Nucleare: potrebbe tornare anche in Italia?

 

Il ministro delle InfrastruttureMatteo Salvini ha lanciato un nuovo dibattito nel Paese riguardo all’utilizzo dell’energia nucleare civile. Affermando che i tempi sono maturi per un referendum sulle centrali di ultima generazione, il leader leghista ha riaperto una questione che dal 1986 suscita forti controversie e reazioni da parte degli italiani. Il drammatico episodio di Chernobylha segnato profondamente l’opinione pubblica nei confronti dell’energia nucleare,e da allora il Paese ha sempre “no” a questa forma di produzione energetica. Tuttavia, l’emergenza climatica e il panorama politico, anche globale, sembrano aver aperto la possibilità a nuove prospettive. Già parte del programma politico della maggioranza, la direzione verso cui si sarebbe andatiera stata anticipata già qualche mese fa dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Il dibattito sul nucleare non è nuovo, ma è da sempre permeato da una natura politica: l’atomo di uranio è stato infatti al centro della strategia di deterrenza nucleare durante la Guerra Fredda. Tuttavia,le sempre più evidenti conseguenze del cambiamento climatico hanno riportato l’attenzione al nucleare, ma in un’altra veste. Le centrali nucleari, infatti, a differenza di quelle impiegate nella produzione di energia fossile, emettono pochissima anidride carbonica, rendendole dunque una fonte di energia a basse emissioni. E sempre in quest’ottica,la posizione nei confronti di questa energia è cambiata globalmente, fino ad arrivare – come nel caso dell’Unione europea – a considerarla una fonte energetica “pulita”. Un mercato complesso Nonostante il ritorno dell’attenzione verso il nucleare, il mercato è complesso e l’entrata e l’uscita da questo settore sono estremamente lente:la progettazione e la costruzione di una centrale richiedono tempo e risorse enormi. In Italia, il referendum del 1987 ha bloccato la costruzione di nuove centrali nucleari, e tuttora il Paese sta cercando di individuare siti sicuri per lo stoccaggio dei materiali radioattivi, ma, alcune realtà come laCina, il Giappone e la Francia hanno continuato e stanno continuando a costruire nuove centrali. A differenza di allora, si parla oggi di“mini-centrali” di nuova generazione, progettate per essere molto più efficienti e basate su tecnologie innovative. a esempio, la societàNewcleosta sperimentando “piccole centrali” da 30 megawatt che utilizzano un combustibile misto, incluse scorie nucleari. Nonostante il nucleare abbia il vantaggio di produrre poche emissioni di anidride carbonica, le risorse di combustibile, come l’uranio, non sono infinite: secondo un report dell’Aiea, l’uranio finirà tra circa 120 anni, considerando l’attuale tasso di domanda. Dunque, il dibattito sul nucleare torna prepotente in Italia, spinto dal cambiamento climatico e dalla necessità di fonti energetiche a basse emissioni.Il futuro del Paese sarà segnato da scelte difficili, ma sicuramente cruciali per garantire un approvvigionamento energetico sostenibilee sicuro per le generazioni a venire.