Elezioni in Ungheria e Serbia: ha vinto l’amicizia con Putin

 

Si sono svegliati tutti e 2 sorridenti nelle rispettive capitaliBudapest e Belgradodopo le elezioni parlamentari e presidenziali di domenica 3 aprile.ViktorOrbánda una parte eAleksandar Vucicdall’altra, il primo ministro ungherese al potere dal 2010 e il presidente della Repubblica di Serbia dal 2017. Entrambi di destra e con un amico in comune, Vladimir Putin. Quarto mandato consecutivo per il leader diFidesz, il partito di maggioranza ungherese, e secondo per quello delPartito Progressista Serbo. «Fidesz rappresenta una forza conservatrice patriottica e cristiana. È il futuro dell’Europa. Prima l’Ungheria!», ha detto Orbán in una delle prime dichiarazioni dalla vittoria, in cui ha sottolineato di aver trionfato nonostante un’opposizione che si era alleata. A oltre il 70% dello scrutinio, il premier uscente ha raggiunto il 54,6% delle preferenze con la coalizione composta dal partito di governo e dai cristiano-democratici di Kdnp; Peter Marki-Zay, che aveva radunato tutti gli altri partitiin una coalizione eterogenea e multipartitica sotto il nome di “Uniti per l’Ungheria”, non è andata oltre il33,6% con soli 58 seggi– 7 seggi sono andati all’estrema destra con il 6,4% dei voti. Non era bastato neanche l’appello del presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy, che nella notte di sabato si era rivolto nuovamente a Orbán, definendolo l’unico in Europa a sostenere apertamente Putin – nonostante la condanna dell’attacco russo in Ucraina.Il primo ministro non si è mai scagliato direttamente contro il presidente della Federazione Russa, e non ha consentito la consegna di armi a Kyiv attraverso l’Ungheria. «Non ho paura a chiamare la guerra con il suo nome – aveva dichiarato il capo di Stato ucraino – questa si chiama onestà, cosa che manca a Viktor Orbán, forse l’ha persa da qualche parte nei suoi rapporti con Mosca». Proprio dalla capitale russa arrivano i complimenti di Vladimir Putin a Orbán per la vittoria del suo partito alle elezioni parlamentari: citato dall’agenzia di stampa russa Tass, Putin ha detto di essere fiducioso che un ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali corrisponda pienamente agli interessi degli abitanti della Russia e dell’Ungheria. Nel giorno del trionfo, però,ViktorOrbán incassa anche una sconfitta: in concomitanza con le parlamentari, gli ungheresi erano chiamati a votare per ilreferendum sulla legge che vieta la promozione dell’omosessualità ai minori. La legge, approvata a giugno 2021, vieta di mostrare ai minori qualsiasi contenuto, che ritragga o promuova l’omosessualità o il cambio di sesso. Nessun quorum e festeggiamenti a metà per Orbán, che aveva ricevuto le critiche di Marki-Zay proprio perla legge omofoba attualmente in vigore in Ungheriae che include emendamenti contro altre forme di rappresentazione di orientamento sessuale oltre alla eterosessualità, nei programmi di educazione sessuale nelle scuole, nei film e nelle pubblicità rivolte agli under 18. A 400km a sud di Budapest, a Belgrado,Aleksandar Vucic non poteva invece chiedere di più dai risultati elettorali: nelle elezioni parlamentari di domenica in Serbia, ottiene il 43,45% dei voti e 122 seggi in parlamento sul totale di 250 con il 91,02% delle schede scrutinate da parte della commissione elettorale. Il Partito del progresso serbo Sns del presidente conservatore Aleksandar Vucic si conferma prima forza politica e rivendica anche una larga vittoria alle presidenziali che si sono tenute in contemporanea. «Affronteremo molte sfide- ha detto Vucic a margine dei risultati – ma la cosa più importante per i serbi è avere buone relazioni nella regione, continuare nella marcia verso l’Europa masenza distruggere i rapporti con i suoi amici tradizionali». Ovvero, la Federazione russa:il rifiuto di condannare l’invasione russa in Ucraina è stata proprio la carta giocata da Vucicnelle ultime settimane di campagna elettorale mascherata come una neutralità. «Quello che importa per gli europei, per i russi, per gli americani, per tutti, è che continueremo la strategia della neutralità militare che ha avuto enorme sostegno e non ci uniremo ad alcuna alleanza militare».