Arrivano le scienziate dell’ambiente

Arrivano le scienziate dell’ambiente

 

Lastoria, si sa, viene spesso raccontata con un punto di vista prettamentemaschile. Questo è ancora più vero se parliamo dellastoria delle scoperte scientifichedove (tranne qualche eccezione, come Marie Curie o Rita Levi Montalcini) iprotagonisti sono praticamente tutti uomini.E non perché non ci sono state donne nel ramo della ricerca scientifica: bensì, perché i loro nomi sono stati passati per secoli sotto silenzio. Un silenzio che oggi inizia a rompersi grazie a importanti progetti e opere, come il nuovo volume curato da Mirella Orsi e Sergio Ferraris,Prime. Dieci scienziate per l’ambiente(Codice edizioni, 17 euro, 224 pagine): un libro che racconta, con tono divulgativo e appassionante, lestorie di 10 donneche sono statepioniere degli studi di ecologia e sostenibilità. Alcune di loro,scienziate brillanti,con eccellenti carriere accademiche; altre, invece, senza nessun titolo di studio ma che, nonostante ciò (o forse proprio grazie a ciò, come viene suggerito nell’introduzione dell’opera) sono riuscite a scoprire cose che nessuno prima di loro aveva notato. Tutte queste donne hanno una caratteristica in comune: unavibrante passione, una determinazione incrollabile e una profonda capacità di entrare in contatto con la natura, di comprenderla, amarla e rispettarla. Primeracconta passione e dedizione e, proprio per questo, è un libro checoinvolge dalla prima all’ultima pagina.Grazie a un linguaggio divulgativo (ma alla portata anche di chi non ha solide basi di conoscenze scientifiche) lettrici e lettori vengono catapultati in10 universimagici. Impossibile rimanere impassibili davanti al fascino e al metodo con cuiMaria Sybilla Merian osservava il ciclo di vita degli insetti, alle incredibili avventure intraprese daJeanne Baret,laprima donna a circumnavigare il globo,spinta dal suo amore sconfinato per la botanica e per la ricerca di nuove specie vegetali da studiare. Così come è impossibile non commuoversi con le storie dei legami cheDian Fossey e Jane Goodallhanno saputo creare rispettivamente con i gorilla di montagna e con gli scimpanzé. Ciascuna di questedonneha fatto cose straordinarie ed è stata unapionieranel proprio campo. La prima donna a circumnavigare il globo, la prima a scoprire le dinamiche dell’effetto serra, la prima a progettare una casa interamente alimentata a energia solare, la prima a comprendere il processo di metamorfosi degli insetti, la prima a battere il record di immersione nelle profondità dell’oceano… Tutte si sonoscontrate contro ostacoli apparentemente insormontabili: le regole sociali che, in quanto donne, le volevano vederle solo come madri e mogli; i pregiudizi di chi non le considerava abbastanza; le invidie dei colleghi maschi per i loro successi; l’ostracismo della comunità accademica; le battaglie diffamatorie delle grandi multinazionali. Eppure,non si sono fermate davanti a nulla. Guidate dalla loro passione e dalla consapevolezza che ciò che stavano facendo era troppo importante, hannosuperato limiti e ostacoli,non per egoismo o desiderio di emergere, ma per gettare le basi di un mondo migliore, di una scienza che mettesse al primo posto la conservazione dell’ambiente e di una politica guidata da criteri scientifici (e non da puri interessi economici). Eppure, i loro nomi sono quasi del tutto sconosciuti. Qualcuna di loro è riuscita a uscire dall’anonimato grazie ad articoli su riviste divulgative, come Jane Goodall, o a documentari su piattaforme streaming, come Sylvia Earle, oppure per aver pubblicato libri che, seppur scientifici, sono diventati best sellers, come Rachel Carson o Dana Meadows. Ma per tutte le altre (e non solo quelle di cui questo libro racconta la storia) il destino è stato l’oblio. Un oblio che implica unaperdita enorme per lascienzae per la società. Come scrivono Orsi e Ferraris nella prefazione, conoscere la storia dellascienza al femminilenon è importante solo per una ragione di giustizia, ma anche perché “conoscere la storia della scienza da una prospettiva diversaci permette di avere unavisione più ampia e completae di familiarizzare con il concetto di complessità del sapere scientifico. Inoltre, diffondere queste storie ha poi un fortissimovalore sociale, specie tra le nuove generazioni. Infatti, le scienziate con il loro esempio ci suggeriscono che una condizione di svantaggio può essere superata persuadendoci a pensare che nel nostro piccolo possiamo fare sempre la differenza perché,se ce l’hanno fatta loro, possiamo farcela anche noi”.