Esiste un segmento delsettore beautyche ogni anno aumenta la propria fetta di mercato, fa bene anche al Pianeta. Si tratta dellacosmetica Halal. Il terminehalalin arabo significalecitoe identificaprodotti consentiti dalla religione islamicae quindi utilizzabili da chi la professa. Questa parola si contrappone aharam, che invece si traduce con proibito. Un prodotto per essere definito halalnon può contenere determinati ingredienti e deve essere realizzato rispettando regole ben precisein ogni momento della filiera produttiva. Solo così, dopo attenti esami da parte di commissioni apposite, ottiene la certificazione ufficiale, che investe ogni categoria merceologica: dal cibo all’abbigliamento, fino appunto alla bellezza. Secondo lo State of theGlobal Islamic Economy Report 2020/2021, il mercatomuslim friendlynel suo complesso ha fatto spendere alle persone di fede islamica di tutto il mondo 2.000 miliardi di dollari nel 2019. Di questi circa66 miliardisono stati indirizzati allacosmetica Halal. Numeri che secondo ilGlobal Halal Cosmetics Marketsono destinati a salire ulteriormente fino ad arrivare a 76 miliardi entro il 2024. Il primo ingrediente che non deve essere presentein trucchi, profumi e prodotti skincare, per il corpo o per i capelli,è l’alcol, vietatissimo per la religione islamica. Tutto ciò che è destinato alla bellezza di donne e uomini musulmanideve essere anchecruelty freee quindinon contenere ingredienti di origine animale,o entrati in contatto con prodotti derivati da suini o animali non macellati secondo il rituale islamico. Uno dei precetti di questa fede è il rispetto della vita in ogni sua forma: per questo sonobanditi anche siliconi, parabeni, sostanze inebrianti o geneticamente modificate, conservantie qualunque elemento che possa fare male al corpo umano. L’Islam è la religione numericamente più diffusa, con circa1,6 miliardi di fedeli nel mondo. Questo numero elevato traina un mercato florido soprattutto in determinate nazioni, prime tra tutteIndonesiaeMalesia, ma che si sta consolidando anche in molti Paesi del vecchio continente comeGran Bretagna,Franciae recentemente ancheItalia. Il motivo, oltre alla globalizzazione e alle nuove generazioni di ragazze musulmane che, forse più delle loro madri, scelgono di avvicinarsi al make-up, è che questo tipo di cosmesi,non rispetta solo i precetti religiosi ma anche quelli dell’eco-sostenibilità. Molte delle regole che rendono lecito un prodottosono le stesse portate avanti dall’industriabeauty green, prediletta dalla Generazione Z che sceglie gli acquisti non solo in base alla qualità ma anche all’impatto che esercitano sul Pianeta. Quello determinato dalla produzione Halal è minimo visto che trucchi, creme e profumi non sono solo privi di ingredienti di origine animale ma anche realizzati prediligendoformule vegane che necessitino delminor spreco di acqua possibilein fase di produzione. Senza contare che anche ilpackaginge lacomunicazionedi tutto ciò che non siaharamdevono essere conformi ai dettami della legge islamica e di conseguenza green.L’uso della plastica è ridotto al minimoe dove possibile addirittura bandito e sostituito con materiali completamente riciclabili, e anche le iniziative dimarketingportano avanti temi cardine come il rispetto per ladiversitàe l’inclusione. Per quanto riguarda i prodotti la scelta è piuttosto varia e simile a quella della cosmesi tradizionale. Nelmake-upil più richiesto è ilfondotintaa lunga tenuta, indispensabili per le ragazze che portano il velo e che proprio per evitare di sporcarlo prediligonoprodotti no transfert. Non mancano ovviamente i rossetti, purché non in colori troppo vistosi, perché un’altra regola alla quale le musulmane dovrebbero attenersi è di truccarsi senza però esagerare, seguendouno stile definitomodest. Nonostante il mercato della cosmetica Halal sia in forte ascesa però,i brand tradizionali fanno ancora fatica a stare al passo. Qualche timido esempio di apertura c’è, conNiveache ha lanciato una linea di creme e deodoranti halal in Indonesia oEstée Lauderche ha ottenuto la certificazione per alcuni prodotti venduti sul mercato mediorientale e asiatico, ma si tratta ancora diesempi sporadici. Per il resto, le ragazze che anche nel nostro Paese vogliono truccarsi o prendersi cura della propria pelle seguendo i principi dell’Islam devono affidarsiad aziende indipendenti,i cui prodotti sono reperibili principalmente online, come l’italianaRF CosmeticioppureAmara Halal Cosmetics, in attesa che i grandi colossi del beauty decidano di fare l’ennesimo passo verso una bellezza davvero sostenibile.