Caccia e catture animali: l’Ue apre una procedura di infrazione contro l’Italia

Caccia e catture animali: l’Ue apre una procedura di infrazione contro l’Italia

 

Una doppia tirata d’orecchie all’Italiasulla protezione animale e sui divieti di caccia aggirati. LaCommissione europea da poche ore ha aperto due procedure di infrazione diversecontro l’Italia perché il Paese risulta inadempiente a obblighi del diritto europeo sia sulla caccia che sulle misure di protezione di animali come mammiferi marini, uccelli o tartarughe. Si tratta di una sorta di primo avvertimento: l’esecutivoha due mesi di tempo per rimediare alle violazioni delle norme europeee istituire sistemi di controllo e divieti, se questo non avverrà la Commissione invierà un parere motivato e successivamente, se l’Italia non avrà aggiustato il tiro,il caso rischia di finire alla Corte di Giustizia dell’Ue. Una delle due procedure di infrazione si riferisce nel dettaglio al fatto che, a differenza di quanto indica l’Europa, da noi le regioni possono autorizzare l’uccisione o la cattura di alcuni uccelli anche in zone dove l’attività venatoria è vietata, come le aree protette e oltretutto in periodi dell’anno in cui la caccia è vietata. Inoltre le nostre legginon rispettano le direttive Ue che limitano l’uso di munizioni di piombo, per esempio nelle zone umide, dove uccelli acquatici, ambiente e salute vanno tutelati. “La Commissione ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia (INFR(2023)2187) per il mancato rispetto delladirettiva Uccelli(direttiva 2009/147/CE) e delregolamento Reach(regolamento 1907/2006/CE modificato dal regolamento (Ue) 2021/57) a causa delle modifiche introdotte nelle norme italiane sulla caccia”,si legge sul sito dell’Ue. “La legislazione italiana non è inoltre conforme alle disposizioni delregolamento Reach, quale modificato, sull’uso del piombo nelle munizioni” precisa ancora l’Europa. L’altra procedura è invece relativa al fatto che da noinon applichiamo in maniera corretta le richieste delladirettiva Habitat, quella nata per tutelare diverse specie attraverso il monitoraggio e i sistemi tali daevitare le catture accessorie da parte dei pescherecci per esempio di delfini, i vari cetacei, ma anche le tartarughe e gli uccelli marini, tutti animali già in pericolo tra traffico marittimo, inquinamento acustico e da plastica. ”Il Green Deal europeoe lastrategia sulla biodiversità per il 2030indicano quanto sia fondamentale che l’Uearresti la perdita di biodiversità, favorendone la protezione e il ripristino. L’Italia non ha istituito un sistema di monitoraggio delle catture e uccisioni accidentali di specie protette, come il tursiope troncato e la tartaruga comune, entrambi rigorosamente protetti dalla direttiva Habitat”, ammonisce l’Europa specificando inoltre che “l’Italia non ha svolto ulteriori ricerche e non ha adottato misure di conservazione per garantire che le catture e le uccisioni accidentali non abbiano un significativo impatto negativo sulla popolazione delle specie protette”. Nel dettaglio l’Ue sostiene anche che il nostro Paese “non ha adottato misure adeguate per evitare perturbazioni significative di diverse specie marine e di uccelli marini, quali la berta maggiore, la berta minore, l’uccello delle tempeste europeo e il marangone dal ciuffo neisiti Natura 2000designati per la loro conservazione”. Sulla questione si è espressa a più riprese l’Oipa, l’Organizzazione internazionale di protezione animaliche, per esempio sulla questione del divieto di munizioni al piombo nelle zone umide, “che con un decreto congiunto dei ministri Pichetto Fratin e Lollobrigida e ildecreto Assethanno raggirato, consentendo l’attività venatoria anche dove vietata”. Inoltre, ricordano le associazioni ambientaliste, l’Europa nei confronti dell’Italia ha già aperto una inchiesta “sui calendari venatori, sull’abbattimento di specie in stato di conservazione negativo, sulla caccia durante la migrazione pre-riproduttiva e sull’inerzia italiana in tema di lotta al bracconaggio”. Per queste ragioni, chiosa l’Oipa, “l’intero sistema venatorio italiano, irrispettoso delle direttive europee, è sotto accusa. Occorre che Governo e Parlamento fermino la proposta di legge Bruzzone (Lega), che peggiora le materie contestate, e metta in regola la normativa italiana sulla tutela di uccelli e fauna selvatica. Auspichiamo che i Ministeri vogliano mettere mano alla materia quanto prima.Vanno riviste subito le norme che trasformano l’Italia in un Far West dove i cacciatori possono intervenire sempre e ovunque, anche nei parchi e nelle aree urbane”.