Usa: quando il linguaggio può essere considerato razzista?

Durante i suoi 5 anni all’American Civil Liberties Union(Aclu), l’avvocataKate Ohha rivolto più voltecritiche verso i suoi superiori, inviando lunghe email alle risorse umanelamentandosi per quello che descriveva come un luogo di lavoro ostile. Si considerava unasostenitrice delle altre donne in ufficio, descrivendo un ambiente che secondo lei era pieno disessismo, gravato dacarichi di lavoro ingestibilie ostacolato da unacultura basata sulla paura. Questo caso è, oggi, oggetto di indagine perpratiche di lavoro sleali contro l’AcludalNational Labor Relations Board, cheha accusato l’organizzazione di ritorsioni contro Oh. A raccontarlo è unarticolo delNew York Times, che spiega come la situazione si sia poi ribaltata quandoOh è stata accusata di cattiva condotta grave. L’Acluha affermato chele sue lamentele nei confronti dei superiori neri utilizzavanostereotipi razzisti, giustificando così il suo licenziamento a maggio 2022. L’Acluha ritenuto che le parole e le frasi di Oh, coreana americana,pur non essendo considerate insulti razziali, hanno delineato un modello “anti-nero”. Il processo sul caso si è concluso di recente a Washington e si prevede che un giudice deciderà nei prossimi mesi se l’American Civil Liberties Unionabbia avuto effettivamente reali giustificazioni nel licenziarla. Se l’Acludovesse perdere la causa, potrebbero esserci conseguenze dirette, come ilpagamento di un risarcimento o la reintegrazione in azienda. Nelle settimane successive, idirigenti seniordocumentarono altri casi in cui affermarono chel’avvocata si rivolgeva in malo modo alle persone nere. A febbraio 2022, secondo i documenti del tribunale e le interviste con avvocati, l’Aclustava ospitando un incontro virtuale a livello di organizzazione e il direttore politico nazionale, che era nero,se ne era andato improvvisamente in seguito a lamentele per il suo trattamento nei confronti dei subordinati. Oh è intervenuta durante l’incontro perdichiararsi dubbiosa sul fatto che le condizioni sarebbero potute effettivamente migliorate. Poco dopo, un manager dell’Aclu,Amber Hikes, ha puntato l’attenzione sul linguaggio di Oh, ritenendo che il suo commento fosse “pericoloso e dannoso”, perchésembrava suggerire un’aggressione fisica da parte di un ex supervisore. “Per favore, considerate l’impatto reale di questo tipo di linguaggio violento sul posto di lavoro”, ha scritto in una email. All’inizio di marzo,Ben Needham, succeduto al direttore politico nazionale, ha riferito cheOh ha definito bugiarda la sua supervisora diretta, una donna nera. Secondo il suo racconto, le ha chiesto perché non si fosse lamentata prima e lei ha risposto cheaveva paura di parlarle. Sentire qualcuno dire di essere intimorito dal rivolgere la parola a una persona, ha aggiunto, è come far passare il messaggio che “queste sono le persone di cui bisogna avere paura”. Nonostante Oh avesse riconosciuto di aver sbagliato e si fosse scusata, sia lei sia i suoi avvocatihanno contestualizzato la situazione citando il suo passato: da sopravvissuta adabusidomestici, eraparticolarmente sensibile alle interazioni tese con i colleghi maschi. Ha detto cheera turbata dal fatto che Needhamuna voltasi riferisse al suo predecessore come a un “amico”, poiché era uno dei dipendenti che aveva criticato; Needham, tuttavia, ha sostenuto di aver parlato solo del loro rapporto a livello professionale. Secondo i documenti del tribunale, l’Acluha condotto un’indagine internaper verificare se Oh avesse qualche motivo di temere di parlare con la supervisora e ha concluso che non c’erano motivazioni convincenti per le sue preoccupazioni. L’ultima goccia che ha portato al licenziamento di Oh, ha spiegato l’organizzazione, è arrivataalla fine di aprile, quando l’avvocata ha scritto su Twitter/X di essere “fisicamente disgustata” dal dover lavorare per “capi incompetenti e violenti”. L’Acluha sostenuto di avere ildiritto di mantenere un luogo di lavoro civile, proprio come Oh aveva il diritto di esprimersi. Un avvocato che rappresenta l’Aclu,Ken Margolis, durante un procedimento legale ha affermato cheera irrilevante se la signora Oh non nutrisse davvero rancore razzista:quello che contava, ha specificato,era che i suoi colleghi neri si sentissero offesi. “Siamo qui per dimostrare che l’impatto delle sue azioni abbia causato danni”, si legge in una trascrizione delle osservazioni di Margolis. Ma per chi critica la decisione dell’Aclu, il caso di Oh è un segno del fatto chel’organizzazione si sia allontanata dalla sua missione principale, difendere la libertà di parola,e si sia invece allineata con una politica progressista focalizzata sull’identità.