Le afghane protestano contro la chiusura dei saloni di bellezza

 

Nella mattinata di mercoledì leforze di sicurezza afghanehanno disperso unamanifestazione contro lachiusura dei saloni di bellezzae parrucchieri. La misura, annunciata ufficialmente lo scorso 2 luglio dal portavoce del ministero per la Prevenzione del Vizio e la Propagazione della Virtù, Mohammad Sadiq Akif, dovrebbe diventareeffettiva tra meno di una settimana. La manifestazione è cominciata verso le 10:00 nella zona diShar-e-Naw di Kabule si è prolungata fino alle prime ore del pomeriggio.Le proteste pubbliche delle donne sono diventate sempre più rare, dopo una prima fase in cui, subito dopo il ritorno al potere dei talebani quasi 2 anni fa, le afghane avevano provato a scendere in strada per reclamare i propri diritti. Sono state circa unacinquantinale donne che hanno partecipato all’iniziativa di mercoledì, esponendo cartelli e striscioni:“lavoro, cibo e libertà”, queste le parole più frequenti negli slogan delle manifestanti. La nuova leggeelimineràinfatti circa60.000 posti di lavoro,secondo la Camera di Commercio afghana, in un Paese che si trova in gravecrisi economicae in cui si stima che circal’85% della popolazioneviva in condizioni dipovertà. Oltre al danno materiale, la chiusura dei saloni di bellezza aggraverà l’apartheid di genere, escludendo ancora di più le donne dallo spazio pubblico. Nei mesi precedenti il Governo aveva già vietato alle donne di frequentare parchi e palestre. I saloni di bellezza erano considerati tra i pochi luoghi sicuri rimasti alle cittadine per incontrarsi e socializzare, oltre che per lavorare. Lo scorso dicembre ilGoverno talebanoavevavietatoalle donne di lavorare nelle Organizzazioni non governative. Inoltre rimane precluso alle ragazze maggiori di 12 anni ildiritto di istruzione, sia di grado secondario che universitario. A confermarlo, anche la recente notiziariportatadaTolo Newssecondo cui laNEXA(Autorità nazionale per gli esami) ha annunciato che quest’anno l’accesso agli esami d’ammissione all’università sarà consentito solo agli studenti. Il Governo ha motivato la nuova stoccata affermando cheil trucco impedirebbe alle donne di compiere adeguatamentele rituali abluzioni per lapreghierae che pratiche come la cura dei capelli o delle sopraccigliacontravverrebbero alla legge islamica. Inoltre, i saloni di bellezza spingerebbero le famiglie a spendere cifre eccessive in occasioni come i matrimoni. Anche durante il precedente Governo talebano (1996 – 2001) i centri di bellezza erano stati obbligati a chiudere. Durante il periodo dell’occupazione statunitense, fino al ritorno dei talebani nell’agosto 2021, queste strutture erano state riaperte e si erano diffuse in diverse città del Paese. Fino all’editto del 2 luglio i saloni avevano potuto continuare la loro attività, male immagini delle donne dipinte sulle vetrine sono spesso state oscurate o coperte con la vernice. Ora che la chiusura dei saloni di bellezza appare imminente, un gruppo di donne ha deciso dimanifestare pubblicamente, con la prevedibilereazione delle autoritàche hanno disperso le afghane conidranti e spari in aria.Una partecipante ha dichiarato aAl Jazeerache il loro intento era di farriconsiderare questa decisioneperché «si tratta delle nostre vite», con riferimento non soltanto alla funzione sociale dei centri di bellezza, ma anche all’imminente taglio di quella che per molte famiglie costituiva l’unica fonte di reddito. Come nel caso della truccatrice Sadaf, che racconta aTolo News:«ho speso circa 400.000 afghani (circa 4.000 euro, ndr) per il mio salone di bellezza e sono io che porto il pane a casa per la mia famiglia di 12 persone». Un’altra manifestante aggiunge: «Nessuno è venuto ad ascoltarci o a parlare con noi…hanno preso alcune donne nelle loro macchine e le hanno portate via», a ulteriore dimostrazione della chiusura del Governo talebano a ogni forma di dissenso, specialmente femminile.