I fish and chips inglesi chiudono. E l’inflazione schizza
In Gran Bretagna “cheap as chips”, “economico come le patatine”, è un modo di dire molto diffuso per indicare che un prodotto è a buon mercato. Ma conl’inflazioneche a marzo ha raggiunto il 7%, ora gli inglesi potrebbero essere costretti ad aggiornare il vocabolario. Secondo Andrew Crook, presidente dellaNational Federation of Fish Friers, laGran Bretagnarischia di perdere fino a 3.000 dei circa 10.000 negozi di “fish and chips”, in quella che Crook stesso sulNew York Timesdescrivecome «la più grandecrisi del settoreda quando questi negozi sono stati aperti negli anni ‘60 dell’Ottocento». All’origine c’è lariduzione delle fornituredovuta alle conseguenze della guerra in Ucraina, che ha determinato ilrincarodi alimenti e ingredienti di base come la farina, il pesce el’olio da cucina. «Le azioni che abbiamo intrapreso persanzionare il regime di Putinhanno un costo anche per noi che restiamo a casa», haaffermatoil Cancelliere dello scacchiereRishi Sunak, che ha sottolineato come «l’invasione dell’Ucraina rappresenta un rischio per la nostra ripresa così come per i Paesi di tutto il mondo». L’Ufficio nazionale di statistica (Ons) ha calcolato che a marzo l’indice deiprezzial consumo è salitoal 7%rispetto al 6,2% del mese precedente, trainato dall’impennata di energia, generi alimentari e carburante.Negli ultimi 12 mesi, il prezzo di diesel e benzina è aumentato di oltre il 30%, come non accadeva dal 1989. Si trattadell’inflazione più alta degli ultimi 30 anni, e secondo laBanca d’Inghilterraentro il 2022 potrebbe sfiorare il 10%, con una media annuale che l’Ufficio per la responsabilità di bilancio (Obr) stima del 7,4% e un valore non inferiore al 2% fissato come obiettivo dalla Banca centrale fino al 2024. Tutto questo si traduce in un costo ancora più elevato per le imprese, conricadutesul costo della vita dellefamiglie. Sempre secondo l’Obr, il reddito pro capite per famiglia potrebbe diminuire del 2,2% nel prossimo anno fiscale, un dato che non si registra dal 1956. «So che questo è un momento preoccupante per molte famiglie» ha aggiunto Sunak, che ha annunciato unostanziamento di 22 miliardi di sterlineattraverso l’apposito fondo di sostegno. «Stiamo anche aiutando quante più persone possibile a trovare lavoro» ha concluso, «il modo migliore per le famiglie di ottenere sicurezza economica a lungo termine». Intanto, per contenere l’inflazione, il 17 marzo la Banca d’Inghilterraha alzato i tassi di interessedi 0,25 punti percentuali,portandoli ai livelli pre-pandemia dello 0,75%. Il 5 maggio si riunirà il Comitato per la politica monetaria (Mpc), ed è possibile un ulteriore rialzo di 0,25 punti all’1%.