In vent’anni le morti di bambini sotto i 5 anni si sono dimezzate
Iltasso di mortalità globale sotto i 5 anniha raggiunto ilminimo storico nel 2022,diminuendo del 51% rispetto al 2000. Una notizia senz’altro positiva ma che vede davanti a sé ancora enormi margini di miglioramento perché, nonostante i progressi, il numero totale di bambini morti prima del loro quinto compleanno, durante il 2022 è stato pari a4,9 milioni, ovvero 13.400 decessi al giorno, 1 ogni 6 secondi. Questi i dati emersi dal rapportoLevels & Trends in Child Mortalitydiffuso daUnicef/Oms/Gruppo Banca Mondiale/Un Desadel Gruppo inter-agenzie delle Nazioni Unite per la stima della mortalità dei bambini. Dal 2000 al 2022, quindi,il tasso di mortalità globale sotto i 5 anni si è dimezzato, grazie anche a un’assistenza sanitaria primaria in netto miglioramento, soprattutto in Paesi dal reddito basso e medio. In particolare,Cambogia, Malawi, Mongolia e Ruandahanno ridotto i decessi infantili di oltre il 75% dal 2000 a oggi e ilBurundidel 61%. «Dietro questi numeri si nasconde un personale sanitario qualificato che aiuta le madri a partorire in sicurezza, che protegge ibambinida malattie mortali e che assicura il giusto supporto sanitario e nutrizionale ai bambini», sottolinea ladirettrice generale dell’Unicef Catherine Russell. Se si allarga lo sguardo agli ultimi tre decenni, imiglioramentisono ancora più evidenti: se nel 2022 a non raggiungere i cinque anni era un bambino su 27, nel 1990 era 1 su 11. Tra gliobiettivi di sviluppo sostenibilestabiliti dall’Agenzia generale dell’Onu nel 2015 c’è anche quello chevorrebbe entro il 2030 ridurre la mortalità neonatale a 12 decessi ogni 1.000 nascite e quella infantile 0-5 anni a 25 decessi ogni 1.000. Un traguardo che sembra però essere lontano: ai tassi attuali, infatti,64 Paesi non raggiungeranno il primo obiettivo e 59 il secondo. Questo comporta che, secondo le stime, entro il 2030 altri 35 milioni di bambini moriranno prima di compiere 5 anni. Se già risulta doloroso pensare ai 4,9 milioni di minori di 5 anni deceduti l’anno scorso, di cui 2,3 milioni durante il primo mese di vita, lo è ancora di più se a loro si aggiungono le vite stroncate dialtri 2,1 milioni di bambini e giovani tra i 5 e i 24 anninonché53 milioni di nati mortiche, troppo spesso, non vengono rilevati o considerati adeguatamente. La tragicità di quanto appena detto aumenta se si considera che la maggior parte dei decessi è concentratanell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionaleper cause assolutamente prevenibili o curabili: nel 2022 circal’83% delle morti infantili si sono verificate in queste due sole regioni(58% nella prima e 25% della seconda). In particolare, l’Africa sub-sahariana risulta essere la regione con il tasso di mortalità entro i 5 anni più alto al mondo, arrivando a71 morti ogni 1.000 nati vivi. Un bambino nato in questa zona del mondo ha in media 18 volte più probabilità di morire prima di compiere 5 anni rispetto a uno nato in Australia o in Nuova Zelanda. «Il luogo di nascita di un bambino non dovrebbe determinare la sua vita o la sua morte-spiegaTedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’Oms-È fondamentale migliorare l’accesso ai servizi sanitari di qualità, anche durante le emergenze e nelle aree remote». E non bastano solo le disuguaglianze territoriali a mettere a repentaglio le vite di milioni di bambini, ci sono minacce aggiuntive che rendono ancora più instabile e ingiusta la bilancia tra la vita e la morte comenuoveguerre, conflitti prolungati, l’intensificarsi dell’impatto deicambiamenti climaticie le conseguenze dellapandemia da Covid-19, solo per citarne alcune. Ma anche le disparità sociali ed economiche purtroppo contano. Come riportato nel report, ibambini nati nelle famiglie più poverehanno il doppio delle probabilità di morire prima dei 5 anni rispetto a quelli che si trovano a crescere in nuclei più ricchi, mentre i bambini che vivono in contesti fragili o colpiti da conflitti hanno quasi il triplo delle probabilità di morire prima del loro quinto compleanno, rispetto ai bambini che vivono altrove. Tra il 2000 e il 2022 sono morti 221 milioni di bambini e giovaniin tutto il mondo, un numero corrispondente all’intera popolazione della Nigeria. Alcuni non sono riusciti a sopravvivere allamalariao a unadiarrea, altri a unapolmonite, altri ancora non hanno retto allecomplicanze durante il partoo allenascite pretermine. Quante vite si sarebbero salvate con strumenti che spesso a noi paiono scontati come una vaccinazione? Con la diagnosi e il trattamento delle malattie dei bambini e un migliore accesso all’assistenza sanitaria di base, il tasso di mortalità infantile sarebbe molto meno ingente. Ma questo, in ancora troppi Paesi, sembra essere un’utopia.