Violenza di genere: (non) “Era una brava persona”

 

“Il mostro”, “il branco”.Quel vicino che sembrava tanto una“bella persona”. Oggi l’uomo che commetteviolenza di genereè ancora visto dalla narrazione (mediatica e non) dominante come lamela marcia, l’eccezionedisumana in unasocietà sana. E se da tempo nell’universo femminile questa teoria è sempre più contrastata, sul versante maschile le voci sono ancora troppo fioche e poco strutturate,anche se in crescita. Eppure, mai come oggi, servirebbe un movimento diautocoscienza maschileper analizzare le distorsioni permanenti nella nostrasocietà patriarcalesenza cadere nellesolite banalità.Il libroEra una brava persona(Il Margine,296 pagine, 17,50 euro) ha provato a farlo. Gli autori hanno percorsi professionali molto diversi:Emanuele Corninsegna Diritto penale e violenza di genere presso l’Università di Antofagasta (Cile),Leandro Malgesini,sociologo, studia da diversi anni le maschilità mentreIvan Pezzottaè psicologo psicoterapeuta a orientamento sistemico e si occupa di mascolinità e intervento con uomini autori di violenza. La varietà delle loro esperienze è un’anticipazione dellavastità dei temiche la violenza di genere porta con sé e che, di conseguenza, vengono affrontati nel libro. Partendo da un aneddoto che coinvolge uno dei poeti più importanti del ‘900,Pablo Neruda, gli autori mettono a nudo la presenza dellaviolenza patriarcale nella nostra società.Una presenza che, come spiegato nel libro, ha radici già nella nostrainfanziae nel modo in cui gli adulti socializzano i bambini. Un’analisi che dimostra “che siamo di fronte a un grave problema sociale e non alla somma di ‘sfortunati casi isolati’”. Scorrendo le pagine ci si rende conto di quanto gli uomini sianoincapaci di riconoscere la propria violenzae di come ancora oggi lo sguardo sia più focalizzato sulladonna che si deve “salvare”e non sull’uomo che non deve commettere determinate azioni. Analizzare il rapporto tra i sessi da un punto di vista maschile critico, nel 2024, significa anche conoscere la storia di chi ci ha preceduto. Ecco quindi che può essere utile sapere qualcosa in più dimovimenti poco conosciutial grande pubblico, come iliberazionistinati negli anni ‘60. Il loro nome dice già molto di come liberarsi del patriarcato significhi ancheliberare gli uomini dalle catene socialiche spesso imprigionano le loroemozioni. Il fatto che questa discussione sia iniziata già 50 anni fa è molto interessante per capire come l’esigenza dellaliberazione maschilenon sia un bisogno inventato negli ultimi anni, ma anche per riflettere sulperché queste teorie non siano ancora popolari. Era una brava personanon fa sconti: mette in luce lecriticitàanche delsistema giudiziario e politico,ma anche i limiti dello stesso sistema che si occupa di aiutare gli uomini autori di violenze. La politica in particolare sembra essere interessata solo a misure che puniscano più duramente determinati comportamenti senza però riuscire effettivamente a individuare i motivi dietro questi eventi e a intervenire per prevenirli. Anche la letteratura scientifica è ancora carente in diversi punti. Tutto da buttare quindi? In realtà alcuni risultati ci sono. Per esempio “esistono in letteratura positive e utili esperienze di intervento con coppie in cui vi sono stati episodi di violenza”. Una prova chela mascolinità nella nostra società può cambiarese si interviene adeguatamente. Ridisegnare i nostri modelli è sempre meno rimandabile. Leggere libri comeEra una brava personapuò essere un buon punto di partenza.

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