Gaza: mancano assorbenti e acqua pulita
Immagina di avere dolori intensi durante il ciclo mestruale: non sarà difficile per moltə. Crampi, mal di testa, dolore alle ossa. Immagina di averli in un rifugio che condividi con decine di persone, tutte sfollate dalle proprie case, che sono state distrutte dai bombardamenti; immagina di non avere la possibilità di procurarti assorbenti o di accedere a un bagno pulito. Questa è la condizione, secondo lestimedelle Nazioni Unite, delle circa700.000 donne e ragazzecon il ciclo mestruale a Gaza, che ogginon hanno più privacyma solo unaccesso limitato ai prodotti per l’igiene mestruale. In più, lamancanza di acqua pulitaaumenta il rischio di infezione. Nei rifugi gestiti dall’United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East(Unrwa), l’Agenzia Onu che si occupa di fornire aiuti ai palestinesi, in media c’èun solo bagno ogni 486 persone. Secondo delle testimonianzeraccoltedaAction Aida gennaio, le donne e le ragazze di Gaza ricorrono ametodi non sicuri per gestire il ciclo mestrualein un contesto dicondizioni umanitarie catastrofiche. Alcune donne sfollate a Rafah, che ospita più di un milione di rifugiati secondo i gruppi umanitari, “sono così disperate chestanno tagliando piccoli pezzi delle tendesu cui fanno affidamento per ripararsi dal freddo e dalla pioggiada usare come sostituti dei prodotti per il ciclo, rischiando l’infezione”. Assorbenti eantidolorifici non si trovanoperché non sono più disponibili nelle farmacie e i pochi che rimangono sonodi bassa qualità e a prezzi esorbitanti. La carenza di acqua, inoltre, le porta a rimanere per settimane senza farsi la doccia. Una donna che ha preferito rimanere anonima, parte dello staff diAction Aid Palestine, ha raccontato di essere stata sfollata 3 volte e di trovarsi nel sud di Gaza: «Non c’è acqua. Ho sofferto durante il ciclo.Non c’era acqua disponibile per pulirmi durante il ciclo.Non avevo assorbenti per le mie necessità durante il ciclo». Secondo l’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs(Unocha),l’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, solo 1 dei 3 gasdotti che collegano Israele a Gaza è funzionante. L’Unicefha stimato che i bambini e le bambine nel sud di Gaza accedono in media solo a1,5-2 litri di acqua al giorno, ovveroal di sotto dei 3 litri necessari per la loro sopravvivenza di base eben al di sotto dei 15 litri a personaprevisti per bere, lavarsi e cucinare secondo lo standard generale. Una ragazza di 17 anniha raccontatoalGuardiandi vomitare spesso a causa dei crampi mestruali acuti e di dover gestire anche questo, oltre al sanguinamento, in un rifugio conun solo bagno condiviso con altre 45 persone. «Mi vergogno ad aspettare in fila quando ho il ciclo e questo mi causa disagio mentale e fisico – ha dichiarato al giornale britannico-I bombardamenti e gli sfollamenti israeliani hanno creato un’enorme quantità di stress, mavivere le mestruazioni in queste circostanze sembra un tipo di guerra completamente diverso». La giovane ha ricevuto gli assorbenti durante una consegna di aiuti, ma erano di così scarsa qualità che ha contratto un’infezione mentre li utilizzava. Ha dovuto utilizzarepezzi di stoffa strappati e fazzoletti. Un’altra ragazza, chedeve condividere un bagno con più di 100 donne e bambini, ha raccontato che «i bombardamenti israeliani sono terrificanti, ma diventano ancora più terrificanti quando ho il ciclo. Sento chela miasalute mentalesi sta ulteriormente deteriorandoa causa della combinazione del bombardamento e del dolore mestruale». Ad alcune ragazze il ciclo oraarriva più spesso, anche due volte al mese: pensano che sia dovuto alla paura e alla tensione che provano quotidianamente, mentre cercano di sopravvivere sotto i bombardamenti senza cibo né acqua. La Ong britannicaBondl’ha definitauna“catastrofe per la salute sessuale e riproduttiva”per le donne e le ragazze a Gaza. Secondo l’United Nations Population Fund(Unfpa), il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, prima degli attacchi di Hamas del 7 ottobre94.000 donne e ragazzepalestinesi non avevano accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva. La cifra ha superato il milione in meno di 5 mesi.