni di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica in attuazione della linea di investimento 1.4.Intervento straordinario finalizzato alla riduzione dei divari territoriali nel I e II ciclo della scuola secondaria e alla lotta alla dispersione scolasticanell’ambito della Missione 4 – Componente 1 – del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU. Il decreto prevede i seguenti criteri di ripartizione regionale: – tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione nella fascia di età 18-24 anni (indice ELET -Early Leavers from Education and Training): 65%; – numero di studentesse e studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della regione di riferimento: 20% – tasso di presenza della popolazione straniera: 5% – tasso di popolazione priva di diploma di scuola secondaria nella fascia d’età tra i 25 e i 64 anni: 5% – tasso di famiglie con cinque o più componenti: 5%. Le risorse regionali verranno poi ripartite tra le istituzioni scolastiche statali secondarie di I e di II grado in base ai seguenti criteri:- tasso di fragilità degli apprendimenti, c.d. “dispersione implicita” (percentuale di studenti che in entrambe le materie, italiano e matematica, ha conseguito un risultato molto basso), calcolato dall’Invalsi: 70%; – numero di studentesse e studenti iscritti nell’istituzione scolastica: 30%. Questi parametri possono anche non essere condivisi totalmente ma affermare che si siano erogati fondi alle scuole “meritevoli”, facendo intendere che questi siano stati assegnati alle scuole con i risultati Invalsi migliori e, quindi, non a quelle in maggiore difficoltà è del tutto fuorviante. Un sistema scolastico deve essere capito a fondo prima di essere sottoposto a cambiamenti o miglioramenti. Invalsi ci permette di avere una visione più chiara del nostro sistema educativo, il lavoro che svolge ci permette di conoscere i nostri punti di forza e di debolezza.Non è pensabile cambiare la scuola se prima non la conosciamo in profondità. Detto ciò, Sinistra Italiana e Verdi nel loro programma affrontano e approfondiscono molte delle problematiche riguardanti il nostro sistema scolastico: al di là delle questioni affrontate in questo articolo, emerge una chiara e ben definita visione di scuola, condivisibile o meno.

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