La “rieducazione” di massa degli uiguri
Era dal2005che un Alto commissario per i diritti umani delleNazioni Unitenon metteva piede in Cina. È stata la funzionariaMichelle Bachelet, ex Presidente del suo Paese natale, a rompere una tradizione durata 17 anni. E questo sarà solo uno dei motivi per cui questa giornata verrà ricordata in futuro: l’emittente britannica Bbc ha pubblicato migliaia di fotografie delsistema di incarcerazione di massadella regione delloXinjiang, per cui Pechino è stata accusata di perpetrare campagne di repressione contro laminoranza musulmana degli uiguri. I file fanno parte di un enorme archivio didati hackeratidai server dei computer della polizia della regione. Più di5.000 fotografie scattate tra gennaio e luglio del 2018che, insieme ad altri documenti, dimostrano che almeno28.884 persone sono state detenutee mostrano guardie armate di manganelli accanto ai cosiddetti “studenti”, come li definisce il regime cinese. Nel 2019il ministro degli EsteriWang Yiaveva dichiarato: «La verità è che i centri di istruzione e formazione nello Xinjiang sono scuole che aiutano le persone a liberarsi dall‘estremismo». I dossier erano stati condivisi all’inizio dell’anno dalla Bbc, ma ci sono voluti alcuni mesi per indagare, autenticare e dimostrare che si tratta dinuove prove dell’internamentodegli uiguri della regione e di altre minoranze turche. L’esistenza di questi campi di detenzionenon è una novità: numerose inchieste giornalistiche e alcuni rapporti delle Nazioni Unite hanno dimostrato come questa minoranza etnica sia sottoposta a vari tipi diviolenza, dai lavori forzati alla tortura, dall’impossibilità di sostenere un processo alla reclusione senza alcuna motivazione. Le foto pubblicate dalla Bbc mostrano i volti dei prigionieri, riportano nome e cognome, età, il loro status, ma non a tutti corrisponde una ragione per la quale sono detenuti: per alcuni è“Notstated”,non dichiarata. La Bbc spiega che molti sono stati detenuti soloper aver visitato Paesi a maggioranza musulmanae per la loro fede islamica. Alcuni, addirittura, compaiono in una lista di “parenti di altri detenuti”, come Tajigul Tahir, madre di un ragazzo incarcerato per terrorismo per la sua “forte inclinazione religiosa”. Le prigioni formali e i campi di “rieducazione” costruiti in tutto loXinjiang,un territorio autonomo dal 1955nel nord-ovest del Paese in cui abbondano luoghi desertici e montagne, sono due sistemi separati, ma correlati tra loro, della detenzione di massa ai danni della minoranza etnica che abita queste zone. Sono circondati da Mongolia, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Afghanistan, Pakistan, India, la regione autonoma del Tibet e altre due province cinesi, lo Qinghai e il Gansu. Gliuiguri, popolazione turcofona e di fede prevalentemente musulmana, costituisconoil 46%degli abitanti della regione dello Xinjiang, ma solo lo 0,6% di quella totale cinese. Si tratta di uno dei 56 gruppi etnici, o Mínzú, presenti sul territorio e riconosciute dal Partito Comunista Cinese e definite dalgoverno cineseuna “minoranza regionale in uno stato multiculturale”. Altri esempi sono i Mongoli, i Tibetani, i Dong, i Miao e gli Han: questi ultimi rappresentano il 92% della popolazione continentale. “Le foto forniscono una registrazione visiva unica della modalità in cui intere fasce della società uigura sono state spazzate via, sia neicampi che nelle prigioni, persona per persona”, accusa la Bbc. La più giovane, Rahile Omer, aveva 15 anni al momento della detenzione. La più anziana, Anihan Hamit, 73. Proprio oggi è stato pubblicato ilreport annuale di Amnesty Internationalsullecondanne a morte e le esecuzioni nel mondo: il numero a livello globale è aumentato del 20% nel 2021, soprattutto a causa delpicco del 28% in Iran. Ma le cifrenon includono la Cina, dove i dati non sono disponibili e si crede che migliaia di persone vengano giustiziate o condannate a morte ogni anno in un sistema avvolto dal segreto. I file della Bbc sono passati per le mani dell’antropologo tedescoAdrian Zenz, dellaVictimsof CommunismMemorial Foundation, un’organizzazione senza scopo di lucro anticomunista e conservatrice con sede negli Stati Uniti d’America. Il governo cinese ha sanzionato Znez per le sue influenti ricerche sullo Xinjiang. Una era sui metodi utilizzati dal governo per sterilizzare ledonne uigure: l’inserzione forzata di spirali intrauterine poi irremovibili, contraccettivi iniettati o somministrati per via orale, operazioni chirurgiche. L’intera serie di immagini che ritraggono i detenuti e molte delle altre prove è stata caricataonlineda Zenz, che spiega come siano state scattate presso stazioni di polizia e centri di detenzione nella contea di Konasheher, nella prefettura di Kashgar. “Nel 2018 a queste regioni è stato ordinato di fotografare una quota sostanziale della popolazione nell’ambito dellaraccolta di dati biometrici”, spiega.La lista è davvero infinita. Ma la Cina chiama questo genocidio “la più grande menzogna del secolo”. La visita di Michelle Bachelet, definita dalla segretaria generale diAmnesty InternationalAgnès Callamard«un’opportunità cruciale per affrontare le violazioni dei diritti umani nella regione, ma anche una battaglia contro gli sforzi del governo cinese per insabbiare la verità», sarà a circuito chiuso “per via delCovid-19”. Cosa le sarà permesso fare?