Combustibili fossili: i Paesi del G20 hanno investito 142 miliardi in soli 3 anni

Il finanziamento verso i combustibili fossili non si ferma. In tre anni, dal 2020 al 2023, le maggiori potenze economiche del G20 hanno continuato a incentivare la produzione di carbone, gas e petrolio nei Paesi più poveri. Una spesa in tre anni di oltre 142 miliardi di dollari. Lo conferma unreportdiOil Change International e Friends of the Earth, in cui emerge che i maggiori Paesi a sostenere questi finanziamenti sarebberoCanada, Giappone e Corea del Sud. Oltre a questi, anche Stati Uniti, Italia e Germania avrebbero contribuito a finanziare con grandi somme la produzione di combustibili fossili oltreoceano. Questo fatto provocherebbe danni sempre peggiori all’ambiente, con l’inquinamento da emissioni di anidride carbonica e metano.Secondo l’Osservatorio della Nasa, dalle prime analisi del 2023 emerge che le emissioni derivanti da combustibili fossili sono aumentate dell’1% rispetto al 2022, invece di diminuire. Più impattantii datidell’Agenzia Onu per l’Ambiente: si prevede che i governi maggiori produttori di combustibili fossiliincrementeranno la produzione del 110% entro il 2030. Irisultati del reportdell’Oil Change Internationaldestano particolare attenzione proprio perché nel 2022 i Paesi del G7 (a cui appartengono Giappone e Canada) avevano dichiarato divoler fermare il finanziamento di combustibili fossili. I Paesi firmatari erano Giappone, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Italia, Francia, e Germania. Grazie a questo accordo 33 miliardi di dollari avrebbero potuto essere impiegati nello sviluppo di energie più pulite e sostenibili. Non è stata la sola iniziativa in questo campo. DuranteCop26a Glasgow, nel 2021 è stato lanciato ilClean Energy Transition Partnership, il primo progetto volto a fornire supporto internazionale verso la transizione di energia pulita e la fine dell’uso di combustibili fossili. Un’omonima iniziativa, cofinanziata dall’Unione europea, ha come obiettivo quello dipromuovere l’innovazione degli ecosistemiesuperare la frammentazione della ricerca. Dal report dell’Oci emerge che otto sui sedici Paesi firmatari delClean Energy Transition Partnershiphanno provveduto a introdurre politiche per cessare il loro supporto alla produzione di combustibili fossili. Non è così per tutti i partecipanti, a cominciare dagli Stati Uniti, i maggiori trasgressori del patto di transizione verso energie pulite. Inoltre,Italia e Germania hanno perseguito politiche che non rispettano l’impiego dell’accordo. Secondo l’Oci, per limitare l’aumento di 1.5 °C degli accordi internazionali sul clima, il 60% dei combustibili fossili dovrebbe rimanere intatto. Il report dell’Oil Change Internationalillustra come il finanziamento alla produzione di energia con il carbone è l’unico dato a essere leggermente diminuito. Al contrario,la produzione di gas avrebbe ricevuto più fondi rispetto a quelle di carbone e petrolio. Tra il 2020 e il 2022 i combustibili fossili sono stati finanziati con circa 47 bilioni di dollari all’anno, contro i 35 bilioni all’anno destinati all’energia pulita. I Paesi che hanno finanziato maggiormente la produzione di energia sostenibile sono stati Francia, Giappone e Germania. Uno dei nodi da sciogliere è cheil finanziamento destinato alla produzione di combustibili fossili è rivolto maggiormente verso i Paesi più poveri, mentre le risorse per energie più pulite e sostenibili si concentrano solo nei Paesi più ricchi.