Il versante “impegnato” di Venezia 79

Il versante “impegnato” di Venezia 79

 

Il regista dissidente iranianoJafar Panahiè in concorso alla79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica diVeneziacon il filmKehrs nist(No Bears)ma purtroppo non potrà essere presente alla manifestazione. A tenerlo lontano dal Lido non è un precedente impegno ma una condanna ingiusta inflittagli dal governo di Teheran, a causa della quale si trova attualmenterinchiuso nel carcereEvin della capitale. Fortemente ostile al regime dell’allora presidente Mahmud Ahmadinejad, nel 2010 si era apertamente schierato a favore della rivoluzione verde che protestava contro la sua rielezione ed era poi stato arrestato con l’accusa di lavorare a un film anti regime. All’epoca aveva scontato circa tre mesi dei sei anni di prigione previsti, prima di essere liberato su cauzione e costretto alla libertà condizionata, revocata quest’anno dopo la sua partecipazione a un’ulteriore manifestazione di protesta, questa volta per lacarcerazione di altri registi iraniani,Mohammad Rasoulof e e Mostafa Aleahmad, impegnati contro la violenza verso i civili in Iran. A lui e a tutti gli altricineasti attualmente perseguitati, arrestati, tenuti prigionieri o minacciati nel mondo, il Festival dedicheràdue eventiorganizzati in collaborazione con ICFR-International Coalition Filmmakers at Riske voluti per sensibilizzare media, governi e organizzazioni umanitarie mondiali e invitare tutti a non spegnere i riflettori sulle sorti di chi rischia la vita per raccontare storie che qualcuno vorrebbe celare. Il primo appuntamento è un panel internazionale che si svolgeràsabato 3 settembrealle 15.30 al Palazzo del Casinò, dal titoloCineasti sotto attacco:fare il punto, agire, focalizzato sulle possibili azioni che il mondo del cinema e non solo può concretamente intraprendere per aiutare i molti artisti sotto scacco nel mondo. Oltre alla delicata situazione iraniana, si parlerà di quellaturca, con particolare riferimento al caso della produttriceCigdem Mater, arrestata insieme ad altri colleghi e condannata a 18 anni di prigione per aver partecipato nel 2013 alle proteste di Gezi Park Recep contro il presidenteTayyip Erdoğan, e aver cercato finanziamenti per un documentario, mai realizzato, proprio su quei moti. Non meno difficile, soprattutto alla luce dello scoppio della guerra, la vita e l’operato deiregisti ucraini e russiche si oppongono alle politiche di Vladimir Putin, per i quali è stato stanziato un fondo da parte dell’ ICFR che, oltre a loro, aiuta i cineasti in difficoltà in ogni angolo del globo, come la produttrice Ma Aeint, condannata a tre anni di carcere con lavori forzati da un tribunale di Yangon, inMyanmar. Il secondo evento di sensibilizzazione sarà invece unflash-mobsul red carpet del Palazzo del Cinema, in programmavenerdì 9 settembrealle 16.30, al quale sono invitati a partecipare tutti gli addetti ai lavori e le altre personalità della comunità del cinema presenti in laguna. Data e orario di questa performance non sono stati scelti a caso visto che poco dopo, alle ore 16.45, ci sarà la prima proiezione in Sala Grande del film di Jafar Panahi. Questo flash-mob sicuramente d’impatto, che prenderà vita a pochi passi da red carpet blasonati e patinati, vuole essere una forte dimostrazione della grandesolidarietà del mondo del cinemanei confronti del regista e di tutti i colleghi che si trovano nella sua situazione. Artisti, persone libere delle quali si parla spesso solo in presenza di fatti estremamente gravi come incarcerazioni, violenze o, peggio ancora, morti. Accendere i riflettori su di loro in quei momenti però è quasi sempre troppo tardi e, proprio per ricordare al sistema dinon lasciarli soliquando sarebbe ancora possibile fare qualcosa, Venezia ha deciso di di accantonare per qualche attimo lustrini e paillettes e porsi al loro fianco nellalotta per lademocrazia.