È la burocrazia a fermare il “rinnovamento” italiano
Troppo poco e troppo fermi. L’Italia delle rinnovabili, secondoItaly for Climate della Fondazione per lo sviluppo sostenibile,fatica a spiccare il volo. Oggi, tracrisi climatica e crisi energeticaacuita dall’invasione russa in Ucraina, è sempre più evidente la necessità di smarcarsi dalle dipendenza delle fonti fossili provenienti da altri Paesi e puntare su energie pulite, comeeolico e solare, per la ripartenza e l’approvvigionamento energetico futuro. L’Italia ha tutte le chance, a partire da investimenti,vento e sole, per aumentare in maniera importante la produzione di energia derivante dafonti rinnovabilima i dati dell’anno scorso mostrano unaroad map ancora troppo lenta, bloccata spesso dallaburocrazia, dai comitati Nimby e dai veti delle soprintendenze. A tracciare un quadro dell’Italia rinnovabile nel 2021 è proprio il report di Italy for Climate che nei suoi “10 key trend sul clima per l’Italia”racconta come nel 2021 lo Stivale ha installatosoltanto 1,4 milioni di kW (GW) di nuovi impianti eolici e fotovoltaici, una cifra decisamente inferiore a tutti gli altri grandi Paesi europei. Il rapporto ricorda come a cavallo del decennio2010l’Italia ha registrato una fortissimacrescita per le fonti rinnovabili(nell’anno record 2011 abbiamo installato 9 GW di fotovoltaico e 1 GW di eolico) ma negli ultimi 8 anni siamoscesia una media poco confortante di circa 1 GW ogni anno. «Emerge come ancora nel 2021 non si sia sbloccatolo stallo delle fonti rinnovabilidel settore elettrico, che invece dovrebbero essere un traino della transizione energetica. Soprattutto in un Paese come il nostro, che dispone con grande abbondanza sia di sole che di zone ventose (nel sud Italia e nelle isole)» si legge nel report. Impietoso è poi ilconfronto con alcuni degli altri grandi Paesi europei. Nell’ultimo triennioItaly for Climatericorda come nel Vecchio Continente «anche grazie al nuovo e più ambizioso quadro di politiche europee sul clima e l’energia sono cresciute lerinnovabili. Ma purtroppo non in Italia: gli ultimi dati daIrena(l’agenzia internazionale per le fonti rinnovabili) mostrano comenel 2021 l’Italia ha installato la metà degli impianti polacchi,un terzo di quellifrancesi e spagnoli,un quarto di quelliolandesi e tedeschi». Tenendo conto chedovremmo installare 9 GW ogni anno entro il 2030per raggiungere i nostri obiettivi climatici e centrare latransizione energetica, i dati vengono giudicati dunque come “preoccupanti”. Allo stesso tempo, però, ricordano gli autori del report, sappiamo qual è il problema e possiamo superarlo per crescere rapidamente in termini dienergia pulita. «A tenere in stallo il settore delle rinnovabili è laburocrazia, con iter autorizzativi lunghissimie forti resistenze da parte delle amministrazioni regionali e del Ministero della cultura» sostengono nell’analisi e indicando lo “sblocco burocratico” come necessario per il progresso. Una azione che – chiosano da Italy for Climate – deve avvenire a stretto giro soprattutto oggi in cui siamo «in una fase in cui liberare le potenzialità delle fonti rinnovabili vorrebbe dire poterridurrein modo rapido ladipendenza dell’Italia dalle importazioni di gas fossile».