Operazione Cielo: i summer camp per piccoli scienziati
In Kenya, c’è un’astrofisica che, a bordo di un pulmino, insieme al marito, raggiunge i villaggi più remoti del Paese per mostrare le stelle ai bambini e alle bambine del posto. Lì durante la notte, gli astri e le costellazioni si vedono nitidamente. Il progetto, chiamatoThe Tavelling Telescope, ha ispirato quello nostrano,Il Cielo Itinerante. «L’Idea è nata in piena pandemia», ha raccontato aLa SvoltaAlessia Mosca, ex politica, politologa e docente di politica commerciale europea aSciences Po(Parigi) evice presidente dell’associazioneIl Cielo Itinerante, fondata nel 2021 conErsilia Vaudo, astrofisica che, dal 1991, lavora all’Agenzia Spaziale Europea, dove oggi riveste il ruolo diChief Diversity Officer. «Entrambe siamo da sempre impegnate sui temi delledisuguaglianzee purtroppo, ad aver inferto il colpo di grazia, è stato proprio Covid, che ha decisamente aggravato, soprattutto a livello territoriale, i divari già esistenti in fatto di competenze», ha aggiunto. IlCielo Itineranteha un nome che parla da solo. «Un po’ come lei, l’astrofisica kenyita Susan Murabana,volevamo portare il cielo,assieme ai suoi misteri, dove non può arrivare, in queiquartieri in cui i bambini non rivolgono mai lo sguardo verso l’alto,verso i propri sogni.Il nostro obiettivo è quello diavvicinare i bambini e le bambine che provengono da contesti di disagiosocioeconomico a mondi che rischiano di esserepreclusi loro per sempre». Non è una novità. L’Italia è uno dei fanalini di coda tra i Paesi europei nei test di scienze e presenta un allarmante gap rispetto all’apprendimento dellematerieStem. «È cominciato così, nel 2021, conun vero è proprio tourda una parte all’altra dell’Italiaper osservare gli astri in compagnia dei più piccini. Un successo insperato», ha spiegato aLa SvoltaMosca. Già nel corso della seconda edizione, lo scorso anno, si sono aggiunte ulteriori tappe (oltre 60 comuni) e, in coincidenza della permanenza diSamantha Cristoforettisulla Stazione Spaziale Internazionale, l’astronauta italiana si è collegata più voltecon i bambini e le bambineche partecipavano alle attività del progetto. Poi, è stata la volta diOperazione Cielo. «Dopo aver condotto l’indaginePotere alle stellein collaborazione conIpsos,multinazionale che si occupa di ricerche di mercato e consulenza, per valutare che tipo di impatto avesse avuto in questi 2 anni il progetto itinerante, abbiamo capito che serviva un’iniziativa diversa per seminare qualcosa di più duraturo». Quest’estate sono partiti6 summer camp tutti dedicati alla matematica, 4 a Napoli, nei quartieri di Forcella, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio e Stella, S. Carlo all’Arena, 1 a Roma, Tor Bella Monaca e 1 a Milano, nel quartiere di Giambellino, della durata di4 settimaneche hanno coinvolto200 bambini e ragazzi tra i 10 e i 14 anni, guidandoli alla scoperta delle materie Stem sia con lezioni dedicate che con vere e proprie sperimentazioni legate al mondo dell’astronomia. Un’iniziativa patrocinata dal Comune di Napoli, con il riconoscimento di Esa – Agenzia Spaziale Europea, e il patrocinio di Asi – Agenzia Spaziale Italiana, Inaf – Istituto Nazionale di Astrofisica e il Centro Oae Italia dell’Unione Astronomica Internazionale, con il supporto di Fondazione Bracco, Fondazione Paolo Bulgari e dalla compagnia telefonica Iliad. Si tratta di un progetto pilota, avviato in zone particolarmente difficili, dove ilrischio di abbandono scolasticoè alto. Secondo lo studio condotto nel 2023 daSvimez(associazione senza fini di lucro che studia le condizioni economiche del Mezzogiorno d’Italia)i giovani tra i 18 e i 24 anni con nessun titolo di studio o al massimo la licenza di scuola mediaoggi sono al16,6% nel Sud Italia, a fronte del 10,4% nel Centro-Nord: quasiil doppio della media europea del 9%. «Lapausa estivapuò incidere negativamente in fatto di