Caso “assorbente” Conad: come è andata a finire?

 

L’intervento del gruppoConadsulla vicenda “assorbenti” nel punto vendita di Pescara non è tardato ad arrivare. L’episodio in questione risale ad aprile, quando la responsabile del punto vendita abruzzese aveva ordinato alle dipendenti di confessare chi aveva dimenticato nel bagno unassorbente usatochiuso. «Voglio il nome di chi oggi ha il ciclo mestruale ok? Sennò glicalo le mutande io»,aveva dettoin un audio mandato ai capi reparto del superstore. Nel caso in cui nessuna si fosse dichiarata “colpevole”, sarebbero seguitelettere di richiamo. La società Conad ha subito presoprovvedimentidopo aver indagato sull’accaduto, definendo il comportamento come «inaccettabile». L’esito finale è stato larisoluzione del contratto di affitto d’azienda. «Non possiamo accettareun comportamento come quello che, purtroppo, abbiamo potuto accertare nel punto vendita in questione», hadichiaratoAntonio Di Ferdinando, amministratore delegato della Cooperativa Conad Adriatico che rappresenta il gruppo nel territorio abruzzese. «Daremo in ogni casocontinuità alle attivitàdel punto vendita garantendo il servizio ai clienti e il lavoro ai collaboratori», ha aggiunto. Con questo provvedimento, il gruppo Conad ha deciso diritirarei propri prodotti dal punto vendita di Pescara,rompendo del tutto l’associazionetra lo stabile abruzzese e il marchio. «Grande soddisfazioneper la decisione di Conad di recedere dai rapporti commerciali con chi si è reso responsabile del grave e ignobile atto – hanno dichiarato i sindacatiFilcams-Cgil di Pescara e di Abruzzo Molise- Oggi assistiamo alla vittoria delle lavoratrici che hanno scelto di non sottomettersi ai soprusi». «Questavittoriainsegna che non bisogna mai abbassare la testa e che ilmuro di omertà, che spesso si crea nei posti di lavoro, si può abbattere», hanno concluso i due sindacati.