La società che vuole scattarci 100 milioni di foto

La società che vuole scattarci 100 milioni di foto

 

Unasanzione da 20 milioni di euro:è la cifra che la società americana Clearview AI, specializzata nel tracciamento tramite riconoscimento facciale e già al centro di numerose controversie internazionali, dovrà versare per aver raccolto in modo illecito dati personali, inclusiparametri biometrici e di geolocalizzazione, mettendo in atto «un vero e proprio monitoraggiodi persone che si trovano nel territorio italiano». Lo ha deciso il Garante della privacy. Non è possibile conoscere il numero esatto deisoggetti coinvolti, ma «considerato che la raccolta di immagini è avvenuta “a strascico” con tecniche diweb scraping(dall’ingleseto scrape, “raschiare”,ndr.)», spiega lo stesso Garante, «è ragionevole ipotizzare che coinvolga un elevatissimo numero di interessati,potenzialmente tutte le persone fisiche che si trovano in Italiae sono presenti su Internet». Ad essere stati violati, si legge nel comunicato stampa, sarebbero gli «obblighi di trasparenza, di limitazione dellefinalità del trattamentoe diconservazionedei dati». Oltre ad averne bandito la raccolta e disposto l’obbligo di cancellare quelli finora in suo possesso,l’Autorità ha imposto alla società di designare un rappresentante all’interno dell’Unione europeacon l’obiettivo di agevolare l’esercizio dei diritti degli interessati. Il Garante italiano non è il solo a essersi interessato al network per il riconoscimento facciale. A febbraio dello scorso anno, l’omologaAutorità diAmburgoha ordinato alla società che venissero cancellate tutte le informazioni relative a uncittadino tedescoche aveva presentato richiesta all’azienda. La start-up è stata fondata nel 2019 daHoan Ton-That, un tecnico australiano con un breve passato da modello, insieme al politicoRichard Schwartz, collaboratore di Rudolph Giuliani quando negli anni ‘90 è stato sindaco di New York. A renderla di dominio pubblico fu un articolo delNew York Timesfirmato dalla giornalista Kashmir Hill nel gennaio 2020 dal titolo:La società segreta che potrebbe porre fine alla privacy come la conosciamo. L’azienda, si leggeva nel pezzo che per primo ne denunciòl’utilizzo irregolare da parte delle forze dell’ordinee di alcune aziende,«va ben oltre qualsiasi cosa mai costruita dal governo degli Stati Uniti o dai giganti della Silicon Valley». Nei mesi successivi,Clearview AI è stata portata in tribunale in Vermont e in Illinois, bandita da Canada e Australia e citata in giudizio dallo Stato della California. Le contestazioni, che hanno spinto l’azienda a cessare le vendite agli enti privati statunitensi, si sono estese anche all’Europa. Un’inchiesta condotta daBuzzFeed Newsha rivelato che tra il 2018 e il 2020 la tecnologia di riconoscimento facciale di Clearview è stata impiegata da forze dell’ordine e organizzazioni governative di24 Paesi al di fuori degli Stati Uniti inclusa l’Italia, dove la Polizia si è rifiutata di rispondere alla richiesta di commento rivoltale dalla testata online. Nel maggio 2021, unacoalizione formata dalle autorità di regolamentazionedi Regno Unito, Francia, Austria, Grecia e Italia, rappresentata dal Centro Hermes per la trasparenza e i diritti umani digitali, ha promossoun’azione collettivasostenendo che «l’impiego di sistemi per il riconoscimento facciale, e specialmente qualunque modello di business che punta a sfruttarli, solleva gravi preoccupazioni per le società moderne e le nostre libertà individuali». Anche i principali bacini da cui attinge il database di Clearview AI, comeGoogle,Facebook,LinkedIn,TwittereYouTube, hanno preso le distanze dall’azienda chiedendo di interrompere l’analisi e la raccolta dei dati provenienti dalle piattaforme. Nonostante le proteste di consumatori, tech company, associazioni e istituzioni,Clearview continua ad agire appellandosi alla libertà di espressionesancita dal primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. In una presentazione rivolta agli investitori rivelata il mese scorso dalWashington Post, la società avrebbe dichiarato di voler raggiungere100 miliardi di fotoentro un anno, in media14 foto per ogni persona sulla Terra, così da garantire che«quasi tutti nel mondo saranno identificabili». È probabile, quindi, cheClearview abbia in possesso le vostre fotoarchiviate in modo arbitrario dal web. Come testimoniato dall’esperienza diretta dei giornalisti Luca Zorloni e Riccardo Coluccini, uno dei promotori dellacampagna europea Reclaim Your Face, per saperlo potete inviare una mail direttamente all’azienda, meglio se allegando il modello compilato che trovate sul sito del Garante della privacy. Entro i 30 giorni previsti dalla legge vi arriverà un pdf con la risposta.