disuguaglianze educative, per questo abbiamo pensato a un progetto che si svolgesse d’estate. Il calendario scolastico, infatti, aggrava ledisparità già esistenti.L’Italia è l’unico Paese con vacanze estivepiù lunghe di 3 mesi», ha evidenziato Mosca. È il fenomeno del cosiddettosummer learning loss:i bambini e le famiglie che se lo possono permettere optano per camp di inglese e altre vacanze formative, ma per chi è costretto a rimanere tutta l’estate nel proprio quartiere, quei 3 mesi lontani dalla scuola e da qualsiasi ambiente educativo possono essere controproducenti o addirittura nocivi. «Abbiamo valutato alcuni tra i metodi didattici più interessanti al mondo e alla fine abbiamo scelto di adottare quello diJoe Boaler, professoressa di Mathematics Education allaStanford Graduate School of Education.È stata con noi per 10 giorni a Napoliper la formazione dei30 giovani trainer(giovani studenti, laureandi, dottorandi e insegnanti selezionati tramite alcune partnership, come quella con l’Università Federico II di Napoli eTeach for Italy)che stanno facendo da educatori nei vari camp estivi». Quello di Boaler è un metodo che si incentra sul principio della collaborazione, sulla rivalutazione del concetto di fallimento, sul fatto che possono esisterevarie strade percorribili per raggiungere un’unica soluzione,tramite esperienze interattive e persino creative. «Le attività si sono aperte e concluse con un test, un questionario valutativo, di carattere psicologico. Si è chiesto al bambino o alla bambina di esprimere ilproprio rapporto con la matematica,se si sente portato e portata o meno. Ne è emerso unquadro fortemente influenzato dalla cultura e dagli stereotipi.L’obiettivo è certamente quello di far acquisire ai bambini e alle bambine una maggiore consapevolezza di sé. Ho avuto modo di partecipare a una giornata di attività con una ventina di bambini, alcuni anche con grandi difficoltà linguistiche. Proprio per questo si è scelto un approccio assolutamente non punitivo, anzi i piccoli vedono i giovani trainer come deirole modeldi prossimità». C’è, poi, la questione deldivario di genere. Leragazzeche frequentano un corso di laurea nelle cosiddette materieStem(Science, technology, engineering and mathematics)sono solo il 14,5%di quelle che frequentano un corso di studi universitario (percentuale che sale al 24,5% se nel conteggio si includono anche gli uomini). Ma, la radice del problema risale a molto prima. «Ersilia e io ci occupiamo da sempre di divari di genere e negli anni abbiamo riscontrato unmetodo di insegnamento non adeguato,che non rispetta e valorizza le diverse modalità e capacità di apprendimento dei ragazzi. Ci sono molti modi per imparare la matematica. Le addizioni, per esempio, possono essere svolte in molti modi differenti, attraverso connessioni e meccanismi logici insoliti.Il nostro sistema scolastico invece tende a valorizzare esclusivamente la velocità nel calcoloe diffondere una narrazione che rinforza gli stereotipi, specialmente quelli di genere». Se nel Belpaese la strada è ancora lunga, all’estero fioriscono già da qualche tempo sperimentazioni più interessanti. «Nel nord Europa, per esempio inEstoniao inFinlandia, c’è una maggiore permeabilità e ricettività della scuola di fronte alle nuove scoperte e alle nuove ricerche sui metodi didattici. Anche inFranciasi registra un’emergenza nazionale per quanto riguarda lo studio della matematica, ma gli studi e i report condotti in merito hanno plasmato il dibattito pubblico e molti istituti e organizzazioni culturali hannoinvestito in una formazione differente». Operazione Cielopotrebbe essere un primo passo per ridurrele disparità educative nelle materie scientifiche anche in Italia. «Per ora siamo prudenti. Abbiamo voluto testare questo metodo e se alla fine, i risultati dovessero essere incoraggianti, ci proponiamo di espandere la nostra esperienza e le partnership».