Per mantenere stabile la popolazione di un Paese, escludendo completamente i flussi migratori,ogni donna dovrebbe avere in media almeno 2,1 figli. È il cosiddetto “tasso di sostituzione”, che nessuno dei 27 Stati membri dell’Unione europeaha mai sfiorato negli ultimi decenni. Anzi, l’Europa ha registrato uncalo della natalità costantea partire almeno dal 2008. E secondo lestime diEurostat,la popolazione dell’Ue è destinata aridursi del 6% entro il 2100. Proprio per discutere del drammaticocrollo delle nascitee di come convincere le donne a fare più bambini, diversi leader politici ed esperti hanno partecipato a settembre alBudapest Demographic Summitvoluto dal primo ministro unghereseViktor Orbán. In questa sede, sono state presentate come vincenti lepolitiche a favore delle nascitedei partiti della destra europea, come quelle dell’Ungheria, che la premier Meloniha definito «un esempio perfetto». Queste politiche, oltre a promuovere le nascite, sono un manifesto dei valori dellafamiglia tradizionale(formata da un uomo, una donna e numerosi figli) che ben si sposa con il programma di Meloni per l’Italia:«Serve una grande battaglia per difendere le famiglie,l’identità, Dio e tutte le cose che hanno costruito la nostra civiltà». Ungheria e altri Paesi del gruppoVisegrád Ilmodello unghereseè stato promosso dalpartito di estrema destraFideszdi Orbán. Secondo i dati riportati daPolitico, il Governo spende circa il5% del Pil nazionale per politiche che incentivino la natalitàcon l’intento di «assicurare lasopravvivenza della Nazione ungherese», come chiarito dallo stesso Orbán. Innanzitutto, ci sono benefici fiscali: per ledonne che hanno 4 o più figliè prevista un’esenzione a vita dalla tassa sui redditi.Le donne sotto i 40 anni che si sposano per la prima volta hanno la possibilità di chiedere unprestito di 26.000 euro,destinato acancellarsidopo la nascita di 3 bambini. C’è poi unbonus casaper chi fa figli esussidi per l’acquisto di un’auto a 7 posti. Naturalmente, i benefici sono strettamente legati al fatto chela coppia sia sposata, con gravi penalità in caso di successivo divorzio. Il congedo di maternità è di 24 settimane, ma le donne possono scegliere di rimanere a casa dal lavoro fino al compimento del terzo anno del bambino, continuando a ricevere un’indennità, mentre il congedo per i padri è di soli 10 giorni. L’efficacia di queste politichenon è così perfettacome si vuole far credere. Iltasso di fertilità,ovvero il numero medio di bambini nati per ogni donna, è sicuramente aumentato in Ungheria a partire dal 2011, quando si era raggiunto ilminimo storico di 1,2bambini per donna. Nel 2021 è arrivato a1,61, un valore superiore al tasso medio dell’Ue pari a 1,53,ma che resta comunque molto al di sotto del tasso necessario per mantenere inalterata la popolazione senza i flussi migratori. Tra gli altri Paesi governati dalla destra nel gruppo diVisegrád(Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia, Ungheria), la Polonia ha avviato il programma nel 2016, quando era premier Beata Szydło,500 plus,grazie al quale i genitori ricevono circa 120 euro al mese per ogni figlio dopo il primo. Con la sua introduzione lo Stato ha visto untemporaneo aumentodel tasso di fertilità, che dopo poco ha ripreso a scendere toccando nel 2021 uno dei valori più bassi (1,3). Paesi scandinavi Il sistema deiPaesi scandinaviper incentivare lamaternitàè tutto focalizzato sull’offerta di servizi per l’infanziaper consentire a entrambi i genitori di lavorare. InSvezia, gli asili nido sono sovvenzionati e le famiglie pagano in media solo l’11% dei costi di iscrizione.Qui, così come inNorvegia e Danimarca,più della metà dei bambini sotto i 2 anni frequenta un asilo nido (ben oltre la media dell’Ue del 30%). Il congedo parentale è molto ampio anche per quanto riguarda i padri: in Svezia sia le mamme sia i papà hanno 8 mesi di congedo,inFinlandia160 giorni ciascuno, mentre in Danimarca i genitori hanno complessivamente 52 settimane di congedo retribuito, che può essere esteso con una riduzione della retribuzione. Nonostante queste politiche generose siano in essere da decenni, per anni il tasso di fertilità di questi Paesi è stato in calo. LaSveziaè scesa da 1,9 a 1,7 negli ultimi 10 anni, raggiungendo lo stesso livello della Danimarca; la Finlandia si ferma a 1,5 figli per donna, poco al di sotto della media europea. Il miglior Paese è la Francia Dall’inizio deglianni 2000,il Paese Ue ad avere il più alto tasso di fertilità è la Francia, che nel 2021 ha avuto1,84 bambini per donna. Parigi, infatti, spende circail4% del Pilper misure a favore delle famiglie. Come in molti altri Paesi, anche qui esistono sussidi economici per i nuclei con figli. I pagamenti iniziano dal secondo figlio (141 euro al mese per la fascia più bassa) e raddoppiano con il terzo figlio (323 euro). Le famiglie con 3 o più bambini beneficiano anche dello status di“famiglia numerosa”, che comporta vantaggi comeviaggi in treno a tariffe ridotte e pensioni aumentate del 10% per i genitori. La somiglianza di questi interventi con quelli adottati altrove, ha spinto alcuni osservatori a parlare di un “mistero della fertilità” francese. In realtà, a mantenere alto il numero di nascite in Francia sono 2 fattori chiave: l’equilibrio trapossibilità di carriera e maternitàe unastruttura familiare flessibile,«con matrimoni tardivi, famiglie allargate, genitori single e nascite molto più frequenti fuori dal matrimonio», spiega Laurent Toulemon, demografo dell’Institut national d’études démographiques. Secondo i datiEurostat, iltasso di occupazione femminile francese tra le cittadine di 20 e 64 anni è del 70%. Ma anche in Francia non tutto è perfetto:rispetto al 2020il numero di nuovi nati si è ridotto del 7% e, se questa tendenza dovesse confermarsi per tutto il 2023, il tasso di fertilità potrebbe scendere a 1,68. Per i paesi del Mediterraneo comeItalia e Spagna, che hanno i tassi di natalità più bassi d’Europa (rispettivamente 1,25 e 1,19), meglio ispirarsi, quindi, ai modelli che sostengono l’occupazione femminile come quello francese, se si vogliono ottenere miglioramenti strutturali di lungo periodo. Ricordiamo cheil Belpaese, stando agli ultimi datiIstat, ha anche il tasso d’occupazione femminile più basso di tutta l’Ue (al 52,6%).
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