Hong Kong ha un nuovo leader (filocinese)

Hong Kong ha un nuovo leader (filocinese)

 

Uno dei più importanti centri finanziari ed economici dell’Asia ha subito uncambio di leadershipall’insegna dellostatus quo pro-cinese. L’ex Segretario della sicurezza di Hong Kong,John Lee, è stato nominatoCapo Esecutivodell’ex colonia britannica quasi all’unanimità, essendo l’unico candidato votato dal comitato elettorale con 1.416 voti su 1.500. Questa elezione è stata vista dagli osservatori internazionali come una mossa da parte del governo cinese perrafforzare il controllo sulla cittàe inasprire ulteriormentele leggi contro i dissidenti. «Senza i democratici, sarà più facile governare per il Capo Esecutivo essendoci meno pesi e contrappesi» hasostenutoIvan Choy, docente dell’Università cinese di Hong Kong. Il nuovogovernatoreè stato uno dei principali architetti dellarepressione delleproteste del 2019,nate dal progressivo deterioramento del sistema democratico diHong Kongsotto le spinte legislative promosse daPechino. Con una lunga carriera negli apparati di sicurezza all’insegna dellafedeltànei confronti della Potenza cinese, negli anni passatiJohn Leesi era fatto promotore delle legislazioni più dure. A partire dalla controversa“Legge sull’estradizione”che aveva fatto da detonatore per le proteste di massa a favore delle libertà politiche garantite nella città asiatica e ilmantenimento del principio “una nazione, due sistemi”. Milioni di cittadini erano scesi nelle strade per contestare una legislazionesempre più aggressivae non rispettosa deidiritti umani, con il pericolo concreto della persecuzione dei dissidenti politici e la loro estradizione nell’entroterra cinese grazie a dei cavilli legali. Le enormi proteste avevano scatenato fin da subitouna ferma repressioneguidata proprio daJohn Lee, con migliaia di feriti, tattiche di contenimento con l’uso diarmi da fuoco,tecnologie diriconoscimento faccialee bande armate predisposte per lacaccia ai dissidenti. Successivamente nel 2020 sempre Lee era diventato uno dei principali supporter della “Legge per la sicurezza nazionale”, la quale ha diminuito drasticamente i diritti civili e politici dando al governo locale i poteri perarrestarei cittadini accusati di atti di “sedizione, sovversione e secessione”, consentendo così direprimerein modo arbitrario i movimenti a favore della democrazia. La sua elezione, in seguito allamancata ricandidaturadella precedente governatriceCarrie Lam, ha suscitato fin da subitodure reazioninei Paesi occidentali, con l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Unione EuropeaJosep Borrellche ha testualmenteaffermato: «L’elezione del Capo Esecutivoviola i principi democratici e il pluralismo politicoin Hong Kong. Il processo di selezione è un ulteriore passo nello smantellamento del principio “una nazione, due sistemi”». Da parte sua Lee ha elencato che le sueprioritàsaranno il mantenimento dell’ordine politico-sociale in modo da favorire lo sviluppo dell’areaeconomica,mentre il governo cinese haribaditoche «la società di Hong Kong ha un alto livello di approvazione e riconoscimento nei confronti di Lee». L’elezione del nuovo governatore conferma nei fatti laprogressiva annessione dell’ex colonia ingleseall’interno del sistema politico cinese e lafine del vecchio pluralismo politico.