Roma diventerà davvero una città da 15 minuti?

 

È possibile fare acquisti, lavorare, fare jogging e accedere a tutti i servizi necessari entro 15 minuti in bicicletta o a piedi da casa propria? Secondo l’urbanista e accademico franco-colombiano della SorbonaCarlos Moreno, sì. Anzi, le città del futuro dovrebbero essere progettate secondo questo modello, utile a risolvere alcuni dei problemi che affliggono i centri urbani moderni:inquinamento, rumore e mancanza di spazio. Lasindaca di Parigi Anne Hidalgo, eletta per la prima volta nel 2014, è stata laprima politicaad adottare questo modellocome slogan per la propria candidatura, nel 2020. Secondo leNazioni Unitedurante i suoi mandatile emissioni di CO2 sono state ridotte del 20%rispetto ai suoi predecessori e questa idea è perfettamente in linea con il suo approccio sostenibile e la sua lotta ai cambiamenti climatici. Le idee di Hidalgo e Moreno sono state imitate da altre città europee comeDublino, Barcellona, Milano e Lisbona.Di recente, anche il primo cittadino diRoma, Roberto Gualtieri,ha tenuto un convegno dal titolo“Roma a portata di mano: la città dei 15 minuti”. Il sindaco della Capitale ha detto, in collegamento con il Campidoglio, che questo modello rappresenterebbeuna grande opportunitàper la città che soffre «di una distribuzione fortemente diseguale dei servizi e delle condizioni economiche». Presente all’incontro lo stesso Carlos Moreno, ideatore del“Ville du quart d’heure”che prevede tutti i servizi principali a1.250 metri da ogni residente: «Per decenni abbiamo accettato di vivere in città trafficate, inquinate, senza biodiversità, di usare i trasporti pubblici nelle peggiori condizioni. Oggi abbiamo due incentivi per cambiare il nostro modo di vivere la città: la pandemia e il cambiamento climatico», ha spiegato Moreno. Il quotidiano statunitense Politicoraccontache ilmodello che l’urbanista vorrebbe riprodurre non si è mai estinto in un particolare quartiere di Roma, Testaccio. Si trova tra una riva del fiume Tevere e una montagna di anfore di terracotta accumulate una sopra l’altra – il celebre Monte dei Cocci – quando ancora la zona ospitava un porto.Irene Ranaldi,una sociologa raggiunta dal quotidiano, ha sottolineato che tutto ciò di cui i residenti hanno bisognoè raggiungibile a piedi:dai bar alle banche, dalle biblioteche alle cliniche ospedaliere. Giàa fine Ottocento, quando il quartiere venne riprogettato dopo la bonifica del 1870, le città erano organizzate per avere le aree residenziali il più vicino possibile ai luoghi di lavoro e ai servizi. Ma lagentrificazioneè arrivata alle porte di Testaccio negli anni 2000, quando le palazzine popolari sono state privatizzate e il quartiere raggiunto da speculazioni dilaganti, lo ha spiegato a PoliticoDanila Marcaccini, membro del Comitato Testaccio: «Le persone che hanno acquistato il loro appartamento di 60 metri quadrati nelle zone popolari per 40.000 euro ora possono rivenderlo facilmente a € 400.000». Si tratta di una delleprincipali critiche alle città dei 15 minuti,che oggi possono funzionare solo se si lavora da casa e non ci si deve spostare per raggiungere il proprio lavoro, cercando una casa più vicino alla sede. E questi spostamenti riguardano principalmentela classe operaia. A Roma è l’assessore comunaleAndrea Catarcil’incaricato di trovare il modo per realizzare il modello dei 15 minuti. Ma il suo portafoglionon ha alcun budget assegnato, «ma ho un enorme desiderio di trovare modi per reinterpretare e riprogrammare la città e incoraggiare il resto dei consiglieri a svolgere azioni specifiche nelle loro aree», ha spiegato aPolitico.Riprogettare significheràinvestire nei servizi comunali e attrarre nuove imprese,ma anche coinvolgere la costruzione di opzioni di transito che colleghino quelle aree al resto della città. Un arduo compito. E non basteranno 15 minuti per rispettarlo.