In Italia la mancata depurazione delle acque ha un costo

Scarichiamo troppe acque reflue in mare e ancora manca una completadepurazione dell’acquain Italia. Per questo nel nostro Paese le sanzioni che arrivano dall’Europa ci portano a pagare ogni giorno 165.000 euro, per un totale di60 milioni di euro di multa all’anno. Una cifra decisamente importante che di recente è stata ricordata da Maurizio Giugni, ilCommissario unico per la depurazione, che in un convegno ha fatto il punto sulla situazione italiana. Questa cifra che pagano i contribuenti italiani per saldare ilmancato rispetto delle direttive europeeè soprattutto legata a una serie di problemi che ancora permangono e restano cronici nel Sud Italia. «La sanzione economica elevata contro l’Italia per la mancata depurazione delle acque vale 60 milioni di euro l’anno. Una cifra alta, ma secondaria rispetto al dato ambientale.Sei milioni di persone oggi scaricano i reflui amare, con un danno per l’ambiente enorme, concentrato nelle regioni del Mezzogiorno», ha spiegato Giugni. Ad oggi di fatto ci sonotre sanzioni apertenei confronti del Belpaese e un’altra procedura è in fase di istruttoria. In questo contesto, il Commissario sta tentando di operare attraverso un centinaio di interventi da 3 miliardi di euro totali ma, secondo quanto riporta Giugni, troppo spesso si ha a che farecon problemi burocratici- un po’ come quelli che coinvolgono e ostacolano anche lerinnovabili- che per via della “protezione del paesaggio” ritardano i tempi per frenare liquami e reflui che senza depurazione arrivano a mare. «A parte qualche lodevole eccezione, il livello progettuale in Italia è basso: non a caso la struttura commissariale ha dovuto rivedere quasi tutte le progettazioni disponibili. A questa carenza si unisce una scarsa conoscenza del costruito da parte degli Enti Locali e unascadente manutenzione di reti e impianti». «L’altro scoglio – continua – sono letempistiche autorizzative, in particolare quelle legate all’impatto sul paesaggio. Ho colto il segnale di attenzione del governo nel considerare tutti i nostri interventi di pubblica utilità, dimezzando alcune tempistiche e introducendo in qualche caso il silenzio assenso: vedremo l’efficacia di queste norme tra qualche mese» ha spiegato Giugni dicendosi preoccupato.