Elizabeth e Anna: le ragazze che ingannarono l’America

 

Era il 1817 quando una giovane donna di nomeMay Bakersi presentò come una misteriosa principessa di una sperduta isola dell’Oceano Indiano. Un giorno la sfortunata fanciulla era stata rapita dai pirati e aveva perso così tutti i suoi averi. La storia parve talmente plausibile all’epoca che May Baker visse per lungo tempo tra le ricchezze e gli agi dell’alta società, soprannominata da chi la conosceva come laCaraboo Princess, nonostante fosse in realtà la figlia di un modesto calzolaio. Le 2truffatricidi cui parleremo a breve non hanno nulla da invidiarle. Tra di loro tanti gli aspetti in comune: sono donne dei nostri giorni, hanno commesso i loro reati negli Stati Uniti e sono state entrambe, inevitabilmente, smascherate. Diventandoperfetti personaggi per fortunate serie tv. Elizabeth Holmes e la grande “bufala” sanitaria Daenfant prodigea regina dellaSilicon Valley: la storia di una delle più abilitruffatricid’America continua a suscitare interesse, tanto da ispirare la serieThe Dropout,basata sull’omonimo podcast di ABC News e da poco disponibile anche in Italia su Disney+. A prestare il volto a Elizabeth Holmes è la poliedricaAmanda Seyfried, mentre è in produzione per il grande schermo un film sulla vicenda conJennifer Lawrence.Seyfried, con il suo chignon di capelli biondi, il rossetto rosso ciliegia e il look total black, rievoca perfettamente l’immagine della giovaneimprenditrice. Tutto nell’aspetto e nel modo di comunicare di Elizabeth Holmes era infatti curato nei minimi dettagli. La scelta di indossaresempre dolcevita nerisembrava un omaggio e un riferimento a un’iconografia precisa, quella diSteve Jobs, di cui si dichiarava una profonda ammiratrice. Le leggende sul suo passato dibambina prodigioalimentavano un’aura di mistero e di predestinazione. La terribile fobia degli aghi concludeva il quadro costruito ad arte. Nei primi anni 2000, all’età di 19 anni aveva lasciato gli studi universitari allaStandford University- un’altra analogia col suo idolo Steve Jobs, che aveva abbandonato gli studi per dedicarsi ai suoi progetti – e con solo il diploma in tasca era riuscita a fondarela sua startup:Theranos, un’azienda che avrebbe reso “democratico il sistema sanitario statunitense”, grazie a unatecnologiaall’avanguardia che pareva destinata a surclassare il tradizionale prelievo di sangue con una semplice e rapida puntura al polpastrello. Una startup che aveva in breve moltiplicato il proprio valore sul mercato, arrivando a pesare9 miliardi di dollari. Mentre le copertine diFortune,GlamoureVanity Fairse la contendevano e ilTime Magazinela consacrava “genio visionario”, l’intrepida startupper riceveva anche i complimenti sentiti dell’allora vicepresidenteJoe Biden. In 10 anni Holmes non solo era divenutauna delle CEO più in vista, ma promettendo test clinicicon una sola goccia di sangue, aveva anche ottenuto 700 milioni di dollari di investimenti e un contratto di collaborazione con la catena di farmacie Walgreen. Dietro le apparenze, però, circondata da un consiglio di amministrazione privo di scienziati, Elizabeth Holmes aveva continuato afalsificare i risultati dei teste a mettere a tacere i sospetti, nella speranza di riuscire un giorno a creare la tecnologia del futuro. Nel 2017 il castello di carta crolla: un giornalista delWall Street Journalrivela al mondo la verità. Pochi mesi fa si è concluso il primo processo a suo carico, a conclusione del quale è stata giudicatacolpevole quattro capi d’accusa di truffa, compreso quello più importante, cioè diavere mentito agli investitori di Theranos. Anna Sorokin e la finta eredità Un gigantesco raggiro è anche quello che aveva orchestratoAnna Sorokin ai danni dei più grandi istituti di credito di New York.La truffa portata avanti dalla giovane criminale non riguardava però solo la sua attività lavorativa, ma la sua stessa identità. Certo, l’inganno è durato molto meno rispetto alla messa in scena ideata da Elizabeth Holmes, eppure anche la storia di Anna Sorokin, meglio nota comeAnna Delveyal tempo dei fatti, ha dell’incredibile e si è conclusa più o meno nello stesso periodo. Per oltre 10 mesi, tra il 2016 e il 2017, Sorokin si era finta un’ereditiera tedesca, figlia di un certo Delvey e aveva millantato una cifra da capogiro in un fantomatico fondo fiduciario in Germania, intoccabile fino al proprio 25° compleanno per volontà del padre. Con questo semplice escamotage e assegni fraudolenti, era riuscita per mesi atruffare banche, ristoranti, hotel, uomini d’affari di Manhattan e persino amici, per un totale di 270.000 dollari. Nata in Russia nel 1991, in una famiglia modesta, si era trasferita prima a Berlino nel 2011 e poi a Londra per studiare moda al Central St. Martin’s College. Aveva ben presto abbandonato gli studi per recarsi a Parigi per uno stage nella redazione diPurple. Circondata da influencer e imprenditori, aveva intrapreso la sua inesorabile scalata verso ilsuccesso. Già durante la sua permanenza a Parigi,il suo account Instagram contava 40.000 mila followers. A New York, aveva adottato uno stile di vita sopra le righe, spostandosi da un albergo extra-lusso all’altro, dal Beekman Hotel e al W Hotel, affittando suite da migliaia di dollari a notte e lasciando mance da centinaia di dollari. Il suo progetto?Creare la Anna Delvay Foundation, una sorta diclub esclusivo, che secondo le sue speranze sarebbe diventato un vero e proprio polo di attrazione per gliartisti più famosi della metropoli. L’aspetto assurdo della vicenda è che vari studi legali e avvocati di un certo prestigio avevano finito per garantire per lei di fronte agli istituti di credito a cui Sorokin si rivolgeva, senza indagare troppo,soggiogati dal fascino e dalla sicurezzache la ragazza dimostrava. La sua ascesa all’Olimpo sarebbe stata repentina quanto la sua caduta. La menzogna, infatti, non poteva però reggere a lungo. Quando gli hotel avevano cominciato a sbatterla fuori per i mancati pagamenti e varie banche le avevano negato i prestiti, qualcuno aveva iniziato a indagare su di lei. Cosìnel 2017, Anna Sorokin era stata ammanettata, all’entrata di un centro di riabilitazione a Malibu, in California, dove si era rifugiata per evitare di comparire di fronte al giudice. Le udienze intribunalesi sono trasformate nel corso del tempo in passerelle in cui sfoggiare outfit e abiti griffati: più volte si è rifiutata di presentarsi con la divisa penitenziaria e secondo alcuni rumors avrebbe assunto una stylist di lusso. Ad oggi è dietro le sbarre edeve scontare 12 anni di carcere per 8 capi di imputazione. A marzo è stata estradata in Germania. Anche la sua storia, come quella di Elizabeth Holmes è stata raccontata in una serie targataNetflix,Inventing Anna,prodotta dalla regina della serialità Shonda Rhimes. Nei panni dellatruffatrice più trendydegli Stati Uniti la giovane attriceJulia Garner.