Cingolani “vuole” il nucleare di quarta generazione
Per realizzare un’autentica transizione energetica, c’è bisogno di pragmatismo. E di grandi investimenti tecnologici, in settori come la chimica di trasformazione, gli accumulatori al litio. Eil nucleare di quarta generazione. A dirlo è statoRoberto Cingolani, intervenuto al5° Innovation Summit di Deloitte, evento focalizzato sugli impatti dell’innovazione su economia e società. È il momento di innovare, dobbiamo fare uninvestimento sul futuro, ha sottolineato il vertice del MiTe. «Abbiamo fatto un vaccino anti-Covid in 18 mesi, anche se ci dicevano che sarebbero serviti 10 anni. La vera sfida di oggi saràarrivare alla fusione nucleare entro i prossimi 18 anni. Se tanto mi dà tanto, questa sarà la meta più importante per tutta l’umanità». Se laGermaniaha manifestato la sua opposizione all’inclusione del nucleare nellatassonomia verde dell’Unione europeaperché considerato “non sostenibile” – posizione condivisa da molti commissari europei, come il vicepresidente della Commissione con delega al Green Deal, Frans Timmermans -, Cingolani considera il problema “nostrano”, con questa fonte di energia, precipuamente ideologico. D’altra parte, il vertice del MiTe ha spiegato cheil nucleare produce, rispetto agli altri sistemi energetici, meno gas serra di tutti. Ma dopodue referendum contrati(nel 1987 e nel 2011), questa possibilità energetica torna ciclicamente a far parlare di sé. «Se ci pensiamo, a oggi 14 Paesi europei dispongono del nucleare». Tuttavia, e Cingolani ha tenuto spiegarlo in diverse occasioni, l’interesse della Penisola non sarebbe quello di guardare agli impianti, come quelli francesi, di seconda generazione. Quanto, piuttosto, aimini-reattori modulari(small modular reactors, SMR), tecnologia nucleare di quarta generazione, cheproducono scoriein quantità minime. Si tratta di piccoli reattori (chenon superano i 300 megawatt di potenza), derivati dai morti di sommergibili e navi atomiche. Sono costituiti da cilindri, che contengono il nocciolo con ilcombustibilee il generatore di vapore, prodotto dal calore generato dal nocciolo. Il vapore prodotto aziona una turbina esterna e un alternatore, che produce energia. Una volta raffreddata, l’acqua rientra nel mini-reattore e il ciclo ricomincia. Dalla Cina alla Gran Bretagna, oggi in tutto il mondosono circa una ventina i progetti di SMR in fase di realizzazione. Sono diverse le potenzialità delle centrali costituite da questo tipo di reattore: occupano il 10% dello spazio rispetto a una centrale tradizionale, dunque ha impatti ambientali ed economici inferiori. Inoltre, i mini-reattori vengono alimentati con combustibili non convenzionale che durano a lungo,riducendo il numero di scorie prodotte. A differenza delle centrali tradizionali, che richiedono un rifornimento ogni 1-2 anni,quelle realizzate a con i mini-reattori necessitano di essere alimentare ogni 3-7 anni. «Sono simili ai motori dei rompighiaccio sulle banchine artiche, una tecnologia che c’è già e che funziona. Ma è chiaro che in futurobisogna arrivare alla fusione», ha sottolineato Cingolani in un’intervista alla Stampa. Un progetto a cui si guarda da tanti, troppi anni. E a cui, secondo Cingolani, non si è arrivati a una conclusone per la mancanza di un serio investimento.