Tra 20 anni il 37,7% delle famiglie sarà composto da 1 persona

Tra 20 anni il 37,7% delle famiglie sarà composto da 1 persona

 

Secondo leprevisioniIstat (aggiornate al 2022),la popolazione residente in Italia è in caloe si stima che possa passare dai 59 milioni registrati nel gennaio 2022 a58,1 milioni nel 2030, per poi proseguire con un trend negativo di54,4 milioni nel 2050e precipitare a45,8 milioni nel 2080. Si tratta di stime a lunghissimo termine; numeri che, per quanto verosimili e aderenti alla realtà, potrebbero subire variazioni, specie con un cambio di rotta progressivo e in rialzo sui numeri dellenascite. “Nell’ipotesi più favorevole – commenta l’istituto di statistica – la popolazione potrebbe subire unaperdita di’soli’ 6,2 milioni tra il 2022 e il 2080”, di cui 2,5 milioni già entro i prossimi 30 anni. Nel caso meno propizio, invece, il calo demografico assumerebbe tinte molto più fosche, sfiorando “i 20 milioni di individui tra oggi e il 2080, 6,8 milioni dei quali già all’orizzonte del 2050”. Lo scenario demografico evidenzia notevoli divergenze tra Nord e Sud del Paese, dato che mentre leRegioni settentrionali attendono un +0,3%annuo fino al 2030 per i residenti, ilCentro e il Mezzogiorno vedranno unprogressivo spopolamento, con un tasso di variazione rispettivamente del-1,6% e -5,5%nel breve termine. È proprio ilSud Italiaa subire gli effetti più pesanti dell’inverno demografico:se da un lato il Nord potrebbe ridursi di 2,7 milioni di abitanti entro il 2080, il bilancio generale del Mezzogiorno potrebbe comprimersi di8 milioni di unità, 3,6 milioni dei quali già̀ entro il 2050. A livello generale, assistiamo a unprocesso di invecchiamento costantee difficile da superare, dato che la quota di individui che avràraggiunto e superato i 65 annipotrebbe salire dal 23,8% del 2022fino al 34,5% nel 2050;parallelamente, gli under 14 anni potrebbero rappresentare entro il 2050 l’11,2% del totale della popolazione. Una tendenza che ha come risultato un rapporto intergenerazionale molto più squilibrato tra over 65 e giovani. Lo stesso istituto vede “quasi una certezza il declino della popolazione nei prossimi anni”, in linea con le tendenze emerse negli ultimi 8 anni e culminate nelle393.000 nasciteattestate nel 2022,il dato di natalità più basso dall’unità d’Italia. Contemporaneamente, si osserva uncalo del numero medio di componenti per famiglia, pari a 2,32 main discesa verso il 2,13 nei prossimi 20 anni, tanto da immaginarsi chenei prossimi 20 anni più di 1 famiglia su 5 non avrà figli. In aumento dicoppie senza bambiniche passano dal 17,7% al 19,4%: inoltre, in termini assoluti, “tra i 9,8 milioni di persone che si prevede vivranno sole nel 2042, 5,8 milioni avranno 65 anni e più”. L’idea difamigliaci dovrebbe far immaginare a un nucleo composto quanto meno di 2 persone, ma il processo frammentazione che l’Italia sta vivendo porta l’Istat a stimare chetra 20 anni il 37,7% delle famiglie sarà composto da 1 sola persona. Questo fenomeno, conosciuto anche comefamiglia senza nucleo, è già conosciuto, per esempio quando si parla di giovani usciti dal nucleo d’origine per motivi lavorativi o di studio, anche se recentemente è aumentata la percentuale dianziani che vivono da soli. In generale, una situazione diinverno demograficocosì rilevante, caratterizzata da undeclino delle nascitee dapopolazione media sempre più anziana, può avere un impatto molto forte sull’economia di un Paese, a partire dal suo prodotto interno lordo. Prima di tutto l’aumento delle i nascite (e cioè difuturi lavoratori)contribuisce alla crescita economica attraverso aumento della domanda di beni e servizi, che d’altra parte potrebbe rallentare in una situazione di inverno demografico, poiché ci sarebbemeno forza lavoroe, dunque,meno consumatori. A seguire, prospettive di vita sempre più lunghe consentono alla popolazione di invecchiare sempre di più, portando però a unaumento dei costi associati all’assistenza sanitariae alsistema previdenziale sociale. Non avere abbastanzalavoratori che paghino le pensionidi chi ha già lasciato la propria professione rappresenta quindi unpeso enorme sul bilancio pubblico dello Statoche, per affrontare le carenze, sarebbe costretto a promuovere riforme del sistema pensionistico e retributivo sempre più svantaggiose per i cittadini.