Mar Mediterraneo: ogni anno riversate 230.000 tonnellate di plastica

L’inquinamento provocato dalle materie plasticheè diventato una graveemergenza globale, con profondi impatti anche su i nostrimari. Il reportThe Mediterranean: Mare Plasticumdell’International Union for Conservation of Nature(Iucn), pubblicato nel2020, ha stimato che ogni anno nel Mar Mediterraneo vengono riversate circa230.000 tonnellate di rifiuti derivati dalla plastica, composte al94% da macroplastichee il restante6%damicroplastichecon frammenti inferiori ai 5mm. Losviluppo industriale-economicodei Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo èresponsabile di questa alterazione ambientale, con un mix di fattori che vanno dall’errata gestione dei rifiuti, all’elevata densità della popolazionefino airilasci provocati dalle naviche attraversano il mare. Inoltre, le materie plastiche sono ancheportate dai corsi dei fiumiche alimentano la diffusione dellemicroplastiche primarie, che derivano principalmente dalconsumo di pneumatici(53%), dallavaggio dei tessuti(33%), daicosmetici(12%) e dallaproduzione/trasporto di pellet di plastica(2%). L’inquinamento è così pervasivo che recentemente un team di ricercaha scopertomolteplicipezzi di plastica nelle viscere delle tartarughemorte rinvenute nel Mediterraneo orientale. Il gruppo di ricerca facente parte dellaUniversity of Exetere dellaNorth Cyprus Society for the Protection of Turtles(Spot) ha esaminato135 tartarughe comuni(caretta caretta)decedute a nord di Cipro. Grazie agli studi condotti è stato possibile rilevare la presenza di492 pezzi di macroplastiche nel 42% delle tartarughe, mentre una singola tartaruga conteneva67 pezzi. La diffusione di questi rifiuti è alimentata principalmente da 3 nazioni come l’Italia, l’Egittoe laTurchia, che sono responsabili di circa il50% dell’inquinamento totale. Il nostro Paese ha il primato negativo con3.413 tonnellate annuali di particelle rilasciate in mare. Data la gravità del problema, che determina un elevato impatto negativo sull’ecosistema e sulla salute umana, un gruppo di ricerca del progettoEu Claim (Cleaning litter by development and application innovative Methods)dell’Unione europeaha elaboratoun quadro dettagliato per applicare una serie di rimedi su vasta scala. Queste soluzioni dovranno essere applicate nel Mar Mediterraneo, testando su larga scala2 particolari tecnologie per rimuovere laplasticadalle acque dolci prima che queste raggiungano i mari. La prima consiste in unabarriera galleggiante per raccogliere i rifiuti dei fiumi, bloccando la dispersione delle macroplastiche. La seconda soluzione invece prevede l’installazione di un sistema di filtraggio negli impianti di trattamento delle acque refluefocalizzato sul fermare le microplastiche. Lostudio scientificoelaborato dal team ha valutato che sarebbero necessariefra le 40 e le 120 installazioni per fermare le macroplastiche, con tassi di rimozione intorno al 50–75%. Portando il numero di impianti a 120 sarebbe possibile coprire anche le fonti mediane di inquinamento. Nel frattempo in Italia, nel gennaio del 2024, la Corte dei contiha autorizzatoilprogramma sperimentale di raccolta delle materie plastichepreviste dallaLegge SalvaMare del 2022, che dovrà essere attuato tramite ilcoinvolgimento di 7 Autorità di bacino. Questi interventi di recupero dei rifiuti avranno un finanziamento di2 milioni di eurosu 3 anni e saranno focalizzati sul ripristino dei corsi d’acqua dolci.