La legge sul ripristino della natura è salva. Per quanto?

 

Doveva essere il banco di prova “per cambiare la storia”, come chiesto da un comitato di scienziati internazionali in unalettera-appelloalla Ue, dalleassociazioni ambientalisteitaliane al ministro Pichetto Fratin e persino da50 leaderdi imprese e istituzioni finanziarie, da Ikea a Unilever. Invece, la votazione dellaLegge sul ripristino della naturaprevista per oggi in Commissione Ambiente del Parlamento europeo per passare poi al Consiglio dei Ministri è statarimandata al 27 giugnoper un picco di emendamenti, di polemiche, di furbizie politiche nemmeno tanto nascoste.Ma almeno è salvagrazie agli 88 eurodeputati che si sono equamente divisi sulla mozione di rigetto presentata dal Partito popolare europeo: 44 a favore, 44 contrari. Elemento chiave dellastrategia Uesulla biodiversità, la proposta di legge parte da un presupposto moto chiaro:conoltre l’80% degli habitat in cattive condizioni, la natura del Vecchio Continenteè in “allarmante declino” e la norma consentirebbe di ripristinare le zone umide, i fiumi, le foreste, le praterie, gli ecosistemi marini e le specie che ospitano. Gli obiettivi di recuperodovrebbero coprire il 20% delle zone terrestri e marine dell’Ue entro il 2030e tutti gli ecosistemi danneggiati nel 2050.Proprio per raggiungere questi traguardi,la proposta di legge non solo è di ampia portata ma scende nel dettaglio degli interventi e pone vincoli giuridici, motivo che ha scatenato le fazioni politiche più conservatrici e alcune lobby di categoria. Nello specifico, ilNature Restoration Lawpunta a migliorare e ampliare gli habitat di biodiversità e di specie marine come delfini, squali e focene e a invertire il declino della popolazione di insetti impollinatori. A incrementare la connettività forestale e la presenza di uccelli e ad aumentare la superficie totale di spazio urbano verde e di stock di carbonio organico nei suoli minerali delle terre coltivate. A ripristinare le torbiere drenate a uso agricolo e a “identificare e rimuovere le barriere che impediscono la connettività delle acque superficiali, in modo che almeno25.000km di fiumi siano ripristinati in uno stato di libero flusso entro il 2030”. La querelle politica ha visto opporsi due schieramenti netti: da una parte la coalizione di destra e in particolare i conservatori del Ppe, gli agricoltori e i pescatori, dall’altra i partiti di sinistra, le Ong, i comitati scientifici e persino il mondo delle grandi imprese. Secondo il Ppe,la legge provocherete perdite economiche enormi per il mondo agricolo e della pesca, mettendo in ginocchio gli approvvigionamenti europei, in difficoltà i consumatori e persino il futuro delle energie rinnovabili. «La stragrande maggioranza degli agricoltori non ha bisogno di alcuna lezione sulla sostenibilità», ha detto il presidente del Partito popolare Manfred Weber. In risposta, il comitato di scienziati schierato a favore della legge ha confutato punto per punto le dichiarazioni di Weber. Nel documento inviato alla Ue, si esortano i responsabili politici a proseguire l’iter legislativo delNature Restoration Lawe anche del Sur (Regolamento dell’uso sostenibile) in quanto pietre miliari della sicurezza alimentare e della salute umana. A chi dice che le rese agricole diminuiranno,gli esperti rispondono che la riduzione di pesticidi aumenterà a lungo termine la produzione. Le preoccupazioni per le aree marine che potrebbero danneggiare la pesca sono confutate dai dati che dicono che gli stock ittici protetti saranno anzi meno impattati dai cambiamenti climatici. Agli allarmi sulla perdita di occupazione, controbattono che sono le politiche attuali a far diminuire invece la manodopera. Aggiungono le 50 imprese firmatarie del messaggio ai capi di Stato e della Ue che “le opportunità commerciali di un’economia positiva per la natura sono immense”. E ricordano come ilWorld Economic Forumstimiche i modelli di business che cercano di invertire la perdita della natura potrebbero offrire opportunità per nuovi prodotti e servizi del valore di 10 trilioni di dollari l’anno.

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