In Asia aumentano le tigri del Bengala
I confini sono una questione nostra, per gli animali invece – a parte le barriere naturali – non esistono. Eppure, come insegna una storia che arriva dall’Asia, potrebbero trasformarsi in un problema anche per loro quando si parla dipolitiche per la conservazione delle specie. In Nepal e India il numero delletigri del Bengala, grazie a sforzi importanti per proteggerle, sta aumentando con ottime prospettive. Il Nepal spera, a luglio, di annunciare persino ilraddoppiodella sua popolazione di tigri rispetto al passato. Ma c’è un problema che è tutto racchiuso in quel “sua”: alle tigri del Bengala poco importa di essere del Nepal o dell’India e continuano giustamente aspostarsi in cerca di habitat migliori. Per le autorità che devono ottenere fondi per le politiche di conservazione e dimostrare però che i felini crescono e si riproducono all’interno dei due distinti territori questo“nazionalismo”ha un peso specifico che non si può ignorare e rischia di rovinare gli sforzi di protezione. Molte tigri, dimostrano i dati di ong e biologi che studiano i loro comportamenti, si stanno infatti spostando sempre più spessodalNepalall’Indialungo i confini meridionali.Esattamente come migliaia di nepalesi, si muovono alla ricerca di condizioni migliori, questo perché l’India con sforzi mirati per fermare il disboscamento e agevolare alcuni spazi verdi al momento offre più chance ai grandi felini. Per questo ilDipartimento dei parchi nazionali e delle riserve naturali del Nepalsta avviando piani per tentare di far rimanere le tigri in territorio nepalese, in modo tale da ottenerefondi e contributiper garantire sforzi per preservare la popolazione delle tigri. Quasi cento anni fa si stima che in tutta l’Asia ci fossero circa100.000 tigri selvatiche- racconta un servizio diMongbay- ma a inizi anni Duemila il numero è crollato del 95% trabracconaggioe perdita di habitat, con alcune sottospecie che si sono addirittura estinte. Nel 2010 però, in vista del2022 in cui si celebra l’anno cinese della tigre, i governi dove erano presenti i felini hanno avviato politiche per raddoppiare le popolazioni degli animali. In gran parte hanno funzionato: le tigri del Bengala stanno tornando. Ma mentre i mammiferi crescono e si spostano attraversando confini politici, gli uomini litigano a causa di un sorta di senso di “nazionalismo animale” che rischia di compromettere gli impegni portati avanti finora. “Agli animali non importa di appartenere al Nepal o all’India ma non è stato facile capirlo per gli umani” ha raccontato l’ambientalistaNarendra Man Babu Pradhanche lavora conIUCNin Nepal. I contrasti nascono dal fatto che i differenti governi (e non solo) finanziano i progetti di conservazione in base anche al censimento delle tigri: il movimento transfrontaliero dei felini crea dunque possibili difficoltà nell’affidamento dei fondi e nel valutare le performance di dipartimenti e istituti. Per ovviare al problema da tempo scienziati e ambientalisti professano la necessità di altri tipi di strategie, non relegate a confini nazionali ma per habitat ocorridoi verdi, in pratica lungo tutti quegli spazi in cui gli animali vivono e che, negli ultimi decenni, sono statiframmentati dalle attività umanee sono minacciati in futuro anche dalla costruzione di strade e infrastrutture in entrambi i Paesi. Strategie finora in gran parte ignorate. Per questo, nel nome dellatigre, ora attivisti e ricercatori suggeriscono nuovamente uno sforzo di conservazione combinato fra India e Nepal, un approccio“transfrontaliero”che vada nella stessa direzione: quella di creare spazi, indipendentemente dai Paesi, in grado di favorire gli spostamenti e la vita dei felini. “Dovremmo guardare al paesaggio come un’unità e fare sforzi concreti per facilitare il movimento delle tigri tra i confini” concludono speranzosi gli esperti.