Dalla Sardegna alla Sicilia per studiare la vita marina

 

Ottantaquattro giorni di navigazione,a bordo di un catamarano a vela, per un progetto di studio e divulgazione sullo stato di salute delMar Mediterraneo. Con il fine di accrescere la conoscenza e la nostra sensibilitànei confronti degli ecosistemi marini. Si chiamaMARE– acronimoMarine Adventure for Research & Education– e nasce lo scorso novembre, su iniziativa del Centro Velico Caprera, grazie alla collaborazione con One Ocean Foundation e il supporto di Yamamay, Polaroid, Sorgenia e Synergie. L’idea è quella direalizzare una navigazione di 12 settimane per visitare tutte le 22 aree marine protette del Tirreno(la Penisola ne conta in totale 33). A bordo del catamarano,un’equipe formata anche da biologi, che raccoglierà dati preziosi per fare un punto sulle criticità della biodiversità acquatica. Si partirà il 30 aprile dalla Maddalena,navigando la costa occidentale della Sardegna. Poi, da Cagliari il catamarano solcherà le acque fino a Palermo,toccando le aree marine di Siracusa e Augustafino a risalire la costa campana, quella degli Infreschi, passando dalle Eolie, e salutando le coste laziali, toscane e liguri. L’ultima area marina visitata sarà Bergeggi, in Liguria, nella zona di ponente. Per poi attraversareil quadrilatero (o Santuario) dei cetacei. Infine, e in funzione del vento,il 23 luglio il catamarano arriverà a Caprera. Con un bagaglio culturale e di ricerca importante. «Siamo a bordo di questa iniziativa – ha sottolineato l’ammiraglio Pierpaolo Ribuffo, a capo del Comando Marittimo Nord della Marina Militare –Sosteniamo la condivisione di valori diffusicome fare equipaggio in maniere inclusiva, prendersi cura del mezzo affidato, incentivare la solidarietà tra marinai e sostenere il rispetto dell’ambiente e del mare. È interesse della Marina che a questa iniziativa se ne affianchino altreperché il mare venga preservato oltre il suo orizzonte». Come ha sottolineato Ginevra Boldrocchi, biologa e coordinatrice scientifica del progetto, aumentare la nostra conoscenza degli ambienti marini porta amigliorare le misure di tutela per la loro conservazione. Questo vale soprattutto per il Mediterraneo, unhotspot di biodiversità, ricchissimo di endemismi, maaltamente impattato e inquinatoanche a causa anche del traffico marittimo e delle attività industriali costiere. «Un altro problema che affligge questo importante bacino è il fatto che ci sonomolte specie a rischio estinzione di cui non abbiamo dati e quindi difficili da proteggere», ha sottolineato Boldrocchi. Il team scientifico, di cui fa parte la ricercatrice, l’oceanografo e primo ricercatore CNR Sandro Carniel e Arianna Liconti, ecologista del mare,si alternerà durante tutto il viaggio per monitorare e raccogliere dati senza sosta. I tre studiosi saranno impegnatianche in attività di divulgazione. Tre i temi trattati. Prima di tutto, la biodiversità che, come anticipato, nel Mediterraneo è ricchissima ma purtroppo poco monitorata e in difficoltà. «Basti pensare questo bacino è stato definitoil mare più pericoloso per la salvaguardia di squali e razze, dove il 41% è a rischio estinzione», ha specificato Boldrocchi. Proprio per questo, ha spiegato la ricercatrice, il team sarà impegnato inun monitoraggio, delle specie acquatiche, visivo e genetico. «Per mappare tutte le specie target». La seconda parte dell’attività di ricerca riguarderà invecel’ecotossicologia, per indagare (aggiornandolo) lo stato di contaminazione del nostro mare. «Lo studio più recente sul mercurio nel plancton risale al 1970: è davvero tempo di dati nuovi». A tal fine, Boldrocchi, Carniel e Licontipreleveranno campioni di zooplacton, la base della catena trofica (cioè alimentare). «Monitorandoli,riusciremo ad avere un quadro relativo alla contaminazione spaziale e alla sua quantità». Terza e ultima colonna portante del progetto,la citizen science. D’altra parte, il successo delle iniziative di conservazione biologica non dipende solo dalla raccolta di informazioni ecologiche ma anchedall’adesione pubblica ai programmi di protezione. Il metodo adottato per il progetto MAREvedrà i biologi illustrare le attività scientifiche attraverso l’osservazione e attività di campo. «L’idea – ha spiegato Boldrocchi – è approfondire tutti i temi trattati,grazie a un laboratorio a bordo. Quando campioneremo il placton, una parte verrà utilizzata per le nostre ricerche e un’altra parteverrà messa a disposizione di tutti gli interessati, tramite microscopi e altri strumenti scientifici». L’unicità di questo progetto, ha spiegato il team scientifico, èla possibilità di monitorare costantemente una parte vastissima del Mediterraneo e dunque di mappare, lungo il tragitto,animalicome squali, cetacei ma anchespecie aliene di cui non sappiamo molto. «Raccoglieremo dati che serviranno alle generazioni futuri per fare confronti. Dal punto di vista della ricerca,da questo progetto emergeranno pubblicazioni di articoli scientifici su riviste internazionali. Daremo la possibilità di redigere tesi triennali e magistrali a tutti gli studenti interessati,rendendo disponibile tutto il materiale raccolto per le attività future di divulgazione ed educazione». Per la settimana di navigazione tra Cagliari a Palermo è stata organizzata una summer school dove parteciperanno studenti di dottorato dell’Università dell’Insubria. «In quell’occasioneapprofondiremo insieme agli studenti argomenti di ecologia ed ecotossicologia dell’ambiente marino. La speranza è però quella di favorire la contaminazione di conoscenzegrazie a loro contribuiti su tematiche specifiche. Ampliando l’area della ricerca con qualche visione parallela». «Le nuove generazioni – ha sottolineato Riccardo Bonadeo, presidente di One Ocean Foundation – devono comprendere che se non agiamo adesso ci avviciniamo alla soglia del non ritorno. Ciò cui tengo sottolineare è chenoi abbiamo delle enormi responsabilità eche, se vogliamo,possiamo essere il cambiamentoper preservare un bene preziosissimo: l’oceano».