La Germania fa marcia indietro sul nucleare

La Germania fa marcia indietro sul nucleare

 

Il prezzo del gas si impenna e la Germania fa marcia indietro sul nucleare. Il 16 luglio le quotazioni hanno registrato un picco di 251 euro al megawattora, e Gazprom haavvertitoche il prossimo inverno i prezzi potrebberoaumentare del 60%superando i 300 euro. A pesare secondo glianalisti, oltre alle conseguenze del taglio delle forniture imposto da Mosca, è anche la crescentesiccitàche ha ridotto laproduzione idroelettricae reso più difficile iltrasporto fluvialedel carbone, aumentando la domanda di gas. «Questo sta chiaramente peggiorando iproblemi energetici dell’Europa», ha dichiarato al Wall Street Journal Fabian Skarboe Rønningen, analista senior presso la società di consulenza Rystad Energy. «Il basso livello dei fiumi e la temperatura dell’acqua calda influenzano sia il carbone tedesco che l’energia nucleare francese, due delle maggiori fonti di approvvigionamento in Europa». Per questo la Germania, tra i Paesi che più dipendono dalle forniture di gas russo, ha deciso di posticipare la chiusura delle ultime tre centrali nucleari attive responsabili del6% dell’elettricità del Paese. Negli ultimi 20 anni le politiche promosse da Socialdemocratici e Verdi per eliminare il nucleare hanno trovato largo sostegno, ma secondo un sondaggio dell’Insa (Institut für neue soziale Antworten) oggiil 70% del popolo tedesco è favorevolead allungare la vita dei reattori nucleari. Non è chiaro quanto dovrebbe durare laproroga, e la decisione deve ancora essere adottata formalmente dal gabinetto del cancelliere tedesco Olaf Scholz. Secondo il WSJ è inoltre probabile che sulla sua approvazione debba esprimersi il Parlamento. Il nucleare, come noto, ha una fama controversa. Osteggiato dagli ambientalisti, che a luglio hannocriticatoduramenteil suo inserimento nellatassonomiaverdeaccoltodal Parlamento europeo, alcuni lo ritengono necessario nel percorso di transizione verso le energie rinnovabili. Anche inItalia, dove il nucleare venne di fatto bocciato dai tre quesiti in materia oggetto direferendumnel 1987, il quadro politico riflette questa ambivalenza nei programmi dei partiti in vista della chiamata alle urne del 25 settembre. Favorevole ilcentrodestra, che nel suo manifesto elettorale auspica il «ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito». IlTerzo Polodi Renzi e Calenda non si è ancora espresso sul merito, maentrambii leader hanno più voltesostenutopubblicamente il ricorso al nucleare. IlPdha invece optato per i rigassificatori, il cui ricorso appare «necessario ma a condizione che essi costituiscano soluzioni-ponte, che rimangano attivi solo pochi anni e che possano essere smobilitati ben prima del 2050».Contrarioanche ilMovimento 5 Stelledi Giuseppe Conte. Intanto anche il nostro Paese deve fare iconticon la crisi del gas. Il 9 agosto, infatti, è entrato in vigore il regolamento varato dall’Unione europea sullariduzione volontariadella domanda di gas naturale del 15% tra il 1º agosto 2022 e il 31 marzo 2023. Per l’Italia l’obiettivo èridottoal 7% in virtù di alcune deroghe che tengono conto in particolare del livello di stoccaggio raggiunto e della possibilità di esportare il gas risparmiato in altri Paesi.