Iraq: Human Rights Watch lancia l’allarme per i matrimoni precoci

Iraq: Human Rights Watch lancia l’allarme per i matrimoni precoci

 

In base agli standard internazionali suidiritti umani,ledonnee le ragazze hanno il diritto di vivere libere dalla violenza fisica, mentale, sessuale e da discriminazioni; stando invece alPatto internazionale sui diritti civili e politici,deve essere garantitoil diritto al libero e pieno consenso al matrimonio e alla registrazione delle nascite. Ora, nonostante l’Iraqaderisca, dal 1971, al Patto internazionale sui diritti civili e politici e, dal 1994, allaConvenzione sui diritti del fanciullo, nel Paese sono ancora celebratimatrimoni precoci, una pratica che sembra essersi addirittura consolidata negli ultimi 20 anni. A confermarlo, ilreportdiHuman Rights Watchche denuncia come ogni anno in Iraq ileader religiosicelebrinomigliaia di matrimoni al di fuori dei tribunali, e quindi matrimoni non registrati. Un escamotage che spesso le famiglie scelgono peraggirare i requisiti di matrimonio previsti dalla Legge irachena del 1959sullo status personale, permettendo così matrimoni che davanti per legge non sarebbero validi, come a esempio quellipoligamicio i matrimoniforzatieprecoci. Nonostante si ricorra ai matrimoni non registrati per varie motivazioni, stando ai dati raccolti daHrw,nella maggior parte dei casi le spose hannomeno di 18 anni.Riguardo ciò, è interessante citare anche lo studioCommon Country Analysisdel 2021 delle Nazioni Unite in Iraq che, già qualche anno fa, registrava come il22% dei matrimoni al di fuori dei tribunaliavesse coinvolto ragazze di etàinferiore ai 14 anni; tuttavia, riportaHrwnel suo report, in passato sono emersi anche casi di leader religiosi che hanno autorizzato matrimoni di bambine diappena 9 anni.Da queste ricerche appare evidente come i matrimoni precoci riguardino bambine ancora nella fase della pubertà: si può dunque parlare del terribile fenomeno dellespose bambine. Una pratica che per la donna e gli eventuali figli della coppia porta con sé conseguenze devastanti. Non essendo infatti il matrimonio precoce né riconosciuto né valido, le donne e le ragazze vittime vedono sottrarsi alcuni diritti fondamentali, tra cui il diritto alla salute. Per poter partorire in ospedale è infatti necessario dimostrare di essere sposate in tribunalee, per questo, molte ragazze sono costrette a partorire in casa, aumentando il rischio di avere complicazioni durante il parto, mettendo a serio repentaglio la loro vita e quella del loro bambino. Inoltre in caso di divorzio o violenze (ma non solo) queste giovani spose non dispongono di alcuna protezione legale. Difficile è anche la condizione dei figli, a cui spesso viene negata la consegna dei documenti di identità e, di conseguenza, la possibilità di istruirsi e di inserirsi nella società. Da quanto detto fino a ora, si può dunque concludere che per le ragazze i matrimoni precoci includono: unaumento dei rischi di violenza sessuale,morte durante il parto, danni alla salute mentale, rischio di suicidioe l’esclusione dall’istruzione, nonché una vita ai margini e senza tutele per i loro figli. «Non avere documenti influisce sulla mia salute mentale. Non posso andare da nessuna parte e non mi sento mai al sicuro» ha riferito la figlia di una sposa bambina aHrw. A far luce su questa pratica è ancheGirls not Bride:per quanto riguarda l’Iraq,sebbene i dati disponibili siano limitati, il portale evidenzia come i matrimoni precoci (e forzati) sono un problema crescente per leragazze sfollate iracheneche vivono nellecomunità di rifugiati in Iraq, perché lo sfollamento ha esacerbato il traffico di donne e ragazze a scopo di sfruttamento sessuale. Non a caso, tra le cause principali che portano aimatrimoni precocic’è anche lo sfollamento, dato confermato anche dall’European Union Agency for Asylum(Euaa). Ovviamente, però, non è l’unica causa: anche un basso livello di istruzione, povertà, religione e l’onore per la famiglia (in quanto avere in casa una ragazza non sposata è sinonimo di vergogna) influiscono e agevolano queste pratiche. Oltre alle spose bambine in Iraq sono diffuse altre leggi tribali in cui le donne vengono denigrate e trattate come merce di scambio, usanze che, per quanto siano criminalizzate nella Legge sullo status personale, raramente vengono denunciate dalle vittime. Tra queste, ribadisce sempre l’Euaa,sono lafasliya, lanahwas. Lafasliya(“arbitrato” in arabo) indica loscambio di una donna o di un bambino per risolvere controversie tra le comunità. Lanahwas,invece, viene utilizzata perimpedire a una donna di sposare un altro uomo:viene quindi posto unveto,di solito dallo zio, per proibirle di sposare una persona diversa dal cugino. Tra le aree in cui si registra una maggiore diffusione del matrimonio precoce, riportaGirls not Bride:il governatorati di Missan (35%), Bassora (31%), Karbala (31%), ma anche il Kri (Governo Regionale del Kurdistan) e le zone rurali. In queste aree continuano a verificarsi in gran numero matrimoni precoci e forzati. Tutto ciò fa capire come le donne e i minori siano le prime persone a pagare le conseguenze delle crisi in territori politicamente instabili.