Erdogan torna all’attacco

Erdogan torna all’attacco

 

Continua ad aumentare la tensione al confine settentrionale dellaSiria, dove il governo della Turchia ha minacciato unanuova operazione militarenei confronti delle unità curde presenti nel territorio siriano. In una conferenza del suo partito, il presidente turcoErdoganha spiegato che «stiamo facendo un ulteriore passo nello stabilire una zona di sicurezza di 30km lungo il confine meridionale.Ripuliremo le cittàdi Tal Rifaat e Manbij dai terroristi». Lo scopo dell’invasione sarebbe quello di attaccare le zone controllate dalle“Forze Democratiche Siriane”(SDF), un’alleanza di vari gruppi formatasi durante la guerra civile siriana, che comprende al suo interno le forzea maggioranzacurdadell’Unità di Protezione Popolare (YPG) e dell’Unità di Protezione delle Donne (YPJ). Un’alleanza che ha fondato ilRojava, un territorio autonomo costituito durante le lunghe battaglie contro il Califfato islamico dell’ISIS negli anni passati. Il governo turco considera sia l’YPG che l’YPJ come dei“gruppi terroristici”collegati al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), con cui è in guerra dal lontano 1984. La nuova offensiva militare sarebbe laquarta condotta dal 2016,con l’esercitoturcoche ha ripetutamente colpito i territori siriani del nord creando successivamente delle zone cuscinetto. Ma secondo diversi analisti dietro la retorica ufficiale si cela l’opportunismo di Ankara, visto il caos internazionale dettato dall’invasione russa dell’Ucraina: «I turchi vedono un’opportunità per tentare diguadagnare delle concessioni da parte dell’Occidente», ha affermato l’esperto Aaron Stein del “Foreign Policy Research Institute” di Filadelfia. Le nuove minacce di Erdogan hanno messo in difficoltà gli alleati occidentali, preoccupati da unanuova destabilizzazione in Medio Oriente. Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato degliStati Uniti, ha ammonito la Turchia: «Condanniamo ogni escalation. Supportiamo il mantenimento delle attuali linee di cessate il fuoco. Ogni nuova ulteriore offensiva minerebbe la stabilità regionale, mettendo a rischio le forze americane nella campagna della coalizione contro l’ISIS», ha dichiarato. Una preoccupazione condivisa anche dal comandante delleforze SDFMazloum Abdi, le cui unità sono tuttora impegnate nella parte nord-est della Siria a combattere le cellule degli estremisti islamici. Ulteriori attritipotrebbero sorgere con laRussiae ilgoverno sirianodi Assad, che conducono pattugliamenti congiunti nelle aree contese dai turchi e rivendicano la piena sovranità siriana secondo i vecchi confini pre-guerra civile. Negli ultimi giorni il contingente russo harafforzato le proprie posizionimentre, contemporaneamente, le forze siriane e le milizie iraniane hannoaumentato il dislocamento di uominie mezzi in supporto del Rojava nel nord della Siria. Il comportamento della Turchia riflette l’ambiguitàe la disinvoltura della sua politica estera, dove grazie al suo ruolo nellaNATO, ma anche ai buoni rapporti con la Russia, può permettersi di intervenire in più aree, conalleanze e atteggiamenti variabili. Uncomportamento spregiudicatoche in diversi teatri di guerra ha comportato numerosi abusi e vittime, spingendo l’ONUa indagare sulle azioni turche e il supporto fornito alle milizie jihadiste nei territori siriani occupati.