Economia circolare: l’Italia è prima in Europa

 

Nel nostro Paese il concetto di risparmio non si limita alle famiglie, ma coinvolge l’intero sistema economico grazie a un’importante attenzione verso il riciclo:quasi un quinto della produzione italiana, infatti, deriva da processi diriciclo, posizionando l’Italia al secondo posto in Europa per il tasso di utilizzo circolare di materia, subito dopo laFrancia. Più in particolare,tra le principali economie dell’Unione europea la Penisola è prima per la produttività delle risorse, con un valore medio di 3,7 euro per chilo, ben al di sopra della media Ue di 2,5 euro per chilo. Dati, questi, che sono emersi dalVI Rapporto sull’economia circolare in Italia, presentato il 10 maggio dalCircular Economy Network(Cen) e daEneadurante la conferenza annuale tenutasi all’Acquario romano di Roma. Un’Italia circolare Il rapporto, nello specifico, compara le performance dicircolaritàdelle 5 maggiori economie dell’Unione europea (Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia) utilizzando gli indicatori della Commissione europea. Risultati?L’Italia guida la classifica con 45 punti, seguita da Germania, con 38, Francia, con 30, Polonia e Spagna con 26. Ma quello italiano è un trend in crescita già dal 2021, quando il Paese ha registrato un tasso diriciclo dei rifiuti diimballaggiodel 71,7%, superando di 8 punti percentuali la media Ue. Per quel che riguarda irifiuti urbani, anche qui il dato è positivo: nel 2022 ha raggiunto il 49,2%, superando la media Ue del 48,6%, rimanendo però sotto la Germania (69,1%).E buone notizie anche per il riciclaggio deiRaee(rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), con un tasso dell’87,1% (dato 2021), superiore alla media Ue dell’81,3%. Produttività e impatto occupazionale La produttività delle risorse in Italia ha generato 3,7 euro diPilper ogni chilo di risorse consumate contro una media Ue di 2,5 euro: un dato, questo, che sottolinea l’efficienza del nostro sistema produttivo. Inoltre,un aspetto da non trascurare dell’economia circolare è la generazione di occupazione: per esempio, nel 2021, 4,3 milioni di persone erano impegnate in attività legate a questo settore, con l’Italia che contava 613.000 lavoratori nel comparto, rappresentando il 2,4%. Una percentuale che da sola non spiega l’impatto, ma se si considera cherappresenta un incremento del 4% rispetto al 2017e che posiziona l’Italia al secondo posto dopo la Germania, allora l’importanza è evidente. Nonostante i risultati positivi,il nostro Paese deve affrontare alcune criticità, per esempio, il consumo di materiali è aumentato dell’8,5% rispetto al 2018, raggiungendo 12,8 tonnellate per abitante nel 2022, pur rimanendo al di sotto della soglia della media europea, che si attesta alle 14,9 tonnellate. Ancora, sebbenela dipendenza delle importazioni di materiali sia in calo rispetto al 2018, rimane ancora molto elevata (46,8%). «Puntare sulla circolarità deve essere la via maestra per accelerare la transizione ecologica e climatica e aumentare la competitività delle nostre imprese» ha dettoEdo Ronchi, presidente delCircular Economy Network. Prosegue Ronchi: «Ancora di più per un Paese povero di materie prime e soprattutto, nel contesto odierno, caratterizzato da una bassa crescita e dai vincoli stringenti del rientro del debito pubblico.L’Italia può e deve fare di piùper promuovere e migliorare la circolarità della nostra economia, con misure a monte dell’uso dei prodotti per contrastare sprechi, consumismo e aumentare efficienza e risparmio di risorse nelle produzioni; nell’uso dei prodotti, promuovendo l’uso prolungato, il riutilizzo, la riparazione, l’uso condiviso; e a fine uso, potenziando e migliorando la qualità de riciclo e dell’utilizzo delle materie prime seconde». Il ruolo delle Pmi Un altro aspetto interessante che è emerso dalReportè legato allepiccole e medie imprese italiane, che svolgono un ruolo cruciale nella transizione verso l’economia circolare. Nello specifico, secondo un’indagine condotta tra dicembre 2023 e gennaio 2024, in collaborazione conCna, il 65% dellePmiadotta pratiche di economia circolare, raddoppiando il dato del 2021. In particolare, le principali iniziative riguardano l’uso di materiali riciclati, la riduzione degli imballaggi e l’aumento della durabilità e riparabilità dei prodotti. Materie prime critiche Infine, un’ultima considerazione riguarda lacrescente domanda dimaterie primecritiche, come il rame e le terre rare, che pone una grande sfida. Anche in questo caso, la soluzione più sostenibile è il riciclo: l’Italia, e l’Europa in generale, devono aumentare la quantità di queste materie recuperate attraverso il riciclo per ridurre la dipendenza dalle importazioni e promuovere una maggiore sostenibilità. Come spiegaChiara Brunori, direttrice delDipartimento Enea Sostenibilità: «Gli indicatori sulla circolarità del nostro Paese confermano le ottime prestazioni dell’Italia su vari aspetti, tra cui a esempio le percentuali di riciclo e di tasso di utilizzo circolare di materia. L’aumento significativo di consumo di risorse evidenzia tuttavia che urge un cambio di paradigma nel modello economico e negli stili di vita che punti sul grande potenziale dell’economia circolare in termini di uso e gestione più efficiente delle risorse nelle filiere produttive, nelle città e nei territori». E aggiunge: «Per avere risultati vincenti e duratura è necessariorivoluzionare il modo in cui i prodotti vengono progettati e realizzati, integrando criteri di circolarità nei processi produttivi.Occorre progettare e produrre oggetti più durevoli e facili da riutilizzare e riciclare, ma anche da aggiornare e riparare. Per una transizione ecologica completa occorre informare e rendere consapevoli quanto più possibile anche iconsumatori, ai quali vanno offerti strumenti di conoscenza adeguati a comprendere l’impatto del proprio stile di vita sull’ambiente».