Various Voices, il festival che porta Bologna oltre l’arcobaleno

“I am what I am” è il ritornello intonato a voce spiegata dalle migliaia di persone raccolte nel cuore diBologna, in una piazza Maggiore gremita, colorata e festante. Siamo alla serata diVarious Voices,ilfestival internazionale dei cori Lgbtq+, e proprio la celebre canzone di Gloria Gaynor ha ispirato il motto della 15° edizione dell’evento: “I sing what I am”. All’ombra delle 2 torri si è infatti appena conclusa unamaratona canora orgogliosamente queer,che ha portato nella Città Unesco della Musica cantanti e musicistə provenienti da tutto il mondo. Per 5 giornate di giugno (14-18),Bologna è stata la capitale della coralità Lgbtq+: i teatri, i musei, le piazze e le strade si sono riempite di cori che hanno cantato ed emozionato bolognesi e turisti, in un tripudio di bandiere arcobaleno. Various Voicesèuna creazione diLegato(associazione europea dei coriLgbtq+) e si tratta di un evento non competitivo chesi tiene ogni 4 anni in una diversa città europea,scelta dagli stessi cori associati. Il festival ha come obiettivo principale ladiffusione,attraverso il canto e la musica, di messaggi, istanze e bisogni dellepersone queerper promuovere una società più aperta. Credit: Nicola OrtonaCredit: Spazio Labò Credit: Marco Piraccini Credit: Alberto Gobbi Credit: Nicola OrtonaCredit: Spazio Labò Come racconta il direttore del festival Nicola Mainardi, il merito di aver portato per la prima volta in Italia questo grande evento è tutto delcoro Lgbtq+ bologneseKomos:«Abbiamo accolto105 cori provenienti da quasi ogni angolo d’Europa, ma anche dagli Stati Uniti, dalla Nuova Zelanda e persino dal Sudafrica, per un totale di 3.500 persone iscritte. Ogni giorno c’erano decine di esibizioni disseminate su più palchi contemporaneamente e nel week-end abbiamo coinvolto l’intera città con i cori che cantavano all’aperto in vari punti del centro storico». I numeri del successo crescente parlano da soli se consideriamo che alla prima edizione, tenutasi nel 1985 a Colonia, parteciparono 4 cori venuti da 4 Paesi. OrganizzareVarious Voicesè una tappa importante nella lunga storia diKomos, che nasce nel 2008 comeprimo coro gay di voci maschili in Italia, ma che nel suo percorso si è aperto anche ad altre identità racchiuse nella sigla Lgbtq+. Il festival è stato assegnato a Bologna nel 2018, durante l’ultima edizione che si è tenuta a Monaco di Baviera. Mainardi spiega come la scelta sia caduta sull’Italia: «Il fascino italiano ha sicuramente aiutato, però quando abbiamo presentato la nostra candidatura, la legge sulle unioni civili era stata approvata da poco e c’era grande fermento suidiritti civili. Anche se il festival era sempre circolato tra Germania, Inghilterra e Olanda, i cori con la loro votazione hanno riconosciuto il nostro impegno e il coraggio diportare un evento che dà tanta visibilità alla comunità Lgbtq+proprio qui dove ce n’era e ce n’è ancora bisogno». Il festival è stata anche unapreziosa occasione di confronto e scambio tra realtà culturali e sociali molto diverse,per sentirsi parte di una comunità più grande che va ben oltre i confini nazionali. «È una chance per dimostraresolidarietàa quei Paesi in cui si sta ancora lottando per i diritti civili più basilari, incentivando la nascita e lo sviluppo di realtà associative – aggiunge Mainardi – Per esempio, non hanno partecipato al festival cori Lgbtq+ provenienti da Romania, Bulgaria o Grecia; mentre abbiamo ospitato 2 cori ucraini (Qwerty Queerdi Odessa eQueer Essencedi Kharkiv) e ricordiamoci che anche prima dell’inizio della guerra la vita delle persone queer non era facile in Ucraina…» Perché come dicevaGary Miller, uno deifondatori nel 1980 delNew York City Gay Men’s Chorus, “Se vuoi cantare, unisciti a un coro. Se vuoi cambiare il mondo, unisciti a un coro gay”. E le sue parole sembrano davvero una sintesi perfetta di ciò che rappresenta la coralità Lgbtq+:il canto e lamusicacome forme di lottacontro le discriminazioni e per i diritti civili.