Startup e Pubblica amministrazione: c’è sempre più feeling

Sin dalla loro introduzione nel 2012,l’impatto delle startup all’interno dell’imprenditoria italiana è stato notevole. Si tratta di un particolare modello societario organizzata principalmente in una piccola società a responsabilità limitata, ma in grado di beneficiare di particolari agevolazioni e deroghe rispetto a una tipica S.r.l. La logica con cui sono nate si collega all’intenzione del legislatore verso lapromozione di nuove attività imprenditorialiche perseguissero scopi innovativi e dotati dialto valore tecnologico, dando corpo a una struttura societaria estremamente flessibile e capace di attirare finanziamenti in maniera semplificata utilizzando anche specifici portali online di crowdfunding, in cui ogni investitore può acquistare quote di start up e piccole-medie imprese e all’occorrenza rivenderle creando un vero e proprio mercato secondario. Si tratta di un modello in continua espansione, che stando aidati del terzo trimestre del 2022tocca il picco massimo di14.708 startup innovativein Italia. Fra queste circal’8,85%ha avuto rapporti lavorativi almeno una volta con ilsettore pubblico, con contratti del valore complessivo di 4,6 miliardi di euro. Secondo lo studioPublic Procurement of Innovation: dinamiche di collaborazione tra startup e sistema pubblico in Italiacondotto daFeel- think tank attivo nel settore della trasformazione digitale nel settore pubblico – insieme all’associazione no profitInnovUp, infatti circa 1258 startup principalmente formate da giovani e a bassa capitalizzazione sin dalla loro nascita hanno già stretto importanti rapporti lavorativi con la pubblica amministrazione italiana con progetti relativi all’ambito delGov Tech, con cui si identifica la tendenza virtuosa da parte delle Pa di adottare progressivamente sempre più soluzioni tecnologiche e innovative. Un approccio al futuro chein Europa vale già 116 miliardi di euro, e che l’Italia dimostra essere pronta a intraprendere per sburocratizzare i meccanismi farraginosi del settore pubblico e contestualmente garantire servizi più efficienti ai cittadini. Non a caso il sistema italiano si piazza in testa fra i Paesi delMaturity Index 2022della World Bank, nella classifica che registra il livello di maturità e progresso nel percorso di transizione digitale della Pubblica amministrazione, e ottienecospicui miglioramenti di rankingnella recente edizione delDigital Economy & Society Index (EU 2022), dove si posizione diciottesima sui 27 Stati membri dell’Unione europea in termini di competitività digitale, ma con rilevanti margini di recupero. Circa il20% delle startup ha vinto delle gareo ha ricevuto un affidamento partecipando ad Associazioni Temporanee di Impresa (ATI), ossia raggruppamenti di imprese che si riuniscono per una finalità comune come appunto partecipare a una gara d’appalto garantendo risorse maggiori di quelle che offrirebbero singolarmente. Il Gov Tech è un asset strategico su più fronti, capace di favorire «lo sviluppo di piattaforme che ambiscono a diventare campioni a livello internazionale», commenta Marcello Coppa,co-founderdiFeel. Nonostante l’entità più diffusa dei contratti rimanga mediamente sui 13.245 euro – con la maggioranza dei progetti assegnatisotto la soglia dei 40.000- la forte necessità di finanziamenti da parte delle startup coinvolte nello studio porta queste società a ritenere il settore pubblico particolarmente affidabile nel pagamenti e con budget rilevanti rispetto ai progetti che propongono. A livello statistico la maggior parte dei bandi coinvolge imprese attive nel settore dell’healthech ed edu-tech, con strategie capaci di offrire soluzioni che uniscano sanità, medicina, apprendimento e formazione aziendale insieme all’applicazione di scienze ingegneristiche e altamente tecnologiche. Tuttavia, a inficiare sull’attrattività del sistema pubblico continuano a pesare le tempistiche nei pagamenti, lacomplessità delle procedure amministrativee soprattutto lescarse competenze tecniche delle stazioni appaltanti pubbliche nellavalutazione dei progetti. Problematiche a cui bisogna necessariamente trovare una soluzione affinché gli enti pubblici non rimangano esclusi da una rivoluzione digitale e tecnologica sempre più performante e necessaria. «Riteniamo che anche la Pubblica Amministrazione debba aprirsi alle soluzioni innovative» – afferma Giorgio Ciron, direttore diInnovUp- «dotandosi di quelle competenze e capacità necessarie acostruire un ponte tra startup e sistema pubblico».